Così si diffuse la notizia che Bergoglio era stato connivente con la dittatura argentina, circolarono sue presunte frasi contro le donne e molti parlarono di un suo presunto rapporto con il dittatore Videla. Puntualmente UCCR ha smentito tutte le accuse: nessuna connivenza, nessuna frase misogina e nessun rapporto con Videla.
Scatenati a diffondere queste calunnie alcuni quotidiani principali, su tutti il “New York Times” e “Página 12″ di Buenos Aires. In Italia il “Manifesto” e il “Fatto Quotidiano”. In particolare quest’ultimo vantava (e vanta) nel marzo scorso la collaborazione con il principale accusatore di Bergoglio, Horacio Verbitsky, ex guerrigliere marxista (il suo blog è ancora attivo), responsabile di un attacco armato all’edificio Libertador (marzo 1976), nel quale persero la vita diversi civili innocenti.
E’ ancora disponibile sul “Il Fatto” l’articolo calunniatorio di Daniela Padoan che parla di Bergoglio come «sprezzante di tutte le figure che sono state vittime della dittatura argentina», della sua «vicinanza a un regime che torturava gli oppositori», di un Bergoglio che «si è schierato dalla parte dei persecutori», un uomo «che non ha fatto mistero della propria collocazione ideale: Dio, patria, famiglia. Gli ideali della dittatura argentina. Di tutte le dittature».
Sempre sul quotidiano di Travaglio e Padellaro, questa volta tramite la giornalista Silvia Truzzi, si è ironizzato sul portavoce del Pontefice, padre Lombardi, quando ha preso le sue difese. «Sarebbe bello che papa Francesco spiegasse perché quelle accuse sono infondate», ha scritto maliziosa la Truzzi, «con la stessa semplicità con cui ha salutato i fedeli in San Pietro». Aggiungendo: «E sarebbe bello che spiegasse anche la infelice e presunta frase del cardinal Bergoglio» contro le donne. Eppure quando la verità è emersa, sia per quanto riguarda le accuse di connivenza che per la frase misogina, la “giornalista” non ha mai voluto pubblicare un articolo per chiarire l’equivoco da lei creato nei suoi lettori. Ha invece preferito difendere Barack Obama dalle accuse di sessismo, senza chiedere all’accusato di chiarire il suo pensiero. Sempre sul “Fatto” è toccato alla femminista Lidia Ravera attaccare Bergoglio sulle frasi misogine che avrebbe pronunciato, anche lei senza verificare le fonti e senza mai chiedere scusa quando la verità è emersa. Anzi chiudendo con sarcasmo: «Risponda, la prego, visto che è un tipo alla mano».
Erano tutte calunnie come si è dimostrato in seguito (e come approfondiremo in un dossier pronto tra pochissimo tempo), nulla di vero. Anzi, pochi mesi dopo è uscito il libro “La lista di Bergoglio. I salvati da papa Francesco. Le storie mai raccontate“ (EMi 2013) di Nello Scavo, nel quale si raccontano le vicende di quanti – dissidenti, sindacalisti, preti, studenti, intellettuali, credenti e no – l’allora padre Jorge Mario Bergoglio riuscì a mettere in salvo perché perseguitati dalla giunta militare.
Seppur con incredibile ritardo (il libro è uscito a settembre!), anche “Il Fatto Quotidiano”, tramite Maurizio Chierici (e non Marco Politi, che dovrebbe essere il vaticanista del quotidiano), ne ha dato stranamente notizia nel dicembre scorso. L’articolo si conclude con un elogio all’autore, giornalista di “Avvenire”: «è bastato un giornalista curioso come Scavo perché ogni malignità si sciogliesse e la verità venisse a galla». Malignità, si dimentica di ricordare Chierici, che è provenuta per la maggior parte dai suoi colleghi di redazione. Tuttavia potevano non riportare la notizia ed invece lo hanno fatto, prendiamo questa scelta de “Il Fatto” come una richiesta di scuse.
La redazione