Annodato al collo, alla vita o alla borsa, è un accessorio di moda che rasenta l’opera d’arte, tanto che a Varese, a Villa Panza, ne è stata allestita una mostra.
Ma rimane un lusso privato, poter accarezzare il proprio carré di Hermes e goderne della sua luminosità, che nessun altro foulard al mondo è in grado di dare.
90 centimetri per 90, è un quadrato perfetto, che richiede dai due ai tre anni di lavorazione su chilometri di seta purissima.
Il primo esemplare nacque nel 1937 a Lione, da sempre la patria della lavorazione della seta ed ebbe l’appellativo di “Jeu des omnibus et des dames blanches”.
Non fu esattamente un successo e l’irrompere della Seconda Guerra Mondiale non permise di replicare.
Sarà nel 1948, quando, grazie all’opera di Emile Hermes e di Marcel Gandit, un abile tessitore lionese, il carré entrerà a buon diritto nel prestigioso mondo di Hermes.
La tecnica di realizzazione del foulard Hermes è rimasta a tutt’oggi la stessa.
Il disegnatore presenta al Direttore Artistico della maison il tema, nel giro di sei mesi un anno si arriverà al disegno definitivo.
Lo stampatore appoggia anche 40 quadri su un rotolo di seta fissato ad un tavolo di oltre 100 metri, in maniera che il colore possa essere totalmente assorbito dal tessuto.
Il tessuto viene poi asciugato, fissato ed apprettato.
Infine viene fatta l’orlatura, arrotolando il bordo del carré e cucendolo a mano.
A questo punto il carré è pronto per essere avvolto nella carta velina e riposto all’interno della mitica scatola color arancione, oggetto culto del desiderio femminile.