12 ottobre 2015 Lascia un commento
Quanta passione in Bergman per la musica, una passione che talvolta sovrasta il cinema. Piu’ e piu’ volte i riferimenti a opere e concerti si sono ripetuti nel corso degli anni e spesso e’ proprio la musica ad essere protagonista o chiave di interpretazione dei suoi soggetti. Bergamn pero’ fu uomo di parola oltreche’ di suono e immagine, percio’ raccontare storie fu il leitmotiv della sua carriera. Unendo le due passioni sotto l’ombrello della regia, prevedibilmente porto’ sullo schermo una sinfonia, non a caso una fiaba che domina la narrazione. Quale miglior opera quindi se non "Il flauto magico"di Mozart che Bergman fa completamente suo in molti modi.
Mozart fu popolare, popolare nell’etimo, un musicista che per volonta’ e capacita’ seppe parlare alle persone piu’ umili e l’amore col quale fu ricambiato e’ evidente nella dedizione che ancora oggi tutti noi gli portiamo. "Il flauto magico" e’ la favola, popolare per eccellenza e nel contempo opera complessa anche per i palati piu’ raffinati.
E’ la vicinanza alla gente, ai bambini in particolare ad essere pero’ evidente e su cio’ Bergman fonda la rappresentazione. E’ lunga la carrellata di volti ed espressioni nel preludio della sinfonia perche’ questa e’ musica senza tempo, senza etnia, senza alcuna discriminazione, un’ode all’innocenza e alla fantasia e in quei volti ritroviamo gli altri, lui, i suoi amici e i suoi cari, noi stessi e Mozart ovviamente. L’umanita’ al completo.
La messinscena e’ palesemente e volutamente teatrale, con quinte, fondali e scenografie e c’e’ anche un dietro le quinte perche’ la sospensione della realta’ e’ dentro di noi, non in quanto si vede, ed e’ dallo stupore bambino che scaturisce la magia della musica e la dolcezza del linguaggio.
Ecco come Bergman riporta tutti all’infanzia, nella certezza che il regno dei Cieli appartenga ai bambini.
Fedele alla tradizione, sfida in spregio e coraggio contro quell’inutile teatro nuovo e rivoluzionario che a quel tempo ancora credeva bastasse smontare la classicita’ senza dover creare qualcosa di altrettanto efficace per cambiare le cose. Egli annulla i secoli e ci riporta a quando Mozart propose per la prima volta il suo lavoro, dimostrando come la vera Arte non venga scalfita dal trascorrere del tempo e con ragione perche’ Mozart ancora e’ qui, Bergman e’ piu’ vitale che mai, gli altri sono persi nel tetro oblio del nulla.
Semplicemente straordinario, commovente persino, un messaggio forte di amore, unita’ e Fede, testimonianza del dirsi orgogliosamente Occidentali e civili.
Mozart fu popolare, popolare nell’etimo, un musicista che per volonta’ e capacita’ seppe parlare alle persone piu’ umili e l’amore col quale fu ricambiato e’ evidente nella dedizione che ancora oggi tutti noi gli portiamo. "Il flauto magico" e’ la favola, popolare per eccellenza e nel contempo opera complessa anche per i palati piu’ raffinati.
E’ la vicinanza alla gente, ai bambini in particolare ad essere pero’ evidente e su cio’ Bergman fonda la rappresentazione. E’ lunga la carrellata di volti ed espressioni nel preludio della sinfonia perche’ questa e’ musica senza tempo, senza etnia, senza alcuna discriminazione, un’ode all’innocenza e alla fantasia e in quei volti ritroviamo gli altri, lui, i suoi amici e i suoi cari, noi stessi e Mozart ovviamente. L’umanita’ al completo.
La messinscena e’ palesemente e volutamente teatrale, con quinte, fondali e scenografie e c’e’ anche un dietro le quinte perche’ la sospensione della realta’ e’ dentro di noi, non in quanto si vede, ed e’ dallo stupore bambino che scaturisce la magia della musica e la dolcezza del linguaggio.
Ecco come Bergman riporta tutti all’infanzia, nella certezza che il regno dei Cieli appartenga ai bambini.
Fedele alla tradizione, sfida in spregio e coraggio contro quell’inutile teatro nuovo e rivoluzionario che a quel tempo ancora credeva bastasse smontare la classicita’ senza dover creare qualcosa di altrettanto efficace per cambiare le cose. Egli annulla i secoli e ci riporta a quando Mozart propose per la prima volta il suo lavoro, dimostrando come la vera Arte non venga scalfita dal trascorrere del tempo e con ragione perche’ Mozart ancora e’ qui, Bergman e’ piu’ vitale che mai, gli altri sono persi nel tetro oblio del nulla.
Semplicemente straordinario, commovente persino, un messaggio forte di amore, unita’ e Fede, testimonianza del dirsi orgogliosamente Occidentali e civili.