Quanto mi piacciono i giapponesi!
Hiromi Shinya è un medico gastroenterologo, che ha lanciato e sviluppato la chirurgia colonscopica. Lui parte dalle sue conoscenza approfondite sull’apparato digerente e partendo da quelle ci propone il suo stile di vita, soprattutto a livello alimentare. Ma lo fa alla maniera giapponese, con semplicità, senza paroloni, direi quasi con umiltà (nonché con un piccolo dispiacere quando si accorge dello stato generale degli intestini degli americani).
Definisce gli enzimi come aggregatori proteici che servono per il metabolismo. Senza di essi non si fa nulla, la vita on esiste. La sua ipotesi è che tra le migliaia di enzimi esistenti, ognuno specializzato in una determinata operazione, ce ne sia uno detto enzima sorgente che possa trasformarsi nell’enzima che serve in un determinato momento. Ma gli esseri umani sono dotati di un numero limitato di questi enzimi sorgenti e quando la scorta comincia a consumarsi, noi cominciamo a morire.
Tra i fattori determinanti dello stile di vita, Shinya ce l’ha a morte col fumo e con l’alcool, perché distruggono enzimi sorgente a manetta. E poi con l’eccesso di proteine animali.
Attenzione: non è vegano al 100%. Ammette un 10-15% di proteine animali, ma lo fa con un suo criterio. Ad esempio, se proprio dovete mangiare carne, scegliete quella di animali che hanno la temperatura corporea inferiore a quella umana. Questa non l’avevo mai sentita, ma lui la giustifica così: i grassi degli animali a temperatura corporea superiore a quella umana sono liquidi nel corpo dell’animale. Ma quando noi li ingeriamo, tendono a diventare collosi, perché la temperatura umana non permette loro di sciogliersi bene, e così vanno a intasare arterie e organi. Di tutti i libri letti in argomento alimentare, questa teoria è la prima volta che la sento, ma mi pare ben argomentata. Tanto che Shinya, da buon giapponese, ammette il consumo limitato del pesce, che ha temperatura corporea inferiore rispetto a quella umana.
Altra cosa che dice Shinya e che mi ha fatto pensare, è di limitare il consumo di tè, anche di tè verde, di cui io sono gran consumatrice, a max due tazze al giorno (non si capisce se sono tazze giapponesi o occidentali). Lo dice sulla base delle sue osservazioni empiriche, perché gli stomaci e gli intestini dei forti bevitori di tè sono rovinati. Dunque, max due tazze di tè, e meglio NON a stomaco vuoto.
Bè, ammetto che quando mi bevo un litro di tè a stomaco vuoto, a volte un leggero senso di nausea insorge, ma forte di quello che scrivono nei libri sul tè verde, delle sue capacità antiossidanti ecc… continuavo a berlo. Sono proprio stupida: fare quello che leggo/sento invece di ascoltare il corpo!
Shinya tratta spesso persone ammalate di cancro. La sua strategia consiste nel rimuovere chirurgicamente il cancro e poi di cambiare lo stile di vita, soprattutto l’alimentazione e l’atteggiamento mentale. Sembra che nella sua lunga carriera medica non abbia mai visto una recidiva in uno dei suoi pazienti che seguivano le sue istruzioni.
Ma ecco le sue regole d’oro:
1: una buona dieta composta dall’85-90% da alimenti vegetali (50% cereali integrali, 30% vegetali, 5-10% frutta e semi) e 10-15% proteine. Si possono aggiungere tisane, alghe, lievito di birra, cibi fermentati, polline e propoli. Evitare assolutamente latticini (e lo suggerisce sempre sulla base della sua osservazione diretta), tè e caffè, zucchero, fumo e alcol.
2: buona acqua
3: regolare escrezione
4: esercizio moderato
5: riposo adeguato
6: respirazione e meditazione
7: gioia e amore (e qua non dipende da quello che ci succede, ma dal come lo recepiamo)