Al cinema arriva ALASKA di Claudio Cupellini, un mélo con protagonista Elio Germano (sempre convincente) e Astrid Berges-Frisbey (vista pochi mesi fa in I ORIGINS). Storia di Fausto e Nadine che dai tetti parigini approderanno a Milano all’inseguimento di un sogno, dell’amore e della ricchezza. La loro unione sarà messa a dura prova, ne usciranno più forti (e con un po’ di ossa rotte). Dramma e sentimenti del nuovo millennio sono mostrati con lucidità e determinazione. Il film ha qualche debolezza ma è interessante ed ha un inatteso respiro europeo.
RECENSIONE
Fausto e Nadine si conoscono un giorno, per caso, su una terrazza di un hotel di lusso a Parigi. Una sigaretta, una bravata e in poche ore la vita di entrambi non sarà più la stessa. Da quel giorno saranno legati. Prima lontani, poi vicini, insieme, separati, la loro esistenza sarà costellata di eventi di ogni tipo sino a un epilogo che dimostrerà la grandezza del loro sentimento.
Entrambi soli al mondo, entrambi con una gran voglia di amore, entrambi sintonizzati sulla medesima frequenza, quella delle persone che vogliono essere felici e toccare con mano la ricchezza, per raggiungere l’accettazione sociale, la conferma esterna in grado di portare quiete nel loro animo. Saranno le molte prove che dovranno affrontare a dimostrare che il vecchio detto secondo il quale “non sono i beni materiali a fare la felicità” è una regola incontrovertibile.
La storia di questi due ragazzi si apre nella capitale di Francia per spostarsi presto in un’altra capitale, quella degli affari d’Italia, Milano, anche se potevano trovarsi ovunque. Esistono solo Fausto e Nadine, lui italiano, lei francese, senza differenze, figli di un mondo con regole che non prevedono sconti per i più deboli. Tutti e due raggiungeranno il successo e lo perderanno ma, alla fine, la ricchezza, non farà alcuna differenza. Il percorso insieme li farà crescere e prendere coscienza della grandezza e importanza di ciò che hanno.
Photo: courtesy of 01 Distribution
Il quarto lungometraggio di Claudio Cupellini fotografa noi, la nostra solitudine, la nostra ricerca di qualcuno in cui credere, il nostro senso d’inferiorità nei confronti del mondo, i nostri sogni destinati a infrangersi e la voglia di non mollare mai. ALASKA è un melodramma adattato al nostro tempo quanto alla trama, alla scelta dei luoghi (quasi senza patria) e ai molti dettagli, non casuali, tra cui una musica scelta con cura e che dice senza urlare.
Nei panni dei protagonisti di quest’amore travagliato due giovani promesse: Elio Germano (IL GIOVANE E FAVOLOSO) e Astrid Berges-Frisbey (recentemente vista in I ORIGINS) che ci piacciono nonostante emettano alcuni acuti superflui e non necessari a dimostrare i loro talenti. La sceneggiatura ha dialoghi sorprendenti, l’idea seppur non nuova ha uscite interessanti, peccato quindi ogni tanto l’incedere abbia il singhiozzo o, se preferite, pare avere timore di procedere con decisione, soprattutto perché tenta di togliersi dalla spalle un secolo di melodrammi piagnoni.
Oggi, invece, in quella miseria e in quelle sottili speranze riusciamo a immedesimarci e proviamo sottile invidia per la passione che lega Fausto a Nadine. ALASKA non è perfetto, ha minuti di troppo, un incedere che, in più di un’occasione, improvvisamente si arresta e alcuni scambi sopra le righe ma profuma di Francia (non solo nell’accento), grazie al cielo non fa leva sulla pietas cristiana, e mostra la gente comune. C’è molto da salvare di questo film italiano che può permettersi di varcare i confini nazionali e rimanere credibile, a dimostrazione del fatto che spesso manca la voglia di osare.
Vissia Menza
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