Il futuro prossimo degli e-book: un nuovo mercato o nuovi prodotti?

Creato il 20 febbraio 2012 da Autodafe

di Cristiano Abbadessa

Ho partecipato ieri pomeriggio al dibattito #Carilibri, organizzato dalla redazione di Torno Giovedì. Piccoli editori, operatori del settore, autori, lettori forti a discutere di molte, forse troppe, tematiche attuali e sensibili. È stato più un assaggio di quelle che potrebbero essere occasioni di incontro maggiormente dedicate e definite, piuttosto che un dibattito esaustivo e conclusivo. Perciò, credo e spero ci sarà occasione di riparlarne.
Giro però ai nostri lettori una considerazione-domanda che Fernando Coratelli, conduttore dell’incontro, ha posto ai partecipanti. «Io come autore – ha detto più o meno – non sarei scandalizzato se un editore mi proponesse, per una mia opera, di uscire solo in e-book e di provvedere a un’eventuale edizione cartacea solo con il print-on-demand. Credo che sarebbe una strada da sperimentare, e probabilmente accetterei, se l’editore è serio. E voi?»
In attesa di raccogliere opinioni, specie da autori e aspiranti tali, butto lì qualche mia considerazione, non necessariamente e strettamente legata alla domanda (da cui parto), ma sempre con attinenza all’e-book. Anche perché ho avuto modo di registrare una tendenza diffusa e insistente, una corrente mediatica che spinge gli autori a considerare l’autopubblicazione in rete o comunque, anche con un editore, a valutare l’edizione del solo e-book come trampolino per buttarsi nel mercato editoriale riducendo i costi e prendendosi il tempo di vedere qual è il riscontro.
Da editore, spazzerei subito il campo dall’equivoco sul print on demand: rischia di non essere un risparmio, se il libro supera il muro dell’indifferenza, perché bastano due piccole tirature in tempi diversi a superare i costi di una media tiratura programmata a priori; cioè, spendo di più per avere meno copie a disposizione, per il solo fatto di aver messo in moto due cicli di lavorazione.
Per come la vedo, se un’opera nasce come e-book tale resta, a meno che non abbia un successo considerevole, tale da indurre l’editore a stamparla con tirature di un certo peso; ma anche qui con prudenza, considerando che molti avranno già letto il libro in formato digitale (e forse non acquisteranno la copia stampata) e che i riscontri nel mondo digitale non possono automaticamente essere sovrapponibili a quelli di un futuro sbarco nel cartaceo. È quindi chiaro che un percorso di questo tipo potrebbe riguardare poche opere, a fronte di una proposta di titoli in e-book che dovrebbe invece essere molto più ampia di quella attuale, se prendesse piede questa forma di carotaggio.
La questione, dunque, è se un’opera pubblicata solo in formato elettronico si ripaga e può vivere di vita propria. Al momento la risposta è no, senza esitazioni e fatti salvi eventuali casi isolati di straordinario successo; un e-book di narrativa tradizionalmente concepito, con i suoi passaggi redazionali e grafici e la necessaria promozione, implica dei costi non molto inferiori al libro cartaceo, viene venduto a un prezzo nettamente più economico, ha una concorrenza maggiore e fronteggia fenomeni di dumping sui prezzi che nelle librerie sono stati vietati dalle recenti leggi. Supporre che un’opera possa vivere e ripagarsi come solo e-book significa perciò scommettere su un rapido e considerevole ampliamento di questo mercato. Ma siamo in presenza di un femoneno di questo tipo?
I sostenitori dell’e-book sfornano periodicamente cifre che indicano una crescita esponenziale del mercato, in cui le vendite raddoppiano o triplicano nel corso dell’anno; ma ciò avviene perché i numeri di partenza sono piccoli. In termini assoluti, lo spostamento dall’acquisto del libro cartaceo all’e-book è ancora fenomeno irrilevante. Se le vendite in libreria calano, complice la crisi generale, le vendite di e-book aumentano senza però minimamente compensare la perdita complessiva del settore; e la fetta percentuale del mercato elettronico resta poco più di una briciola, se paragonata al mercato editoriale nel suo insieme. Vero è che la creatura è ancora giovane, ma le novità destinate a rivoluzionare le abitudini hanno, da subito, ben altro impatto.
Mi perdonerete il ricorso a un ennesimo paragone calcistico, ma ho in mente cosa avvenne quando tutte le partite del campionato di serie A cominciarono a essere trasmesse in pay-tv. Nonostante gli elevati costi degli abbonamenti e nonostante il calcio sia uno degli sport meno telegenici (gli appassionati conoscono la differenza tra una partita vista allo stadio e una vista in tv), il tracollo degli spettatori negli stadi fu immediato e la progressiva crescita degli abbonati alle pay-tv si misurava in centinaia di migliaia di unità. Quel nuovo tipo di offerta ebbe un duplice effetto: svuotò gli stadi (perché molti appassionati preferirono la comodità domestica alle fatiche dello stadio), ma pescò anche a piene mani in quel vasto campo di calciofili che allo stadio non andavano mai o quasi. Dunque, il singolo prodotto-partita vide crescere considerevolmente i consumatori, oltre a segnare un travaso tra due diverse modalità di fruizione del prodotto stesso.
Dovremmo, per l’e-book, immaginare qualcosa di analogo, coi lettori che decidono che andare in libreria è troppo faticoso e che è molto più comodo e conveniente scaricare il libro su un e-reader. Ma, per il momento, sappiamo che la realtà è ben diversa e che la libreria è ancora punto di riferimento irrinunciabile. Semmai, vi è un confronto aperto tra quanti preferiscono fiutare liberamente aggirandosi tra gli scaffali dei megastore di catena e quanti prediligono il consiglio del piccolo libraio indipendente; ma per la stragrande maggioranza dei lettori appare ancora fondamentale, al momento della scelta, il contatto fisico e visivo con l’oggetto-libro, e non sembra proprio sia imminente la rinuncia a questo tipo di approccio all’opera. Magari succederà, nei prossimi anni: ma sarà, se sarà, un evento legato al passaggio generazionale, dai tempi lunghi e dagli esiti incerti.
Parrebbe, a questo punto, che io abbia dato una precisa risposta alla domanda di Coratelli che vi ho inizialmente girato. Ma credo invece che la questione non sia così semplice.
La mia impressione, infatti, è che l’e-book sia in questa fase uno strumento tecnologico acerbo, ancora passibile di ampie evoluzioni, e che il suo destino sia quello di aprire nuovi scenari nella concezione e nella realizzazione del prodotto-libro, più che costituire semplicemente una diversa forma di fruizione di un medesimo prodotto già edito su carta (o pronto per essere stampato a richiesta). Accadrà, suppongo, che col tempo ci siano “normali” lettori di libri tradizionali che si sposteranno dalla carta all’e-reader, o che alterneranno la lettura di libri stampati a quella di e-book concettualmente simili ai loro omologhi su carta. Ma credo che le vere potenzialità del libro elettronico stiano nella possibilità di concepire prodotti mirati, strutturalmente diversi da quelli nati e pensati per la stampa. Ci sono avvisaglie, in questo senso, ma caratterizzate da segnali contraddittori, con invenzioni affidate all’improvvisazione e limitate dalle ancora relative potenzialità offerte da una tecnologia in evoluzione.Aggiungo allora alla domanda iniziale queste mie. E se, invece, l’e-book fosse destinato a creare un’offerta editoriale alternativa a quella cartacea, non nell’uso ma nella concezione del prodotto? E con quali nuove possibilità? Credo che la nuova frontiera da esplorare sia in questa direzione.


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