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Il Futuro dell’Informazione

Da Pedroelrey

Jeff Jar­vis ha pub­bli­cato ieri un sag­gio sul futuro dell’informazione. Come spiega nell’introduzione, non vi è pre­tesa di fare delle pre­vi­sioni bensì alla base vi è l’idea di esplo­rare quali oppor­tu­nità pos­sano esservi instau­rando nuove rela­zioni e quali modelli di busi­ness ne pos­sano poten­zial­mente derivare.

Il sag­gio si com­pone di tre parti:

  • No mas mass media — Non più mass media
  • Con­tent Vs ser­vice — Con­te­nuti Vs servizio
  • Eco­sy­stems and net­works — Eco­si­stemi e network

Secondo Medium, piat­ta­forma sulla quale sono state pub­bli­cate le rifles­sioni e gli spunti di Jar­vis, il tempo totale di let­tura è di poco più di mezz’ora. Tempo che, come sem­pre, non posso che con­si­gliare di pren­dersi appena se ne abbia l’occasione, per leg­gere inte­gral­mente quanto scritto dall’autore al di là della mia sintesi.

Nella prima parte - No mas mass media — la domanda di fondo è se si debba con­ti­nuare a ser­vire la gente come una massa ora che siamo in grado di col­le­garci e ser­virli come individui.

Jar­vis spiega che le rela­zioni — la cono­scenza delle per­sone come indi­vi­dui in modo da poter meglio ser­vire loro, con più per­ti­nenza, con il risul­tato di costruire mag­gior valore — sarà una neces­sità per i modelli di busi­ness dei media, una chiave per la soprav­vi­venza e il suc­cesso. Ovvia­mente sarà ancora neces­sa­rio pro­durre con­te­nuti, ma il con­te­nuto non è il pro­dotto finale è solo uno degli stru­menti che use­remo per infor­mare e ser­vire le nostre comu­nità ed i loro mem­bri. Il con­te­nuto potrebbe ancora avere un valore intrin­seco come qual­cosa da ven­dere, ma ora ha anche valore come mezzo per cono­scere una per­sona: quello a cui è inte­res­sato, quello che sa e vuole sapere, dove vive, cosa fa. Tutti segnali, infor­ma­zioni, dati che pos­sono con­sen­tire una testata gior­na­li­stica di otte­nere mag­giore rile­vanza e valore, gua­da­gnando mag­gior fedeltà, impe­gno, ed i rela­tivi ricavi che ne pos­sono deri­vare in cam­bio. Fon­da­men­tal­mente il modo con il quale già oggi Goo­gle, Face­book e Ama­zon operano.

Per dirla con parole mie: per costruire un modello di paga­mento effet­tivo non biso­gna essere “osses­sio­nati” con il pro­dotto, ma con il suo pub­blico fedele e sul come costruire rela­zioni di valore tra il media, tra la testata ed pub­blico. I con­te­nuti sono la base, la repu­ta­zione e la comu­nità, le chiavi del successo.

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Nella seconda parte — Con­tent Vs Ser­vice — si sostiene fon­da­men­tal­mente che il gior­na­li­smo, ed i gior­nali, non sono nel busi­ness della for­ni­tura di con­te­nuti ma in quello dell’erogazione di servizio.

La tesi, appa­ren­te­mente pro­vo­ca­to­ria ed estre­mi­sta, mi appare più che fon­data. Jar­vis in buona sostanza, ripren­dendo la sua tesi del 2007: “Cover what you do best. Link to the rest”, la amplia soste­nendo che il pub­blico sap­pia più di gior­nali e gior­na­li­sti e che quindi il  lavoro da fare non sia quello di infor­marli, ma invece quello di con­sen­tire loro di infor­marsi reciprocamente.

Gior­nali e gior­na­li­sti pos­sono e devono aggiun­gere valore nel pro­cesso, ponendo domande che non abbiano già una rispo­sta, con la segna­la­zione e la ricerca; aggiun­gendo con­te­sto e spie­ga­zione, tro­vando e inclu­dendo le com­pe­tenze utili e neces­sa­rie nella discus­sione; pesando la fidu­cia e l’autorità; con­trol­lando fatti, ipo­tesi e voci; ren­dendo le infor­ma­zioni acces­si­bili attra­verso il rac­conto o la visua­liz­za­zione ed assem­blando la pre­sen­ta­zione attra­verso la modi­fica, la cura­tion e la scoperta.

Anche in que­sto caso, per dirla con parole mie:  è impor­tante diven­tare un nodo della rete, far fluire le infor­ma­zioni attra­verso di sé e arric­chirle con il pro­prio con­tri­buto, aumen­tando i pro­pri stru­menti di condivisione.

Annegando nell'informazione

Nella terza ed ultima parte - Eco­sy­stems and net­works — ven­gono appro­fon­diti ulte­rior­mente i con­cetti espressi nella seconda parte, del pas­sag­gio da grandi imprese mono­li­ti­che inte­grate ver­ti­cal­mente all’attuale con­cetto di eco­si­stema dell’informazione.

L’obiettivo di fondo, con­clude Jar­vis, è un più grande, migliore, più effi­cace e soste­ni­bile eco­si­stema dell’informazione che serve una comu­nità. Aspetti che anche in que­sto caso pro­vavo a sot­to­li­neare nel mio ten­ta­tivo di defi­ni­zione di cosa fosse la qua­lità nell’informazione.

C’è vera­mente molto da fare. Buon lavoro.

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