E così anche il formaggio, come altri alimenti prima di lui, finisce sul tavolo degli imputati. A scoprire un singolare meccanismo di dipendenza che si cela dietro la bontà di alcuni formaggi che consumiamo giornalmente è uno studio condotto presso la University of Michigan e pubblicato sull’US National Library of Medicine.
E’ la caseina, contenuta nel formaggio che mangiamo, a generare il processo che porta all’assuefazione. Durante la digestione, infatti, la caseina viene scissa rilasciando una serie di oppiacei (le casomorfine) che vanno ad agire sui recettori del cervello e creano una dipendenza paragonabile, seppur in misura ridotta, a quella generata dalle droghe.
Mozzarelle, parmigiano, taleggio, nessun formaggio è escluso, così come anche gli alimenti che lo contengono, come ad esempio la pizza che, secondo una serie di questionari somministrati a 120 studenti, rappresenta un alimento del quale non poter fare a meno. L’affezione verso il formaggio e i suoi derivati dipende, come detto, dal meccanismo di gratificazione innescato dal rilascio di casomorfine. I ricercatori hanno utilizzato, durante la propria ricerca, la Scala di valutazione delle ossessioni e compulsioni di Yale per capire il grado di apprezzamento degli intervistati verso alcuni alimenti. Dai dati raccolti i formaggi sono in cima alla lista e, secondo le persone intervistate dallo studio, è davvero difficile resistere ad una fetta di parmigiano o di mozzarella.
Un altro dato rilevante emerso dallo studio è che i cibi in grado di generare una maggiore dipendenza, come appunto la pizza, sono anche quelli che presentano un maggior valore di grassi e sono più difficili da digerire.