Il compianto Cardinale Martini scrisse un “Dialogo di un fedele con il suo televisore” in cui, pur raccomandando di usare il discernimento per distinguere il lato positivo da quello negativo, paragonava il mezzo di comunicazione al lembo del mantello di Gesù come capacità di essere veicolo di comunicazione salvifica.
Lo lessi e mi piacque quando nel 1993 l’Unità lo pubblicò in un volumetto con altri scritti sullo stesso argomento.
Ascoltai, poi, nel 1997 un’omelia di un carissimo amico sacerdote che culminava con una lettera al televisore.
Allora mi sentii stimolato anch’io a scrivere una “Lettera al televisore”.
La inviai al Cardinale insieme al volumetto perché me lo rispedisse con un suo autografo.
Trascrivo qui alcuni brani della mia riflessione e la risposta del Cardinale, scritta con una calligrafia incerta che rivelava la sua malattia.
“Caro televisore,
spiego perché ti annovero tra i miei amici perché sei un amico speciale, unico.
E’ difficile, oggi, ritrovarsi tra amici: non ci sono più improvvisazione, spontaneità.
Occorre fissare in anticipo, telefonarsi per verificare che la disponibilità a incontrarsi sia corrisposta.
Con te invece non occorre fissare appuntamenti.
Sei il benvenuto in ogni casa: se ti accorgi di non essere gradito ti lasci congedare senza opporti.
Di quali valori ti ritengo portavoce?
Il Figlio di Dio, quando era con i suoi, parlava alla folla con paràbole.
Parla ancora, con parabole.
Penso che alcuni film e alcuni programmi televisivi - anche quando si tratta di frammenti - siano veicoli con cui il Signore annunzia oggi la sua Parola.
Grazie a questi frammenti apprezzo la solitudine per cui non mi sento isolato quando sono solo perché “…in tutto l’universo non esiste un granello di polvere dove Dio non sia presente”.
Ho imparato che “il cuore di Dio Padre è una casa così grande da avere una stanza per ogni persona che Egli ama”.
…che, seminando il grano di una spiga è come se si tenesse in vita chi si è amato.
…che “pensiamo troppo e sentiamo troppo poco”.
…che “domani gli uccelli canteranno”, che “le nubi si diradano e torna il sole”.
…che “invecchiare è solo un equivoco, uno scherzo che ti fanno gli occhi. Tutto cambia, ma, in realtà non cambia nulla come l’amore e l’amicizia e il tocco di una mano gentile, il suono di una voce familiare e invecchiando tutte queste cose diventano anche più importanti e la fiducia in un figlio diventa qualcosa di prezioso.”
Caro Luca,
è vero che “pensiamo troppo e sentiamo troppo poco”.
Ora temo che il televisore aiuti poco a sentire.
Bisogna privilegiare quei contatti (ance con Dio nella preghiera) che riscaldano il cuore (cfr. Lc. 24,32).
E’ questo che ti auguro!
Tuo
+ Carlo Maria Martini
Gerusalemme 7-XI-07
Contrariamente alla positività del suo primo scritto, si nota come, con quel “temo che il televisore aiuti poco a sentire” il giudizio del cardinale sia diventato più pessimistico.
Luca Lapi