Il futuro è retrò

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Qualche giorno fa, Euguenio Ceriello, direttore artistico della webradio Radio Stonata, mi ha contattato per propormi di portare le vecchie atmosfere del mio Fantafestival “Sanremo Gran Casinò” nei palinsesti della sua emittente digitale.
Chiedere a me se ho voglia di fare radio è come aprire il barattolo della nutella davanti a un ottenne e domandargli se per caso ne vuole un po’, o come passare lo spinello a Patty Pravo dicendole “Ti va mica un tiro?” Si tratta insomma di un richiamo della foresta al quale non posso resistere, di una tentazione che inebria il cervello facendomi perdere ogni controllo e razionalità.
Per farla breve… mi sa proprio che ho accettato.
Adesso si tratta di mettere a punto tutti i dettagli, e in modo particolare di far quagliare gli impegni radiofonici a cadenza regolare con la mia vita di giramondo per mestiere.

Per il momento, mentre la macchina organizzativa si è messa in moto (con tutto il bisogno di tagliandi e revisioni necessari a un’auto ferma da anni), perché io sono proprio come Pippo Baudo: senza il mio gruppo di lavoro affiatato e collaudato nel tempo non muovo neanche un cursore, e non sempre è facile riportare nel tunnel persone che, finalmente disintossicatesi, avevano giurato che non ci sarebbero cadute mai più.

Mi viene però da notare come, paradosso dei paradossi, la tecnologia e l’evoluzione del mondo digitale stiano facendo risorgere il vecchio spirito dell’home-made entrato in crisi negli anni ’80, agonizzante nei ’90 e definitivamente defunto nel decennio scorso. Già i primi approcci al modernissimo mondo delle web radio, mi hanno risvegliato dentro gli antichi ricordi (vissuti di striscio, e ahimè solo per pochi anni) di quella grande rivoluzione che, nella seconda metà degli anni ’70, furono le radio libere. L’atmosfera che si respira chiacchierando coi ragazzi di Radio Stonata è infatti proprio quella: facciamolo per amore, non per soldi, e con un forte senso di gruppo in cui ognuno porta ciò che sa fare meglio.

Tagliati fuori per natura e scelta dal cosmo delle radio commerciali, io e la mia squadra (Paola Lippi Wuber, il Divologo e tutto il resto del carrozzone) pensavamo di aver definitivamente appeso il microfono al chiodo, visto che abbiamo un’idea di radio che sembrava moderna solo a Nilla Pizzi. Ma, a quanto pare, il futuro è retrò, e forse non è ancora detta l’ultima parola.

Chissà che gli anni che stiamo per vivere non vedano una nuova esplosione di libertà e svincolo dai canoni delle opinabili leggi di mercato tra cui quelli della mia generazione – sfigatissimi – sono cresciuti. Chissà che, a ridare modernità e senso al nostro tempo, non arrivi un po’ di sano passato.

Come si dice in questi casi… Stay tuned!


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