Soffrendo come il tizio di Jeepers Creepers che a fine film resta senza occhi ma devota come Santa Lucia, mi faccio beffe dell’essere rimasta senza occhiali (qualcuno potrebbe già conoscere questa storia) per buttare giù qualche appunto su un paio di film recenti, Coffee Town e Veronica Mars.
Premetto che il primo l’ho scelto a caso, attratta dal caffè del titolo (poi un giorno mi farò curare questa dipendenza), mentre del secondo non mi avevano solo incuriosito le vicissitudini produttive, ma avevo seguito tutte le stagioni della serie di cui è conclusione.
Vorrei iniziare con Coffee Town visto che ho una serie di screenshot occhieggianti dal mio desktop, e invece no, oggi ho guardato Veronica Mars e quindi scriverò di Veronica Mars.
Se poi non mi cadono gli occhi, mi dedicherò anche all’altro.
Veronica Mars è una serie andata in onda tra il 2004 e il 2007, protagonista una studentessa del liceo che lavora nell’agenzia di investigazioni del padre, ex sceriffo della città di Neptune. Detta così sembra una cazzata colossale teen serie tra le decine di teen serie a stelle e strisce, ma possiede alcuni aspetti molto particolari che la rende diversa, interessante: per alcuni versi Veronica si inserisce sulla scia delle eroine del piccolo schermo che ha forse come sua capostipite Buffy, ossia in quella categoria di personaggi femminili forti, determinati e intelligenti circondati da personaggi grossomodo simili ad essi, o comunque ambigui e sfaccettati.
Le diverse stagioni mantengono un allure cupa, sono pervase da una sorta di male strisciante nascosto sotto l’esistenza apparentemente tranquilla degli studenti e delle loro solitamente ricchissime famiglie, e infatti molti dei “casi” di cui si occupa la nostra eroina hanno come protagonisti i rampolli dell’alta società, e come capri espiatori i membri delle classi meno agiate.
Bene, a un certo punto la CW decise di interrompere la produzione della serie, e nonostante l’invio di migliaia di barrette dolci Mars alla rete da parte dei fan della bionda investigatrice, le avventure di Veronica arrivarono ad uno stop.
Circa un anno fa, dopo aver invano cercato di convincere i vertici della Warner Bros. a produrre un film tratto dalla serie, che in qualche modo “chiudesse il cerchio” e desse una conclusione al racconto, il creatore Rob Thomas e l’attrice protagonista Kristen Bell hanno lanciato una raccolta fondi su Kickstarter per raggiungere la cifra necessaria a co-produrre il film, 2 milioni di dollari che vennero raccolti in meno di una giornata; il film ha visto la luce (di alcune sale, e degli schermi domestici dato che è stato distribuito quasi esclusivamente online) un paio di settimane fa, e l’idea del crowdfunding è stata una mossa pubblicitaria a dir poco geniale, perché diciamocelo, un film tratto da una serie tv conclusasi sette anni fa a causa degli ascolti altalenanti non avrebbe certo ottenuto la visibilità e non avrebbe suscitato il medesimo interesse.
Infatti, per i non appassionati delle avventure televisive di Veronica il film non è probabilmente niente di particolarmente attraente: per comprenderne le dinamiche è infatti necessario conoscere le vicissitudini affrontate dai protagonisti in precedenza, anche se c’è da ammettere che la californiana cittadina di Neptune appare molto più cupa e corrotta di quanto non accadesse in televisione, per motivi probabilmente legati alla censura: i poliziotti inetti e superficiali qui divengono ottusi, corrotti e malvagi, la differenza tra la classe dominante e quella subordinata è molto più esplicita e profonda, tanto che la voce fuori campo della protagonista indica nella cittadina un possibile focolaio di scontri di classe determinati appunto dalla corruzione, dall’intoccabilità dei potenti e dalla violenza delle forze dell’ordine
Ok, ho avuto un brivido. Siamo sicuri che Neptune non sia una ridente cittadina spalmata sulle italiche coste?
La trama è molto simile a decine di altri film di questo genere: la brillante studentessa laureata nelle migliori università del Paese nonostante l’assenza di appoggi e conoscenze sta per iniziare una brillante carriera come avvocato, ma un evento improvviso la riporta nella città di origine: il suo ex fidanzato e figlio di un famoso attore colpevole di omicidio (ma di questo si parla solo nella serie) è accusato di aver ucciso la sua ex fidanzata, nota cantante pop. Il ragazzo chiede aiuto a Veronica, la quale si fa coinvolgere sempre di più nel caso fino a, naturalmente, risolverlo.
https://www.youtube.com/watch?v=m0P9dmgVTio
Pur avendo apprezzato il film (ma io guardavo molto volentieri la serie, quindi era abbastanza scontato che mi piacesse), sono rimasta sinceramente stupita del finale: SPOILER nella maggior parte delle narrazioni di questo genere, a fine racconto il/la protagonista lascia il proprio luogo di origine, magari dopo aver chiuso dei conti ancora aperti con il passato, per iniziare una “nuova vita”, e ammetto che è quello che mi aspettavo in questo caso; ero assolutamente preparata ad un finale agrodolce con Veronica che saluta padre, vecchio amore e amici per tornare a New York da quel fidanzato tremendamente antipatico già nell’ultima stagione televisiva, e invece no cazzo.
La squinzia scagiona il bellimbusto, se ne innamora nuovamente e decide quindi di restare a Neptune per dirigere l’agenzia investigativa del padre.
Non prima di aver sputtanato per bene lo sceriffo corrotto, nonché fratello dello sceriffo scemo della serie tv.
Ora, è vero che tale scelta si configura come voglia di lottare contro le ingiustizie palesi che in qualche modo fanno parte di Neptune, è vero che sotto sotto speravo un po’ che lei e l’ex fidanzato si ritrovassero, ma sono rimasta davvero un po’ perplessa e credo ci metterò un po’ a capire se sono d’accordo con questo finale o meno.
Son problemi, lo so.
Invece, alcuni aspetti del film sono davvero interessanti, come ad esempio il ruolo delle nuove tecnologie, che sono sempre state abbastanza presenti nella serie ma che qui divengono in un caso evento scatenante (la foto scattata con il cellulare dell’occultamento di un cadavere), e nell’altro chiave di volta del mistero (il video sul tablet della vittima) e poi perdonate questo svarione sentimentale, ma trovo che la disponibilità di gran parte del cast originale di far parte di questo progetto sia una cosa molto, molto dolce.
Che sono carini…
L’unica grande assente è Leighton Meester, ma tanto avrebbe interpretato la morta quindi chissene.
In conclusione, al di là del risultato (comunque gradevole) trovo che sia stato un metodo ingegnoso per “regalare” ai fan una conclusione, per farsi finanziare il film da quegli stessi fan e allo stesso tempo per rendere il film un evento.
Chissà che a qualcuno non venga in mente di farlo con My Name is Earl, che ho ancora il cuore spezzato per quella cancellazione e iddiosantissimo se schiumo dalla bocca quando penso a quel meraviglioso cliffhanger che avevano buttato lì, alla fine dell’ultima stagione, non sapendo che sarebbe stata, appunto, l’ultima.