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Il frutto della conoscenza

Creato il 03 settembre 2013 da Theobsidianmirror

Il frutto della conoscenza

Non ci sarebbe stata alcuna battaglia tremenda fra la luce e le tenebre, quando Dio avesse riconosciuto la sua presenza. Non ci sarebbe stata nessuna battaglia perché lei era già stata sconfitta, giudicata e punita in un colpo solo. Non c'era alcuna gloria, solo quell'insopportabile desiderio, una fame spirituale più insaziabile di qualsiasi fame che la carne potesse mai provare, per l'uomo che non avrebbe più avuto.


Così si delinea il destino di Lilith nell'immaginazione di Catherine Lucille Moore, una delle migliori scrittrici di fantascienza di tutti i tempi (1911-1987): americana, cominciò a pubblicare le sue opere nel 1933 sulla rivista Weird Tales firmandosi come C. L. Moore, e grazie a questo espediente poté nascondere al pubblico di essere una donna per lunghissimo tempo (all'epoca una donna che scrivesse storie di fantascienza sarebbe stata una stranezza e la Moore, che naturalmente lo sapeva, da persona intelligente non esitò a spacciarsi per un uomo pur di farsi prendere sul serio).

Il racconto da cui è tratta la citazione riportata qualche riga fa è " Il frutto della conoscenza" (Fruit of Knowledge, 1940) dove, per la verità, più che nella fantascienza, si entra in pieno in territorio fantasy. È considerato un racconto minore nella non molto estesa produzione della scrittrice, ma non per questo è privo di interesse, perché l'Autrice lo usa come pretesto per rileggere a modo suo il mito di Lilith e della creazione, tratteggiando un personaggio (sembra un paradosso, ma non lo è) dai tratti profondamente umani, punito atrocemente per il suo breve "soggiorno nei cinque sensi" come prima donna nel Giardino dell'Eden, persino prima della stessa Eva.

L'Autrice immagina che Lilith si sia incarnata grazie ad Adamo: - Dio ti ha creato a sua immagine - disse Lilith, sbattendo le ciglia. - C'è molto di Dio in te... Non lo sapevi che anche tu puoi creare, se lo desideri con forza sufficiente? Ricordò quel profondo bisogno che lui aveva emanato in grandi onde pulsanti dal Giardino, come fosse sembrato un richiamo diretto a lei sola. Si era compiaciuta nel cedere a esso, subordinando deliberatamente la sua volontà alla volontà di quell'invisibile richiamo proveniente dal Giardino. Aveva lasciato che l'attirasse giù dal vuoto roteante, che le plasmasse attorno la carne nella forma che desiderava, finché tutto il suo essere fu avvolto in quella strana sostanza morbida e cedevole che si stava dimostrando così pericolosamente sensibile alle cose che andava incontrando nell'Eden.

Il frutto della conoscenza

È proprio quello che Lilith non sa che sarà la sua rovina: che la carne è debole, che la carne è una trappola dei sensi. Che cosa curiosa era questa carne! Mentre la indossava, neppure il problema decisivo degli scopi di Dio, neppure il pericolo che stava correndo, riuscivano a obliterare la consapevolezza della presenza di Adamo, delle sue braccia attorno a lei. [...] Doveva controllare quel delizioso annebbiamento dei suoi sensi ogni volta che le braccia di Adamo la stringevano. [...] Il piacevole delirio di una mattina di primavera riempì il Giardino che si andava risvegliando, e Lilith si alzò a sedere con un sorriso. Adamo si mosse appena. Lilith lo guardò con un senso di tenerezza che l'allarmò. Si stava identificando con Adamo, come Adamo si identificava col Giardino... la carne era una cosa pericolosa. D'improvviso, in maniera accecante, lo seppe. Il terrore per quello che stava accadendo all'entità che era Lilith passò su di lei come una grande ondata, e senza pensare, quasi senza rendersi conto di quello che faceva, balzò fuori dalla carne che la stava tradendo. [...] Era libera, libera della carne e della tremenda debolezza che l'accompagnava. Poteva rendersene conto chiaramente, adesso che non era più ingannata dalla distorsione di valori che aveva reso la vita in quella carne una fonte di confusione. I suoi pensieri non erano più alterati da essa. Adamo non era altro che uno splendido recipiente, pieno della potenza di Dio. La sua prospettiva era stata troppo annebbiata, laggiù nell'Eden, per rendersi conto di quanto poco contasse quel suo magnifico corpo a paragone del potere inerente a esso.

