Testo e foto seguenti di ©Yves Marchand and Romain Meffre.
Le rovine sono simboli visibili e pietre miliari delle nostre società e dei loro cambiamenti, piccoli pezzi di storia in sospeso.
Lo stato della rovina è essenzialmente una situazione temporanea che avviene al medesimo momento, il risultato mutevole di un cambiamento di un’ era o della caduta di un impero.
Questa fragilità, il tempo che passa anche molto velocemente, ci inducono a mirarle come se fosse per l’ultima volta: lasciano sgomenti, si lasciano ammirare, ci lasciano meravigliati sulla permanenza delle cose.
La fotografia si presta come una modesta via per trattenere un pò questa effimera condizione.
William Livingstone House
The ruins of Detroit
All’inizio del ventesimo secolo, la città di Detroit si sviluppò rapidamente grazie alla presenza di una forte industria automobilistica.
Fino agli anni ’50 la popolazione aumentò fino a quasi 2 milioni di abitanti.
Detroit era la quarta città più importante degli Stati Uniti.
Era il simbolo abbagliante della città-sogno americana con i suoi grattacieli monumentali e i suoi quartieri decorati.
L’incremento della segregazione e della deindustrializzazione causò violente proteste nel 1967. L’esodo dalla città del ceto borghese bianco accellerò la crescita della periferia.
Aziende e fabbriche iniziarono a chiudere o a offrire salari sempre più bassi.
Lentamente ma inesorabilmente i grandi palazzi della downtown si svuotarono.
Dagli anni ’50 la “Motor City” perse più della metà della sua popolazione.
Oggigiorno, i suoi splendidi palazzi in decadenza sono, non di meno come le Piramidi d’Egitto, il Colosseo o l’Acropoli di Atene, resti del passaggio di una grande civiltà.
Michigan Central Station
Downtown Detroit
Detroit
Luben Apartments
Piano
Eastern Industries
Durante la rivoluzione industriale le fabbriche erano costruite con una grande meticolosità estetica visto che dovevano promuovere l’immagine delle società.
I tedeschi più di tutti dimostrarono di essere costruttori particolarmente ingegnosi ed originali.
La germania orientale era una delle aree più industrializzate.
Furono fondate industrie di ogni genere avendo come risultato una straordinaria diversità di forme architettoniche.
Con l’occupazione Sovietica tutte le industrie, comprese quelle più obsolete, furono sostenute.
La società era congelata.
Così la riunificazione causò la chiusura di un gran numero d’industrie, una crisi economica e un esodo della popolazione.
Da allora le città sono in una fase di riadeguamento ma i paesaggi rimangono fortemente marchiati dalle monumentali rovine industriali.
Wasserturm, Magdeburg
Kalksandsteinfabrik, Hennickendorf
Maschinenfabrik Swiderski, Leipzig
Diamant Brauerei, Magdeburg
Bleichert Transportanlagen, Leipzig
Theaters
Nei primi anni del ventesimo secolo, seguendo lo sviluppo dell’industria dell’intrattenimento, centinaia di auditorium furono costruiti ovunque nel Nord America.
Le maggiori aziende dell’intrattenimento e gli studi cinematografici commissionarono ad architetti specializzati la costruzione di grandiosi e stravaganti teatri.
Dagli anni ’60, la televisione, i multisala e le crisi urbane resero i teatri obsoleti.
Durante la decade seguente, quando non furono rimodernizzati o trasformati in cinema per adulti, i teatri chiusero uno dopo l’altro e molti di loro furono semplicemente demoliti.
Quelli di cui ci si dimenticò, sfuggendo così al loro triste destino, furono convertiti ai più svariati scopi.
Oggi molti sono riadattati a chiese, a negozi per la vendita al dettaglio, a mercatini delle pulci, a sale bingo, a discoteche, supermarket o magazzini.
Altri teatri, invece, restano semplicemente abbandonati.
Fabian Theater, Paterson
Loew's 46th Street Theater, New York
RKO Keith's Richmond Hill Theater, New York
Loew's Palace Theater, Bridgeport
Loew's Kings Theater, New York