I romani praticavano la Damnatio Memoriae.
Consisteva nella distruzione storica di qualunque traccia riguardasse un determinato individuo, definito hostes, nemico dell'Urbe. Come non fosse mai esistito.
La memoria è l'unica cosa che abbiamo, se ci pensate, è il ricordo di chi ha vissuto insieme a noi, è il nostro. Ecco perché, istintivamente, lo tramandiamo.
È da un po' di tempo, invece, che assisto a non-discussioni aberranti, sui social network, ma anche nella realtà, che consistono nel non discutere, bensì nell'applicazione di quella misura speciale adottata dai romani (raramente, aggiungo, ché si trattava di una delle condanne più grandi, la cancellazione dalla storia), a qualunque persona o oggetto che, oggi, rappresenta un passato che la nostra estrema sensibilità di uomini evoluti percepisce come "scomodo".
E andiamo dall' obelisco "fascista" che andava raso al suolo, alle favole di Cappuccetto Rosso vegane, alla modifica della statuetta del World Fantasy Award, che mai più raffigurerà il testone di H.P. Lovecraft, perché reo, quest'ultimo, di essere un razzista figlio del suo tempo, quindi uno stronzo degno, secondo i sensibili rivoltosi che hanno scatenato il putiferio, della suddetta Damnatio Memoriae.
Qui Davide ne parla meglio di come potrei fare io.
In breve, tutto ciò che non si confà al nostro moderno sentire (poi, che il nostro sentire sia giusto è una nostra pia illusione. È la nostra arroganza, a parlare) va corretto. Non si sa secondo quale teoria illuminata, ma va corretto, quando non preferibilmente cancellato dalla faccia della terra.
Come non fosse mai esistito.
La Damnatio Memoriae. La condanna della memoria. Appunto.
A me preme invece affermare (no, non capire, perché non mi sforzo di capire la sensibilità odierna, che mi pare più associabile all'isteria tipica di chi non ha alcun controllo sulla propria vita, e sbraita contro qualunque cosa possa fungere da bersaglio comodo, Lovecraft in questo caso), affermare che la memoria, salvo casi eccezionali, va difesa.
Perché è preziosa.
È uno dei mezzi che abbiamo per capire il mondo e la nostra storia.
I nostri figli non li salvaguardiamo nascondendo loro il male, impedendo loro di spaventarsi per le favole dove ci sono i mostri. Così facendo impediamo loro di capire una lezione importante, che il mondo è un posto bellissimo, abitato anche da infami pezzi di merda.
Come possono arrivare a questa consapevolezza? Facile, dobbiamo sederci e fare del nostro meglio per farglielo capire.
E capire vuol dire analizzare il problema, affrontarlo, e risolverlo. Non negarlo perché "scomodo".
Ecco, semplicemente, cosa si è perso: il senso critico.
Il senso critico di valutare ogni fatto, argomento, evento, con raziocinio, preferendo, in luogo della valutazione e del ragionamento, il fuoco della purificazione.
Vi do una notizia, uomini sensibili miei contemporanei, facevano così anche secoli addietro. E non hanno mica lasciato una buona impressione, nella storia, i vostri antenati.
Quando, per l'esattezza, avete rinunciato al vostro ruolo, preferendo far passare per cattivo il cacciatore, uomo carnivoro, anziché il lupo, cucciolone e bravo perché animale?
C'è uno scopo, nella favola di Cappuccetto Rosso così com'è, e non è educare i vostri figli a una dieta sana e equilibrata. Ma se non ci arrivate da soli, io non sto qui a spiegarvelo. Perché, come detto, ho smesso di capire il motivo di certi atteggiamenti; ho cose migliori da fare, tipo salvaguardare me e i miei cari dalla follia dilagante.
C'è un perché, se quell'obelisco sta lì, ed è ricordare il passato vergognoso, quando un branco di uomini arroganti riuscì a soggiogare una massa di capre e a condurle - quasi - all'autodistruzione, coi pochissimi illuminati che si opposero ai regimi e vennero segregati, ammazzati, esiliati o screditati.
I prepotenti fanno danni, da sempre.
Ai figli, a coloro che verranno dopo di noi, queste cose vanno fatte capire. Con fatica, certo, perché crescendo non facciano gli stessi errori, perché vengano su equilibrati.
Si impara più dagli sbagli storici, che dalle favolette edulcorate.
Nella fattispecie, costa così tanta fatica contestualizzare? Spiegare che, dato il periodo storico, usi e costumi, frasi ed espressioni erano, come sono le nostre, figlie del loro tempo, "normali" per quel periodo storico, atipiche, scandalose, addirittura fuorvianti e sbagliate nella nostra epoca?
Sì, perché evidentemente si preferisce rinunciare al senso critico e a spiegare le cose, a nascondere il passato scomodo, si preferisce dannare e nascondere, piuttosto che apprendere e approfondire.
Ma c'è un perché, se quei fatti aberranti sono capitati: perché sono propri, nonostante vi piaccia pensare il contrario, della natura umana.
La natura umana è implicitamente malvagia, perché razionale. E il primo atto di ogni creatura razionale è piegare il mondo al proprio volere e esigenza.
Poi fortunatamente si evolve, si sviluppa il senso critico.
E poi si perde.
Perfetto.
Se non ci difendiamo abituandoci a riconoscere i nostri fallimenti, essi torneranno, più potenti che mai, specie in chi, come i nostri discendenti, non è più abituato a conoscerli, perché è stato "salvaguardato".
E sarà solo colpa nostra.
E quanto più questo pensiero diventa radicato e si scaglia contro puttanate come una statuetta, tanto più la questione si fa preoccupante.
Normale sarebbe spiegare chi era Lovecraft e perché faceva quello che ha fatto, e perché, oggi, lo stesso non sia simbolo di teorie razziste, ma di una cosmogonia fantastica che col razzismo non ha nulla a che vedere.
Ma spiegare tutto ciò comporta aprire dei libri, documentarsi, far funzionare il cervello e invitare gli altri a fare altrettanto.
Voi avete di meglio da fare, quindi cancelliamo tutto, così non stiamo a pensarci più.
Complimenti.
Perché il problema non sta solo nei simboli, ma nell'idelogia dietro di essi. Se ci limitiamo a sputare sui simboli... vuol dire non abbiamo capito nulla.
E il futuro è ancora più nero.