Fortificata dal breve soggiorno al di fuori del suo corpo umano, Lilith si appresta a riprenderne possesso, ma... Adamo dormiva ancora sul muschio. Lilith si avvicinò, preparandosi a entrare e a riempire di vita il corpo che aveva gettato via. Poi... poi una scossa simile a quella di un fulmine la investì a mezz'aria, facendo ondeggiare il giardino sotto di lei. Perché dove aveva lasciato solo il guscio effimero di un corpo, adesso giaceva addormentata sulla spalla di Adamo una donna di carne pallida e soda. Capelli dorati cadevano in una lunga matassa sul muschio, e la testa della donna si muoveva lievemente secondo il ritmo del respiro di Adamo.

Quel che Lilith impara ora a proprie spese è che il potere della carne non si esaurisce con il contatto, è qualcosa che "corrompe" per sempre tutto ciò che tocca: e lei ne farà le spese. Dio era passato, e Dio aveva visto quel vuoto involucro di carne di cui si era spogliata per nuotare nell'etere, e Dio aveva compreso in un solo lampo del Suo occhio onnisciente tutto il piano di Lilith. Aveva preso la carne che lei aveva indossato e l'aveva usata per i Suoi scopi... La sua carne preziosa e sensibile, che aveva brillato al tocco della mano di Adamo, apparteneva ora a un'altra donna, che dormiva al posto suo sulla spalla di Adamo. Lilith tremò di un'emozione intollerabile a questo pensiero.

Nel racconto della Moore, alla fine Adamo è costretto a fare una scelta, ma è il senso di appartenenza e fedeltà verso la "carne della propria carne", e non solo il dovere, a spingerlo a condividere il destino di Eva, così come la maggior parte dei mariti messi alle strette sceglie la moglie a discapito dell'amante, la vita reale al posto del sogno e del desiderio. E così l'ingannatrice viene umiliata e abbandonata e il ricordo della carne e la gelosia per l'uomo la perseguiteranno per l'eternità.

Che cos'è, dunque, questo racconto? Un racconto religioso no di certo; una storia d'amore, la cronaca di un triangolo amoroso, un melodramma? Anche. Tutto questo e anche altro. E cos'è Lilith, a parte quello che scrivono la Moore e tutti gli Autori che hanno deciso di cimentarsi con questa controversa figura?

Il frutto della conoscenza

È la tradizione cabalistica che descrive Lilith come la prima donna creata accanto ad Adamo, non dalla sua costola, bensì dalla nuda terra come lui; questo fa di lei la prima moglie di Adamo. Quando Dio diede origine al creato gli uomini, maschio e femmina, furono creati insieme. Ma già il settimo giorno Adamo e Lilith ebbero una disputa e, a quanto racconta questa antichissima storia, si trattò di una disputa sessuale, ma dalle implicazioni ben più profonde: Lilith, non gradendo di dover giacere sotto ad Adamo nella famosa "posizione del missionario", gli avrebbe proposto di scambiarsi le parti quando avessero fatto di nuovo l'amore. Per lei quella posizione rappresentava una forma di sottomissione che non era disposta a dare, perché essendo nata dalla terra si riteneva uguale a lui. Umiliata dal suo ripetuto rifiuto, sentendosi prevaricata, lo avrebbe abbandonato senza pensarci due volte. Non fu per questo, però, che ella si diede alla vita demonica: questa fu una conseguenza del fatto che Dio, prese le parti di Adamo, maledisse lei e la sua progenie. Forse Lilith aveva maledetto il nome di Dio per prima, o forse no (non tutte le alcune versioni della storia sono concordi), fatto sta che la vendetta di Dio fu tremenda: Lilith fu condannata alla solitudine eterna, a concepire figli destinati a morire prima di venire alla luce. Lei allora decise volontariamente, come estremo atto di ribellione, di abbracciare la morte e trasformarsi in un demone asservito a Satana (nella Corte Infernale il suo nome compare infatti tra i Re dell'Inferno, quale regina dei succubi e dispensatrice di follia), mentre una variante del racconto riportato sopra narra che da Adamo e Lilith, prima della separazione, generarono dei figli: Asmodeo e altri demoni. In base a questa storia, quando Lilith abbandonò il consorte si recò sulla riva del Mar Morto e lì cominciò ad accoppiarsi con dei demoni, generando da quei furiosi amplessi altri demoni, denominati Lilim a ricordo della loro discendenza.

