Della protesta dei Forconi ha fatto molto parlare di sé l’immagine dei poliziotti in tenuta antisommossa che si tolgono il loro casco in dotazione, tra gli applausi e i «bravi!» dei manifestanti. È accaduto a Torino e Genova, e la cosa – complice qualche comunicato d’elogio da parte di alcuni sindacati di polizia – ha immediatamente fatto parlare di clima disteso e fraterna vicinanza delle forze dell’ordine col popolo bistrattato, secondo alcuni dovuta a un comune sentire nei confronti dei bersagli dell’agitazione. Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle, ha scritto un post sul suo blog per lodare il «grande gesto» dei poliziotti. Per quanto le finalità dell’atto della polizia torinese rimangano dubbie, l’eco del messaggio ha consegnato al grande pubblico il simbolo di una protesta pacifica e democraticamente votata al far sentire la propria voce. Non è questa la realtà di queste ore, tuttavia. Nello stesso capoluogo piemontese si segnalano incidenti, scontri, intimidazioni a commercianti, atteggiamenti davvero ai limiti dello squadrismo – nonché gli ormai ben noti saluti romani dei manifestanti radunati in piazza.
Che la protesta sia vittima di infiltrazioni o abbia deliberatamente cercato certe sponde di estrema destra è un problema secondario, al momento. Per quanto sia necessario garantire il diritto alla protesta – e per quanto sia ovviamente sacrosanto chiedere migliori condizioni di vita – è inaccettabile che manifestazioni inserite in un contesto democratico diano vita a scene del genere.
Grillo, il leader del secondo partito d’Italia, nel silenzio quasi totale delle istituzioni – fatto salvo, ora come ora, l’intervento di qualche politico locale – sul suo blog scrive alle forze dell’ordine «Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l’Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare. Le forze dell’Ordine non meritano un ruolo così degradante. Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro. Nelle prossime manifestazioni ordinate ai vostri ragazzi di togliersi il casco e di fraternizzare con i cittadini». Le finalità eversive del messaggio mi sembrano sotto gli occhi di tutti.
Ora – con la stessa accoratezza e la stessa buona fede ostentata mesi fa – mi aspetto che quelli che vedevano in Grillo e il M5S un interlocutore politico credibile e con cui far coincidere alcuni obiettivi (perché «l’alternativa c’era»), oggi si dimostrino ugualmente preoccupati, prendendone le distanze e condannando la sua posizione sugli atti squadristi di Torino e sulle intimidazioni che avvengono nel Paese in nome di un populismo bieco e fuorviante. L’ex comico ha parlato di «segnale rivoluzionario, pacifico», ma di pacifico nei fatti della Mole, così come nel saluto romano, c’è davvero poco. E no, questo non è «fascismo buffo»: è fascismo.
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