Magazine Cultura
I dati Istat sul biennio 2012-2013 sono impietosi (e pure questo l’abbiamo già detto, ma “repetita juvant”): un italiano su due ha dichiarato di comprare un solo libro all’anno (il che vuol dire che non è detto che lo legga), viene considerato “lettore forte” chi legge un libro al mese (quindi 12 libri all’anno, contro la media europea, che si attesta attorno ai 30) e in linea generale, la lettura viene equiparata ad una perdita di tempo, o a un bisogno secondario da assecondare “giusto per”.
Normale, quindi, che anche la lettura del fumetto venga intesa come un passatempo, se non proprio come una cosa per e da bambini.
Non è un caso che alcuni (almeno dalle nostre parti) percepiscano ancora il fumetto come un prodotto “subculturale”.
'Na bella collezione digitale di robbba!
Nonostante questo, le cose sono destinate a cambiare.
Almeno sul lungo periodo.
Una presa di coscienza sulla valenza culturale del fumetto inizia timidamente ad affacciarsi: le generazioni di ragazzi cresciuti a “pane e Cavalieri dello Zodiaco”, già eredi di coloro che guardavano a Goldrake e Mazinger Zeta con una certa simpatia (ma ancora vincolati al preconcetto che cartone animato/fumetto=cosa per bambini, da abiurare una volta cresciuti) hanno fatto da apripista a quelli pasciuti coi vari Pokèmon, Digimon e diretti successori. Tanto da formare una vera e propria generazione consapevole del fatto che il fumetto ha una sua precisa identità e formazione culturale, e da spingere sempre più produzioni cinematografiche a puntare il proprio faro (e in maniera massiccia) su questo campo (guardate quanti film a tema fumettistico sono usciti da quando Raimi ha riportato in auge il filone col primo Spiderman).
Tanto più che (e non è un caso), con il boom della (ri)scoperta del fumetto, operata dagli inizi degli anni ’90, hanno cominciato a nascere quelle realtà denominate dal mercato come “librerie di varia”, e conosciute, volgarmente, come “fumetterie”.
Ah, il profumo della fumetteria!
Ascesa lenta e inarrestabile, quella del mercato del fumetto, che nel terzo millennio, con la rivoluzione digitale, si troverà a vivere una nuova sfida. Le major, da questo punto di vista, si sono già messe al lavoro. Nei paesi (soprattutto anglofoni) in cui la lettura digitale ha da tempo surclassato quella “tradizionale” della stampa e della carta, market e store online sono realtà ben consolidate. Un rapido click, e in pochi istanti, la copia digitale dell’albo scelto è presente sul proprio device, pronta per essere letta.
Non è un caso che ComiXology, “l’Amazon del Fumetto”, come lo chiamano in molti, abbia riscosso un così enorme successo (e in pochissimo tempo). Prezzi contenuti, a fronte di un’offerta praticamente smisurata, con soddisfacimento della domanda in tempi pressochè azzerati.
E non è un caso che, proprio in questi giorni, la Marvel stia preparando un proprio store digitale, che abbia al suo interno tutto ciò che è stato pubblicato sin dalle origini.
Il Graal mondiale del fumetto digitale
Identico discorso può essere fatto per ciò che riguarda il mercato dei manga. Da un paio di anni a questa parte, la più grande casa editrice fumettistica nipponica, Shueisha, produce una copia digitale del suo prodotto di punta, Shonen Jump, per il mercato interno, quello cinese e quello anglofono (Inghilterra, Canada e Stati Uniti, soprattutto).
Costi di produzione contenutissimi, uniti ad una diffusione capillare, consentono di guadagnare cifre da capogiro, offrendo un servizio qualitativamente altissimo.
E in Italia?
Come vanno le cose?
Senza volerci soffermarsi ad analizzare la pratica dell’abuso delle scan illegali, eccezion fatta per il futuro store Marvel, le Case Editrici che si occupano di fumetti sembrano ancora molto restie ad affacciarsi al mercato digitale. Ci sono naturalmente eccezioni (su tutte, la Bao Publishing, che sta facendo un lavoro eccezionale anche dal punto di vista digitale), ma in linea di massima, tutto tace.
The Man of Steel!
So che sono in fase di sviluppo start-up orientati ad una fruizione digitale tout-court del fumetto. Non faccio nomi, e non scendo nel particolare, ma ho avuto modo di parlare con lo sviluppatore di una prossima start-up che, se ben progettata, potrebbe essere la killer-app per un avvicinamento di massa a questo “tipo” di lettura. La fruibilità e la semplicità di questo prodotto potrebbe seriamente essere in grado di abbattere definitivamente l’ultimo paletto che ostacola l’avanzamento della lettura del fumetto digitale in Italia.
Perché, se il problema di fondo è quello iniziale (ovvero la mancanza di lettura in senso generale), c’è anche una malcelata avversione (se non proprio maldisposizione) nei confronti di tutto ciò che non è “carta”.
Al di là del feticismo e del collezionismo seriale (che comunque è componente quasi fondamentale, simbiontica, una componente che, per coloro che amano il fumetto, non scomparirà mai), il digitale sarà, come per il libro, la via futura della lettura del fumetto.
E sarà, sicuramente, molto conveniente.
Ps: quest'articolo lo dedico "malignamente" (ma con tanto amore) ad Andrea "Thenamebeforetokyo". Un giorno si convertirà anche lui. XD
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