Riporto di seguito la trascrizione del mio intervento d’introduzione e commento relativo alla rassegna cinematografica “Il fascino della diva, la determinazione della donna. Tre film per ricordare Ingrid Bergman a cento anni dalla nascita”, che ha avuto luogo nei giorni 11, 13 e 16 agosto presso l’ex Convento dei Minimi di Roccella Jonica (RC), evento compreso nel cartellone dei Caffè artistico-letterari 2015, organizzati dal Circolo di Lettura dell’ A.R.A.S. e dall’ Assessorato alla Cultura del Comune della cittadina. Ad entrambi rivolgo nuovamente da queste pagine i ringraziamenti per la cortese ospitalità, così come rinnovo un caloroso grazie al pubblico presente in sala, particolarmente attento e partecipe nel corso delle presentazioni e proiezioni dei titoli proposti (Casablanca, Notorious e Viaggio In Italia).
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Ingrid Bergman
Buonasera a tutti, grazie per la vostra presenza, i miei ringraziamenti alla Sig.ra Zito in rappresentanza del Circolo di lettura dell’ A.R.A.S. e all’Assessore alla Cultura Bruna Falcone in rappresentanza del Comune di Roccella Jonica, per aver reso possibile la rassegna che si inaugura questa sera dedicata all’attrice svedese Ingrid Bergman, nel centenario della sua nascita (Stoccolma 29 agosto 1915).
La retrospettiva ha comportato la necessità di una scelta fra le tante pellicole interpretate dalla Bergman, decidendo infine di articolarla in tre film, idonei, a mio avviso, a rappresentare tre momenti salienti della sua carriera: Casablanca, la definitiva affermazione presso il pubblico e la critica; Notorious, l’esaltazione di una raffinata sensualità, Viaggio in Italia, la volontà di sperimentare, di calarsi in esperienze cinematografiche, e di vita, sempre diverse. La rassegna è denominata “Il fascino della diva, la determinazione della donna”, si vuole infatti celebrare, sia l’immagine propria di un’attrice dall’indubbio fascino, la cui radiosa bellezza era esaltata da un sorriso per certi versi disarmante, sia, abbandonando il set cinematografico, quella di una donna fortemente decisa ad imporsi in quel di Hollywood per far sì che le venissero affidate parti lontane dai consueti stereotipi di fanciulla romantica.
Quindi, in virtù di un fluire emozionale proprio tanto della vita di tutti i giorni quanto dei ruoli sul set, la Bergman offrì, con sensibilità e sorprendente naturalezza espressiva, una molteplicità di interpretazioni, spaziando dal dramma alla commedia. Giunta dalla nativa Svezia negli Stati Uniti nel 1939, chiamata dal produttore David O. Selznick, rimasto colpito dalla sua interpretazione in Intermezzo (1936, Gustaf Molander), la Bergman, dopo aver interpretato alcune pellicole non propriamente memorabili, pose con forza le sue condizioni lavorative nel Dr. Jekyll e Mr. Hyde, 1941, di Victor Fleming; fu sua la scelta d’interpretare la spregiudicata cameriera Ivy, ruolo certo più tormentato e complesso rispetto a quello più remissivo propostole inizialmente, ovvero la fidanzata del “mostro”, Spencer Tracy. Iniziava così un grande successo di pubblico e critica, consacrato definitivamente con la toccante interpretazione di Ilsa nel cult Casablanca (1941, Michael Curtiz), ulteriormente incrementato con il primo Oscar della sua carriera come miglior attrice protagonista, per Gaslight (Angoscia, 1944, George Cukor).Fondamentale fu l’incontro con Alfred Hitchcock, cui non poteva sfuggire l’insinuante sensualità appena velata dal fascino altero e in apparenza distaccato, comprendendo e sfruttando a pieno tali caratteristiche insite tanto nella donna quanto nell’attrice. Eccola, quindi, nei panni della Dr.ssa Costance Peterson in Io ti salverò (Spellbound, 1945), anche se, almeno a mio parere , ancora più notevole è l’intensità recitativa offerta in Notorius (Notorious ‒ L’amante perduta, 1946). Difficile poi dimenticare un altro fondamentale incontro che diede inedita svolta alla carriera della Bergman, quello con Roberto Rossellini, ad ulteriore testimonianza, come vi ho già detto, della sua volontà di affrontare esperienze recitative sempre più stimolanti ed in tal caso certo inedite, considerando la distanza dello stile rosselliniano da quello proprio delle produzioni americane. L’attrice non faticò certo a comprendere e a fare propri i dettami recitativi imposti dalle particolari modalità di messa in scena proprie del regista italiano, delineando all’interno di una sempre alta poetica autoriale, ritratti femminili estremamente moderni nelle loro sfaccettature e caratterizzazioni psicologiche. Il ritorno nelle grazie degli Stati Uniti, dopo la separazione da Rossellini, fu consacrato dal conferimento del secondo Oscar quale Miglior Attrice Protagonista per il film Anastasia (Anatole Livtak, 1965) mentre il terzo l’ottenne nel 1975 (Assassinio sull’ Orient-Express, Sidney Lumet), alternando prima di tale data l’attività teatrale a quella cinematografica, dove le vennero affidati ruoli forse minori, ma sempre idonei a lasciare il segno, quali ad esempio, quelli nei film Indiscreto (Indiscreet, Stanley Donen, 1958), dove la Bergman tornò a recitare accanto a Cary Grant dopo il citato Notorious, o Fiore di Cactus (Cactus Flower, 1969, Gene Saks). L’ultima, grandiosa, interpretazione sul grande schermo, dolorosamente intensa, considerandone i possibili, e certo avvertiti dall’attrice, parallelismi con la sua vita privata, l’attrice l’offrì nel film del suo conterraneo ed omonimo Ingmar Bergman Sinfonia d’autunno (Höstsonaten, 1978), lasciandoci così il definitivo ricordo non solo di un grande talento ma, soprattutto, quello proprio di una donna capace d’esprimere partecipe emotività rivestita da una grazia apparentemente distaccata pur nella sua semplicità, forte espressione di grande modernità espressiva rimarcata da una ferma determinazione.