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Il Financial Times annuncia la fine di Mediobanca....Davvero?

Da Roxioni
Il Financial Times annuncia la fine di Mediobanca....Davvero?
La galassia che collassa a poco a poco.
Il Financial Times annuncia la fine di Mediobanca....Davvero?Ma davvero basta così poco? Davvero, come scrive oggi il Financial Times, la legge che vieta i doppi incarichi nei consigli di amministrazione provocherà l’inizio del collasso della galassia Mediobanca?...
NON DICIAMO CASTRONATE – Per fortuna (o purtroppo) no. Nel senso che non sarà certo un ricambio con prestanome nei CdA (per Fininvest in Piazzetta Cuccia andrà Piersilvio al posto di Marina) a dare un colpo decisivo alla foresta pietrificata delle banche commerciali italiane. Perché Mediobanca rimane comunque strategica: al centro di un sistema di potere che va dalle assicurazioni agli istituti di credito passando per l’editoria. Un sistema di potere così regolato da 40 anni grazie all’inventiva e al talento per gli affari di Enrico Cuccia, e che ha trovato, dopo l’era Maranghi, nella gestione del 47enne Alberto Nagel un degno successore. Ma è vero che oggi Mediobanca rischia. E lo stesso Financial Times elenca tutti i punti di criticità della situazione dell’ex tempio sacro del capitalismo italiano.
LA VERITA’Secondo il quotidiano inglese la nuova normativa, voluta dal governo guidato da Mario Monti e appoggiata da Bankitalia, assieme alle regole di Basilea 3 e alla volatilità dei mercati finanziari, ‘fornira’ l’impulso agli abitanti della galassia del potere italiana per iniziare a sciogliere le loro partecipazioni, l’uno nell’altro. “Gli analisti stimano che la riforma – che alcuni considerano una delle maggiori scosse nell’Italia corporate degli ultimi 60 anni – tocchera’ i posti nei Cda di 1.500 societa”, sottolinea l’Ft, anche se – ricorda – l’attenzione e’ concentrata su Unicredit, Generali e sul centro della galassia, Mediobanca, appunto. Malgrado gli interventi riconosciuti ai vertici dell’istituto, Nagel e Pagliaro, per superare ‘il modello ormai datato degli incroci azionari’ – prosegue il giornale – la perdita di valore delle partecipazioni in Generali e in Telco-Telecom e l’eventuale mancato recupero dei crediti per 1 miliardo verso Fonsai potrebbero “costringere Nagel a un aumento di capitale”. Una ricapitalizzazione “resta una possibilità anche per Generali alla luce della volatilita’ dei mercati azionari e dell’esposizione per 50 miliardi sui titoli di stato italiani’.
TUTTA LA STORIA – Il Ft ricorda che le “azioni della banca sono scese del 40 per cento negli ultimi sei mesi” mentre un analista esprime “preoccupazione per le sue partecipazioni nelle istitutzioni finanziarie italiane” che renderebbero Mediobanca vulnerabile alla crisi. In particolare, scrive il giornale, la principale inquietudine “e’ per la quota da 2,8 miliardi in Generali” ma preoccupa anche il possibile “fallimento nel recuperare 1 miliardo di debiti in Fondiaria-Sai” che potrebbe “costringere Nagel a un aumento di capitale”. Il giornale conclude ipotizzando che “le nuove regole sui cda, le norme di Basilea 3 e la volatilita’ del mercato finanziario italiano spingeranno gli abitanti della ‘galassia del potere’ ad allentare i legami reciproci”.
IL PUNTO DEBOLE – Ed è proprio il caso Fondiaria-Sai a rappresentare oggi il punto debole di Piazzetta Cuccia. Dove sono stati registi dell’annunciatissima operazione Unipol, sulla quale però ieri si sono accese (finalmente) le lenti dell’Antitrust. source
di Alessandro D'Amato
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da Repubblica: lo schema dell'operazione Unipol-Fonsai

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