Quello riportato sopra, benché sembri né più né meno di una favoletta, è a tutti gli effetti il mito dell'androgino, l'essere perfetto nel quale coesistono i contrari, i principi maschile ( Nefesh) e femminile ( Chajah) che si ritrovano nell'iconografia tantrica, per esempio, ma anche di altre civiltà, inclusa quella cinese con i famosi simboli dello yin e dello yang. Con la separazione di Adamo e Lilith quello stato di primigenia perfezione cessò per continuare ad esistere soltanto nei nostri sogni; è quella condizione la cui perdita condiziona e dà scopo alla nostra esperienza terrena, che ne siamo consapevoli o meno; quella condizione dello spirito alla quale tutti noi, spesso inconsciamente, aneliamo a ritornare.

Il frutto della conoscenza

Il racconto della Genesi così come noi lo conosciamo non riporta alcuna menzione di Lilith, ma parla soltanto di Eva, la madre dell'umanità e del peccato, colei che mangiando la mela e "obbligando" Adamo a mangiarne a sua volta causa la cacciata dal Giardino dell'Eden. Eva rappresenta quindi l'elemento di rottura dell'equilibrio, peccato che con il definitivo affermarsi del patriarcato la prima versione della storia sia stata riscritta, epurata a tutto agio della metà maschile dell'umanità: da allora quanto è stato comodo e funzionale per gli uomini conservare sempre sotto gli occhi la "prova" che la caduta dell'uomo è stata causata dalla donna...

Se Eva rappresenta la moglie sottomessa al marito ed il focolare domestico, Lilith la Luna nera assurge a sua nemesi, ovvero ad istigatrice di amori illegittimi: a lei si associano trasgressione, attrazione sessuale incontrollata, odio per la famiglia. Esiliata dal mondo e relegata nelle profondità del mare, creatura del buio e della notte che vivrebbe perennemente in preda ad un desiderio insaziabile, tentatrice notturna, divoratrice di bambini: queste sono solo alcune delle caratteristiche che le si attribuiscono. La povera Lilith fu esiliata dal mondo e soppiantata da Eva per ben due volte: da Dio ed Adamo nell'originale capitolo della Genesi, e per il fatto di esserne stata poi depennata alla stregua di un errore di battitura. Perché la figura della madre e della moglie è certamente molto più confortante, innocua e socialmente accettabile di quella di una donna libera ed emancipata, che addirittura abiura Dio.

Eppure... anche si sarebbe portati a parteggiare per la ribelle Lilith invece che per la "sempliciotta" Eva, bisogna ammettere che se l'una è caduta nell'oblio o ricordata solo come simbolo malefico, all'altra non è toccata miglior sorte; aldilà delle facili contrapposizioni, probabilmente sia Lilith che Eva sono necessarie e complementari, adesso come in passato, sono le due facce del femminile rinnegate dalle principali religioni del mondo. Tristemente si tenta di negare, tuttora, gli elementi femminili che indubbiamente esistettero nel cristianesimo primitivo, si fa della Maddalena una prostituta, e la lista potrebbe continuare. Nel Medioevo la maggior parte delle vittime dell'Inquisizione furono donne.

Forse l'altra metà di Adamo non è Lilith, ma Lilith ed Eva insieme, i due volti dell'animo femminile. Quando Adamo sarà abbastanza forte di spirito da accettare la sua componente femminile, ecco che potrà finalmente riposare accanto alle sue due mogli all'ombra dell'Albero della Vita. Per l'eternità...


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