Mentre continua ad andare in onda a reti unificate lo spot propagandistico dei famigerati 80 euro al mese (messi nella tasca destra di pochi, togliendone assai di più dalla tasca sinistra di molti, compresi i beneficiari degli 80 euro), voglio parlarvi di una cosa cosa che mi sembra non abbia goduto del risalto che invece avrebbe meritato.
Come
sapete dal 2013 è stata abolita l'IMU sulla prima casa. Saprete anche che l'IMU
è un'imposta sostitutiva dell'Irpef per quegli immobili che non sono
locati e che non scontano la cedolare secca (opzionale ove possibile) qualora
affittati.
Si da anche il caso che, per
effetto dell'eliminazione dell'Imu sulla prima casa e in assenza di meccanismi
correttivi appositamente evitati, molti contribuenti patiranno non solo l'aggravio della TASI
(poichè, in poche parole, sostituisce l'IMU), ma anche quello (ben più grave) derivante dal venir meno della possibilità di usufruire delle detrazioni per famigliari a carico, qualora il famigliare superi il limite di reddito previsto di euro 2841.
Mi spiego.
Nel nostro ordinamento fiscale è previsto l'istituto del famigliare a carico.
In base alle disposizioni vigenti è considerato a carico il famigliare il cui
reddito non superi i 2841 euro. In questo caso, ricorrendo anche altri presupposti,
l'altro famigliare (es marito in caso di moglie a carico) può godere di una
detrazione di imposta che parte da circa 700 euro che diminuisce al crescere del
reddito, secondo un meccanismo di calcolo ben preciso.
La novità del 2013 sta nel fatto
che, essendo stata abolita l'Imu sulla prima casa, il reddito
prodotto dalla prima casa contribuisce alla determinazione del reddito complessivo
ai fini dell'individuazione del reddito del famigliare a carico o meno.
Per essere più chiari facciamo un
esempio:
Anno 2012
Moglie con reddito di 2300 euro (magari per via di qualche lavoro saltuario,
come spesso accade, soprattutto in questo periodo di crisi), prima casa
intestata alla moglie con rendita rivaluta ai fini Irpef pari a 600 euro.
Accadeva che la moglie pagava l'Imu sulla prima casa che, per effetto delle
detrazioni d'imposta previste, non è detto che arrivasse a superare i 100 euro di imposta. Però, allo stesso tempo, il
marito poteva ottenere le detrazioni per il coniuge a carico (max 700 euro
circa), poiché il reddito prodotto dalla moglie non superava i 2841 euro.
Quindi un bel risparmio, di cui il coniuge godeva mensilmente in busta paga (se lavoratore dipendente) o in sede di liquidazione delle imposte con il modello unico, se autonomo.
Anno 2013
Con le stesse identiche condizioni reddituali, la moglie non ha pagato l'Imu sulla
prima casa, ma dal 2014 pagherà la Tasi. Allo stesso tempo, però, il marito perde le detrazioni di
imposta ( circa 700 euro in caso di redditi bassi) perchè il reddito Irpef
derivante dalla prima casa della moglie (nell'esempio 600 euro) si somma al reddito del lavoro, magari
saltuario (nell'esempio 2300 euro), superando il limite di 2841 euro. Limite invalicabile per
considerare il famigliare a carico. Superando i 2841 euro complessivi, il
famigliare non viene considerato più a carico e quindi viene meno il diritto a
godere della detrazione d'imposta.
Sebbene personalmente non conosca i numeri dei soggetti che si troveranno nella condizione di dover rinunciare alle detrazioni per famigliari a carico come nell''esempio sopra prospettato, non sarebbe affatto da escludere che un numero non del tutto trascurabile di contribuenti, in questi giorni di scadenze fiscali, si troveranno a dover rimborsare al fisco le detrazioni di cui hanno goduto già nel 2014 (in busta paga, nel caso di dipendenti), magari per buona fede. Ciò significa che il maggior onere da rimborsare al Fisco (cioè la detrazione goduta durante il periodo di imposta 2013) impatterà anche sugli acconti da versare per l'anno d'imposta in corso (2014) gravando il contribuente di un onere in alcuni casi più che doppio rispetto alle detrazioni incautamente godute per l'anno 2014.
Con buona pace di chi spera che gli 80 euro di Renzi serviranno a stimolare i consumi.
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