Il furto della verità di Manuela Mazzi

Creato il 01 aprile 2015 da Nasreen @SognandoLeggend

Il furto della verità

di Manuela Mazzi

Titolo: Il furto della verità
Autore: Manuela Mazzi
Serie: //
Edito da: Ma. Ma. Edition
Prezzo: 10.00 €
Genere: Giallo
Pagine: 237

Trama: Siamo sulle sponde del Lago Maggiore: una donna, di origini kosovare, viene uccisa all’interno di un stabile. Nello stesso palazzo, un appartamento, quello di Alice, un’anziana signora – viene messo sottosopra. L’evento scombussola la quotidianità di cinque casalinghe che, tutti i giorni, s’incontrano al secondo piano, nel tinello di Janu, figlia di Nonna Sofia, l’arzilla 93enne amica di Alice. Le altre due massaie del clan del Condominio “Salmone” sono Cora, l’inquilina del piano di sotto ed Elda, la portinaia. Si scoprirà velocemente che Alice nasconde un segreto legato al suo passato trascorso ad Airolo. Lassù, viveva anche Nonna Sofia. All’epoca, cioè nel 1936, le due erano nel pieno dell’adolescenza. La vicenda misteriosa, di cui si sveleranno i dettagli poco a poco, è legata alla morte di Oreste, oste del Tea Room del villaggio. Prima di scoprire, però, quel che accadde davvero quel giorno di febbraio del ’36 durante una bufera di neve, altre vite vissute 78 anni or sono s’intrecceranno nella storia. Come quelle dei cinque giovani di Altanca, che si daranno da fare per tirare a campare rubando polli,oppure quella dello straniero, certo Virgilio Greco, detto Gino, italiano, fuggiasco, disertore, bandito e chissà cos’altro. Sullo sfondo, la madre di tutti i guai: la crisi economica.

di Danylù

Sono stata molto combattuta sull’esito da dare a questa recensione. Ho finito di leggere questo libro da un bel po’ e ho avuto bisogno di qualche settimana per metabolizzare. La trama in sé è carina, soprattutto la parte relativa al passato, quella che si svolge nel lontano 1936. Un po’ più legnosi invece, sono gli eventi relativi al 2014.

Personalmente non ho gradito particolarmente il “clan delle casalinghe”, le protagoniste anziane che occupano le pagine del romanzo che si svolge nel presente. Sono tediose, lente, a tratti poco credibili. È vero che si tratta di donne attempate, di cui una, Nonna Sofia, chiamata formica atomica (neppure questo epiteto ho gradito), è un’ultranovantenne che fa cose di una sessantenne. Sicuramente l’autrice è stata brava nel rappresentare proprio questa combriccola di anziane noiose, le descrive così bene che se leggi il libro di notte, ti addormenti all’istante.

Voglio precisare che stimo molto Manuela soprattutto perché dietro a ogni suo libro c’è molto studio, cosa che si percepisce in ogni pagina. Meticolosa, attenta alle incongruenze temporali, dipinge il dopoguerra Elvetico egregiamente. Nulla è lasciato al caso, l’autrice descrive così bene le situazioni tanto che a volte soffi sulle mani strette a pugno, per scaldarle, a causa del freddo della neve invernale che immobilizza il Sopraceneri e la vita di Altanca.

Mi sono chiesta più volte, durante la lettura, se in questo romanzo non ci fosse per caso una denuncia sociale. La gente dei luoghi descritti, fin troppe volte, viene riportata come gente onesta ma con un pizzico di razzismo verso tutto ciò che è straniero, o diverso, o sconosciuto. Non voglio fare esempi concreti presi dalle pagine del libro per evitare di fare spoiler, ma ci tengo a precisare che questa impressione la si ha per tutto il corso della lettura. Il ritmo del romanzo comunque è molto lento, rispetto a Il Segreto della Colomba, che ho già recensito, lo trovo anche meno ricco di colpi di scena.

Trovo talvolta forzate le scene che si svolgono nel condominio «Salmone», che ogni qual volta veniva nominato. Si trovava scritto proprio come ho fatto testé io. Che ci fosse qualcosa che non ho saputo cogliere? Come mai dare così tanta importanza a questo condominio «Salmone»? Perché scriverlo così ogni santa volta? Non so, la cosa mi ha disturbato.

Ci tengo a precisare, ancora una volta, che l’autrice è stata in ogni caso molto brava a descrivere personaggi e scene quotidiane, anche quelle relative al 2014, soprattutto quando presenta il marito della Janu, figlia della Formica Atomica (brrr… raccapricciante questo nomignolo), del quale fa un quadro davvero perfetto del tipico uomo panciuto, che dorme sul divano con il telecomando in mano e che se si accorge che qualcuno ha cambiato canale, borbotta dicendo: “lo stavo guardando!”

E anche qui forse c’è una denuncia sociale?

Certo, questa volta un po’ più lieve, dopotutto si parla di un uomo che non conosce tenerezze, che pretende di essere il padrone di casa ma che, dopotutto, è l’ultima ruota del carro.

Insomma, un salviamo le apparenze.

È che non so, la gente Elvetica ne Il Segreto della Colomba mi era piaciuta molto, tanto da avere voglia di visitare il Canton Ticino, che conosco solo per una breve visita in auto. In questo libro invece l’impressione è all’inverso.

In ogni caso gli elementi positivi in questo romanzo superano di gran lunga quelli negativi, lo studio, la capacità di fare “vedere” alcune scene, il finale che come un’intricata matassa si dipana tra le righe, sotto gli occhi del lettore, valgono tre stelle.

Aspetto però con ansia la seconda parte de Il Segreto della Colomba.

PS: Ecco, ho capito cosa mi ha infastidita di più in questo romanzo: la totale impossibilità di immedesimarsi in qualcuno.

E dirò di più, non c’è stato un personaggio che io abbia amato.

Manuela Mazzi, appena può, si trasforma in un’artigiana nel mondo della fantasia. Di professione giornalista, è appassionata di fotografia e ama scrivere libri. Se da una parte adora rimanere giorni interi rinchiusa a scrivere, d’altro canto sa di poter attingere suggestioni dai suoi innumerevoli viaggi che, spinta dalla curiosità, l’hanno portata ad esplorare e fotografare anche terre lontane: dal Nepal (vedi Un caffè a Kathmandu) all’India, dall’Egitto al Marocco, e poi ancora dalla Scozia (vedi Il Segreto della Colomba) all’Australia, dal Pakistan all’America del Nord, ma anche dal Messico all’Africa Nera, dal Kosovo all’Indonesia. Ed è proprio dalle sue svariate esplorazioni e dalle tante esperienze che prendono spunto alcuni dei suoi libri.


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