Tutto questo contribuisce a dare una definizione alla parità di genere, a ciò che i paesi anglofoni definiscono gender equality.
Solitamente ci fermiamo a questa serie di definizioni, e alle volte capita di sentire delle persone affermare che in realtà in Italia la parità di genere c’è. Ma ne siamo davvero sicuri?
Vi faccio subito un esempio banalissimo, senza tediarvi troppo. Voglio essere diretto e conciso: se davvero questa sbandierata parità di genere è consolidata, perché non abbiamo il piacere di avere un Presidente della Repubblica donna? Perché non abbiamo mai un Presidente del Consiglio donna? Le cariche pubbliche più elevate sono spesso appannaggio degli uomini, questo è un dato di fatto. Ed è pure cosa nota che gli uomini vengono pagati di più delle donne, nonostante magari ricoprano ruoli uguali. Ed è inoltre sotto gli occhi di tutti che spesso risulta più semplice assumere un uomo che una donna, perché dà maggiori garanzie e stabilità. Alcuni datori di lavoro pensano ancora che la donna, con la gravidanza, possa rimanere assente a lungo dal lavoro.
Detto questo, se in Italia la parità di genere non c’è, esiste qualche angolo del pianeta in cui sia presente?
Per la Watson no.
L’ex maghetta della saga di Harry Potter, Hermione Granger (Emma Watson) è stata di recente nominata dalle Nazioni Unite come Ambasciatrice di buona volontà. Il 21 settembre 2014 ha tenuto un discorso alle Nazioni Unite sulla parità di genere, lanciando una campagna: HE FOR SHE. Trovo che in questo discorso, al di là dei soliti concetti che i femministi sostengono quando parlano dell’assenza di gender equality, ci siano delle novità. La Watson ha premesso che lei ha avuto molte opportunità nella sua vita, grazie anche al successo che le hanno dato i film di Harry Potter, ma non tutti hanno avuto la sua stessa fortuna. Per lei la gendere equality significa anche, oltre quello che vi ho già detto io fino ad ora, coinvolgere gli uomini. Perché a suo dire il ruolo di suo padre è stato svalutato dalla società, nonostante lei avesse bisogno della sua presenza quanto quella di sua madre. Perché ci sono uomini che soffrono ma che non hanno il coraggio di chiedere aiuto per non risultare meno maschi. Ne conclude che nemmeno gli uomini hanno la parità di genere, perché sono spesso intrappolati dagli stereotipi di genere. Trovo che in queste considerazioni ci sia la vera novità, la Watson vuole porre la parità di genere come uno spetto, e non come due insiemi opposti di ideali. E il suo spirito e coraggio la portano a dire Se non io, allora chi? Se non ora, quando? Due domande che noi tutti dovremmo porci, non solo quando riflettiamo sulla parità di genere, ma anche quando ci poniamo degli obiettivi.
E’ un ottimo modo per convincerci che siamo in grado di raggiungerli: avere la volontà costituisce una solida premessa.
QUI DI SEGUITO POTETE VISIONARE IL DISCORSO, SOTTOTITOLATO:
HE FOR SHE CAMPAIGN.
Dylan Berro, autore de “Sole e Luna – Demanimae”