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Il futuro dei nostri figli.

Creato il 17 novembre 2014 da Michele Orefice @morefice73

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Ho nove anni. Sono seduto al mio banco blu scuro, a destra un foro per il calamaio che usavano forse anni prima. In fondo al banco una riga nera un po’ inclinata, per appoggiarci le matite o le biro e non farle cadere. Il banco è accostato al muro. La maestra alla lavagna ci dettava i tre titoli dei temi. Io mi dondolo un po’ sulla sedia per vedere meglio i titoli ma quello che farò l’ho già scelto e lo aspettavo da tanto… “Cosa vuoi fare da grande”. Già… Mi immaginavo ingegnere, mi immaginavo alla presa con problemi, calcoli, un mondo relativamente semplice in cui nuotare dove basta la volontà e l’impegno. Con queste due qualità mi sognavo di potermi laureare e poi lavorare, risolvere sfide tecniche in giro per il mondo, come aveva fatto mio zio, anche luì sempre di aspetto così sicuro, sempre pronto a spiegarmi in maniera facile le leggi fisiche che costruivano e popolavano quel mondo mio da bambino. Un mondo pulito, un mondo senza pericoli.

E tutto questo scivolava sulle righe del foglio protocollo. Ma cosa faranno i nostri figli? Vivo questi giorni un po superficialmente, impegnato nel lavoro, saltando da un impegno lavorativo a una riunione a scuola dei genitori e cercando di essere comunque presente per i bimbi. Ma loro cosa faranno? Quando riempivo quelle righe in 4 elementare avevo delle certezze quasi incrollabili : fare l’ingegnere e il lavoro che sognavo. I nostri figli sono di madre lingua italiana, frequentano la scuola tedesca, studiano a casa costretti dalla mamma la storia è la geografia in italiano, hanno anche iniziato a studiare inglese. Hanno due lezioni di nuoto a settimana e suonano uno strumento. Basterà? Sapranno cavarsela nella vita? La Gabanelli mentre scrivo spara dal suo Report le vergogne del nostro paese. Dipinge a tinte fosche e sempre più scure come da noi si lavori solo per essere amici degli amici, come questa cerchia ristretta di amici si spartiscano la torta. Intanto il popolo bue, le persone normali come me, lavorano tutti i giorni tra l’inquinamento e i dissesti vari causati da quella cerchia di amici. Il mondo quindi non sembra così sicuro e lineare, non è un mondo facile da vivere. Ma i nostri figli, che futuro avranno? Anche quella cerchia di amici se lo chiederanno? Cosa penseranno del futuro dei loro figli? Pensano davvero solo a raggranellare soldi? Dov’è finito quel mondo? Questo mondo fatto di multinazionali, di entità oscure che gestiscono la nostra vita, che decidono i nostri gusti, che sono dentro a tutte le cose che ci circondano. Ci sarà la possibilità di aprire un’attività in proprio? Ci sarà la possibilità di emergere solo con il sudore della propria fronte e tanto impegno? Oppure saranno condannati, come noi tutti, a vivere all’ombra di qualcuno?

Non posso far altro che affidarli a Dio, affinché li protegga e li guidi nella vita. So che Lui lo farà e che non ne perderà nemmeno uno.

La maestra ci dice che è ora di ritirare i compiti, scorro il foglio protocollo , ho scritto due colonne come al solito. Forse poche ma mi sembrano piene di bei concetti e poi non mi piace ripetere le cose.


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