A vederli lì tutti insieme ammucchiati in una scatola di cartone, così belli, così affascinanti nella loro posa guerriera, la tentazione di allungare la mano, mentre i grandi discutevano distrattamente, e mettermene uno in tasca fu più forte di ogni altra cosa. In fondo, in quell’esercito di soldatini sapere che uno di loro fosse scomparso in battaglia neanche sarebbe stato notato. A me, che mai aveva posseduto un soldatino, quell’unico bastava.
E fu così che trascorsi buona parte del pomeriggio a far fare mille acrobazie al mio soldatino, fino a quando non mi si avvicinò la vecchia strappandomelo di mano «Non è tuo», mi disse senza esitare, «l’hai rubato al mio nipotino!». No, non lo avevo rubato al suo nipotino, ma lasciai lo stesso senza fiatare che la vecchia s’allontanasse con in mano il frutto della colpa. Insomma, accettai il giusto castigo senza ribellarmi. Come un soldato avrei potuto combattere o fuggire, ma avrei vissuto nel rimorso.