Magazine Diario personale

Il futuro è un’ipotesi

Da Iomemestessa

Questo post, avrebbe potuto essere scritto, e pubblicato anche prima dell’insediamento e del discorso presidenziale.

Ma, anche se non sembra, tengo alla forma più di quanto possa apparire. Lo stesso principio che mi indusse a rinunciare a scrivere il cammeo di Napolitano (non si giudica ciò che non è ancora storia), è quello che mi ha spinto ad attendere l’insediamento del nuovo Presidente per fare alcune considerazioni a margine.

E’ stata eletta una figura d’alto profilo. Non interessa a questo punto se sia il migliore. O se sia colui che avremmo scelto noi. L’elezione del Capo dello Stato è qualcosa che non fa parte delle cose che possono scegliere i cittadini. E, trovo che sia bene così.

Il discorso di oggi non toglie e non aggiunge nulla a quello che si poteva pensare di Mattarella.

Inappuntabile nella forma, concreto nella sostanza, non banale, ed è, quest’ultimo, notevole pregio.

Nulla concede a secessioni e autonomie, quando sottolinea che la Carta repubblicana indica la strada maestra di un Paese unito; si spende come arbitro imparziale; ribadisce che il Paese è figlio della Resistenza e che non tutto e non tutti sono sullo stesso piano (con buona pace di Ciampi, verrebbe da aggiungere).

Poi ci sono riferimenti più prevedibili, vista la storia dell’uomo quali la posizione antimafia (e fa benissimo a citare Falcone e Borsellino, ma non il fratello, mostrando un altissimo senso del contesto) e quella antiterrorismo (ed anche qui sceglie con intelligenza il simbolo, eleggendo, tra le molte vittime, un bimbo di due anni, emblema dell’innocenza).

Un discorso inappuntabile, si diceva. Un discorso fatto per includere. Un discorso che, ci dice la logica, non poteva essere differente. Ma pure, ed era più difficile, un discorso credibile, perchè esteso da un personaggio che ha il senso del ruolo, e mai risuonante falso.

Ma tornando a monte, il discorso non era condicio sine qua non per parlare del nuovo Presidente.

Certo c’era curiosità per i temi, ma è cosa nota che poi i settennati vanno come devono andare, e tocca pure adeguarsi all’andazzo generale, anche ai Presidenti. Cossiga, il suo, se l’era forse immaginato diverso. E invece, ti crolla l’URSS ti scoppia tra le mani Tangentopoli, e tu, fai come puoi. Meglio che puoi.

Va detto che da che è stato eletto, Mattarella non ne ha sbagliata una (anzi, no, forse, una, sì, ma ne diremo dopo).

L’omaggio silenzioso alle Fosse Ardeatine. La Panda grigia. L’understatement complessivo.

Sempre con questo pregio di non sembrare finti, perchè tutti gesti in linea col personaggio.

La sicilitudine, intesa in senso sciasciano, si esprime con una refrattarietà alla politica spettacolo, alla dichiarazione reboante, che in questo momento gli conferisce per se stessa credibilità. In un mondo fatto di berciare continuo, il saper tacere è un’arma potentissima.

Personaggio proposto (e forse scelto) come grigio, figlio dell’establishment, emanazione della prima Repubblica, si sta creando un’immagine forte, e questo è un bene per lui, senz’altro, ma anche per il Paese.

Riuscisse nel compito che sembra essersi prefisso, il recupero della credibilità istituzionale, avrebbe già fatto una meritoria opera.

L’essere figlio della prima Repubblica può essere un limite per grillini e leghisti. Ma, a dirla tutta, non è che la seconda abbia prodotto tutte queste perle.

Aggiungiamo un particolare di natura caratteriale. Sarà pure un mite. Sembrerà pure scialbo (che poi, é scialbo lui, o siamo noi ad essere abituati ai Renzi e ai Berlusconi, ai Bossi e ai Salvini, che sembrano tutti appena usciti dal Bagaglino).

Ce lo hanno ampiamente rammentato i giornali, quest’uomo all’Epifania del 1980 ha tirato fuori da una macchina suo fratello agonizzante, dopo che gli avevano sparato 8 colpi di pistola.

Vedere morire qualcuno che ti è caro è una cosa che ti segna dentro. Indelebilmente. Anche se la morte è naturale. Se questa morte è anche violenta, dopo, non puoi più essere lo stesso.

Tutto si ridimensiona ed assume una prospettiva diversa, dubito perciò che a Mattarella possa mettere paura qualcosa o qualcuno, francamente.

