Con gli auguri di buon anno ed una rinnovata grafica, questo gennaio ci sorprende con...Checco!Checco: il nome di una cornacchia addomesticata. Ricordo bene questa cornacchia di nome Checco!! E, come tutte le cornacchie, Zalone, nella sua profonda e ingenua e incoscienza arriva a turbare il mondo del cinema o meglio quel mondo voluto in un certo modo da certi amatori del cinema.Un cinema che non c'è più.....ma per meglio dire un'economia dello spettacolo che non c'è più.Checco, nella sua beata incoscienza, sommerge di escrementi il cinema italiano dall'alto della sua ironia contro il posto fisso, ma è incredibilmente bello e lucente, come un corvo. Il suo film è forse il migliore tra quelli classificati "leggeri" del periodo natalizio, fa passare un'ora in mezza spensierata, però non è neanche un film straordinario.E' un film del quotidiano, di una bellezza media, di una fattura discreta....è per questo che il suo successo disturba! Non serve Zalone per ricordarci come funzionano le cose in Italia, la satira dell' Italia è sempre quella e anche la fine del suo film è sempre quella. La vera soluzione sarebbe stata concludere con la vittoria del posto fisso, la sregolata vittoria dell'anacronismo. Invece c'è un moralismo d'accatto progessista che celebra la flessibilità e l'avventura. Ma chi ha creato questo successo che impone la programmazione anche in 4 sale su 10 di un multisala? Zalone è un Dio artificiale della commedia. E l'artificio passa anche dai discorsi delle parole. Il Dio si alimenta di parole. Eppure non è sputtanando il film o tacendo che si può denunciare una situazione di limitazione di offerta. Forse il problema non è stato risolto anni orsono e ora siamo dentro una bolla dal quale è difficile uscire. Ma sarà la storia, come del resto si è già dimostrato, a rivalutare Zalone nel futuro, dopo che Quo vado nel giro di un anno sarà bell' e dimenticato!