Escluse le donne per l’ennesima volta dai vertici dello stato e ancora una volta un governo che si giustifica. Azioni gravissime per le quali una giustificazione non solo è fuori luogo ma è perfino fastidiosa e offensiva .
“[...] Comprendo il disappunto che con accenti polemici si è espresso per non aver inserito in quella rosa delle personalità femminili, anche individuandole al di fuori di vertici istituzionali cui non abbiano avuto finora accesso. Mi dispiace e me ne scuso, pur trattandosi di organismi non formalizzati e di breve durata cui ho dato vita con obbligata estrema rapidità. Per nomine più sostanziali e di lungo periodo, come quelle che mi è spettato fare per la Corte Costituzionale e per il Cnel, ho dato il giusto peso alla componente femminile. E ai gruppi di lavoro ora istituiti saranno certamente ben presenti gli apporti venuti su molteplici temi da personalità femminili”.
Queste sono le parole di Napolitano espresse tramite un comunicato stampa. Come se il problema della discriminazione di genere non fosse così grave, talmente poco importante che il capo di Stato ci fa sapere che si è dato abbastanza il giusto peso alle personalità femminili. Come dire “di che vi lamentate rompipalle?” e come dire che ci sono già troppe donne.
Allora ignoriamo che siamo all, ’80esimo posto nel mondo per uguaglianza tra uomo e donna e che quel punteggio è dovuto sopratutto dall’esclusione delle donne dai governi e dai posti di comando. Magari manipolando l’informazione (controllata dallo stato) e annunciando in televisione che in Arabia Saudita le donne sono discriminate dalla politica e dalla società (e se ne ricordano proprio oggi) come dire che “noi stiamo meglio di loro e gli italiani ci rispettano come persone”.
Qui c’è un negazionismo di un tessuto culturale sessista, ormai noto in tutto il mondo, da far paura, un’ipocrisia nel negare che in Italia c’è un vero e proprio problema di genere. Eppure lo dicono pure i dati, primi in Europa per numero di “femminicidi”. Il femminicidio non è un problema a sé ma è parte di una cultura che relega le donne ai margini della società, la stessa che le relega ai margini perché “inferiori”.
Nel Paese dove l’immagine femminile vincente è quella della “velina” non per niente, non si potevano immaginare “saggi” di sesso femminile, non per nulla nello stesso Paese, più della metà della popolazione femminile è esclusa dal “tetto di vetro”, più precaria, esclusa e discriminata nel mercato del lavoro, soggetta a ricatti di ogni tipo e molestie sul luogo di lavoro ed emarginata nella politica e per di più in questi ultimi anni il Governo Berlusconi, sostenuto da Napolitano, ha offerto un’immagine femminile svilente, nominando donne solo in qualità del proprio aspetto estetico e in cambio di favori sessuali.
La cosa più ipocrita è che questi poi li sentiamo parlare l’8 marzo, durante la Giornata contro la violenza di genere, di culture maschiliste, di “contesti che favoriscono la violenza” quando poi l’ esclusione delle donne è frutto dello stesso tessuto culturale da cui si genera la violenza di genere e il femminicidio.
Perché il femminicidio parte dall’esclusione simbolica delle donne.E se le donne non hanno peso politico come può migliorare la condizione delle donne e combattere il femminicidio?
QUI la condizione delle donne nel Parlamento Italiano.