Recensione
Con “il figlio”, Lois Lowry termina il ciclo distopico iniziato nel 1993 con “The Giver”, un romanzo che ha avuto una vita letteraria molto intensa, infatti è stato acclamato dal pubblico, tradotto in 27 paesi ma censurato da molte scuole americane per i temi trattati, ritenuti inappropriati per il pubblico adolescenziale a cui è dedicato.
Nonostante questo, l’autrice ha continuato la serie con “Gathering blue- La Rivincita”, “Messenger - Il Messaggero” e infine “Il figlio” che chiude il cerchio e ci riporta nel mondo perfetto e inquietante di Jonas.
Il romanzo segue gli eventi di “The Giver” ma dal punto di vista di una nuova protagonista, Claire una ragazza che alla “Cerimonia dei dodici” viene scelta come “partoriente”, l’ultimo gradino della scala sociale della comunità.
Le ragazze che hanno questo compito devono concepire due - tre “prodotti” grazie all’inseminazione artificiale, e terminato l’incarico, svolgere i lavori più umili come operaie addette all’abbigliamento o alla distribuzione del cibo.
Claire non vuole deluderli, ma durante il travaglio sorgono delle complicazioni e i medici sono costretti a ricorrere ad un taglio cesareo.
La pratica è insolita nella comunità e per questo la ragazza viene "decertificata", dichiarata non adatta a essere una partoriente e dopo tre settimane di riabilitazione, gli viene assegnato un nuovo compito, operaia di un vivaio ittico.
Claire ha una nuova vita, un nuovo lavoro e tanti amici ma prova un vuoto interiore che non riesce a colmare, infatti non riesce a dimenticare il suo bambino.
“Si, si era sempre sentita appagata. Tutti si sentivano così nella Comunità. Si provvedeva alle loro esigenze; non mancavano di niente, niente che… Ecco cos’era, capì Claire. Non avevo mai desiderato niente fino ad allora. Ma ora, fin dal giorno della Produzione, sentiva un costante desiderio, un disperato bisogno di colmare un vuoto interiore.
Voleva suo figlio”
Per lei non è un semplice “prodotto”, vuole vederlo, toccarlo, stringerlo tra le braccia, e con una scusa riesce a scoprire il numero d’identificazione che gli hanno assegnato e presentatasi come volontaria al Centro Puericultura, riesce a vederlo.
Il piccolo non è come gli altri, la notte non dorme e piange spesso tanto che l’addetto al Nido è costretto a portarlo a casa sua per farlo addormentare. A quanto pare solo suo figlio Jonas, il nuovo “accoglitore delle memorie” della società, riesce a calmarlo.
La ragazza decide di rapirlo e scappare dalla comunità con la nave dei rifornimenti che arriva ogni mese al vivaio, ma Jonas la precede e inizia così la tormentata ricerca del suo bambino...
Ovviamente tutti quelli che hanno letto i romanzi precedenti conoscono la sua sorte, stiamo parlando di Gabriel o Gabe, salvato da Jonas prima di “congedarlo”, il gergo usato dalla comunità per indicare la morte (naturale o provocata in caso di “problemi”).
“Il figlio” è la degna conclusione di questa affascinante serie, è una storia molto emozionante che tocca le corde del cuore, infatti ci si affeziona facilmente alla protagonista, una madre-bambina (ha soli quattordici anni quando lo partorisce) che non riesce a rinunciare al suo piccolo e cerca di avvicinarsi a lui in tutti i modi, perché nonostante i tentativi della comunità di far perdere le emozioni alla gente, l’amore materno è più forte delle leggi e la ragazza prova un fortissimo legame con suo figlio.
L’autrice evidenzia con maestria il suo vuoto interiore e il dolore della perdita, ma anche la grande forza d’animo che non le fa perdere mai la speranza anche nei momenti più difficili.
E’ un bel personaggio e sinceramente ho tifato per lei fino alla fine.
Sicuramente “Il figlio” è il romanzo più commovente dell’intera serie, ma non per questo meno appassionante, anzi, è ricco di colpi di scena fino alla fine.
Consiglio la lettura agli adulti e ai ragazzi.
Titolo: Il figlio
Autore: Lois Lowry
Traduttore: Congregati S.
Editore: Giunti Editore
Collana: Y
Data di Pubblicazione:
Febbraio 2013
ISBN: 8809776992
ISBN-13: 9788809776999
Pagine: 384
Formato: rilegato
Prezzo: €. 9,90
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