Poi c’è una considerazione di natura prettamente visiva. Pur non giovanissimo (parliamo comunque di un ultrasettantenne) quei 15 anni meno di Napolitano (e di Ciampi) si notano. Nel passo come nella parola. Più saldi entrambi. Qui non è che si faccia un elogio di giovinezza a tutti i costi. Ma credo che terminare il settennato intorno agli 80 anni possa essere accettabile, iniziarlo, francamente meno. La vecchiaia non è un limite in sé ma dei limiti li pone e sono limiti che sulla carica gravano, comunque.

Altra osservazione ‘estetica’ è che si muove con un forte senso del ruolo. Bene. Non rinunci pertanto a certi orpelli. Ignori leghisti e grillini. Il senso delle istituzioni si mantiene anche attraverso la forma. Ed in questo momento abbiamo bisogno anche di forma per riabituarci alla sostanza. Non si sta ovviamente inneggiando allo spreco, ma neanche allo sbracamento istituzionale.

Infine una constatazione. Alcune polemichette, strumentali, sul fatto che con un Presidente ultracattolico i provvedimenti pro diritti civili ‘no pasaran’ sono fuori luogo. Per rinviare le leggi alle Camere, e non firmarle, occorrono salde motivazioni costituzionali, non è che uno quando è lì fa proprio quel che gli pare. E mi pare, tra l’altro personaggio ben ferrato sul diritto costituzionale. Certo si apprezzerebbe, nel caso, ci venissero graziati non richiesti fervorini made in Vaticano.

Poi due notazioni, che non leggerà certo Mattarella e nemmeno i suoi consiglieri, ma che sarebbe augurabile venissero in mente a qualcuno del suo staff.

Anzitutto un consiglio ai congiunti, soprattutto quelli più giovani. In questo Paese colpire per interposta persona è sport nazionale. La parola d’ordine sia misura. C’è il rischio di trovarsi stritolati. E non è facile, soprattutto in questo periodo dove ogni comportamento viene osservato alla lente di ingrandimento e diventa scopo per meschine campagne che tendono ad altro.

A seguire, un sommesso consiglio a chi ne cura l’immagine. Che Mattarella abbia una famiglia ingombrante, è un dato di fatto. Che sia stata già messa in moto (e per ora tenuta in stand by) una macchina del fango su un terzo, misconosciuto fratello che qualche pasticcio pare averlo combinato, anche se ne è uscito con le ossa abbastanza sane.

Ora, congiunti imbarazzanti ne abbiamo tutti a bizzeffe. I nostri, ragionevolmente, più in scala ridotta, ma tant’é. A questo punto, io, oggi, l’avrei esibito (sì, esibito in senso stretto) in tribuna col resto dei familiari. A mandare chiaro il messaggio che, piaccia o no, questo è, questo sono, e questa è la mia vita. E che la macchina del fango non fa paura, e che il congiunto scomodo l’abbiamo tutti, ma un ottuagenario ormai fuori dai giochi non è un pericolo per nessuno, men che meno per la Presidenza della Repubblica.

A questo paese, oggi, occorre più che mai un Presidente della Repubblica forte, in grado di essere sì arbitro tra le parti, ma giocatore in campo quando si tratta di difendere la Costituzione. E forza è anche ammettere che nella vita esistono scheletri, e che se ci sono li esibiamo, perchè noi non siamo i nostri scheletri.

Su quest’ultimo aspetto, aggiungo ancora un particolare. Il nuovo Presidente della Repubblica come si diceva ha una famiglia ingombrante. Se vogliamo, dei Kennedy in versione isolana. E si portano dietro molte chiacchiere, qua e là tacitate nei tribunali. Su Piersanti Mattarella, vale questo post che ha messo su ieri ammennicolidipensiero. Io non so, sull’argomento non ho un’opinone, nel 1980 avevo sei anni, fate vobis. Ma Pippo Fava era una persona perbene. E del di lui giudizio mi fido, e credo possiamo fidarci. E tanto basta, per me, che non si può far dietrologia sempre. Questo per dire, che i figli non sono i padri. E siccome, anche altrove in questi giorni, si parlava di calvinismo, e di responsabilità, e di padronanza del proprio destino, se questa faccenda dovesse uscir fuori troppo spesso, un’eccezione al riserbo e un’uscita tranciante potrebbero essere la giusta via per stabilire che riserbo non implica necessariamente il lasciarsi scivolare addosso le cose.


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