Il futuro? Qualità sostenibile

Creato il 04 dicembre 2010 da Gadilu

Proviamo ad accostare due notizie per vedere l’effetto che fa. Prima notizia: Michl Ebner, commentando alcuni dati forniti da uno studio dell’istituto di ricerca BAK di Basilea, ha espresso una certa preoccupazione riguardo al tema dell’“accessibilità” o della “raggiungibilità”. A quanto pare l’Alto Adige risulta occupare una posizione di retroguardia rispetto ad altre regioni dell’arco alpino. E le sue infrastrutture – nonostante il giudizio sostanzialmente positivo espresso dai fruitori – si collocano addirittura al di sotto della media nazionale. In pratica – ammonisce il presidente della Camera di Commercio – siamo tagliati fuori dal flusso principale degli spostamenti (e degli investimenti) e finiremo per diventare scarsamente competitivi. Seconda notizia: all’ospedale di Merano ai pazienti vengono proposte mele cilene e acqua minerale d’importazione. Evidentemente questi prodotti (cioè i loro produttori) hanno raggiunto il Burgraviato senza grandi difficoltà.

Senza stabilire un punto d’osservazione condiviso, queste due notizie potrebbero indurci ad attivare a un conflitto interpretativo. Alcuni, cioè, tenderanno a rimarcare l’oggettività di quei dati, reclamando una maggiore apertura del nostro territorio. Altri ne contesteranno preventivamente gli effetti sulla base di considerazioni che non possono essere ignorate. Forse, per chiarirci le idee e smorzare sul nascere infruttuose polemiche, non è inutile recuperare la definizione di sviluppo sostenibile così come vent’anni fa prese a costituirsi grazie al lavoro delle organizzazioni (World Conservation Union, UN Environment Programme e World Wide Fund For Nature) che per prime cominciarono ad occuparsi delle contraddizioni relative a un’idea esasperata di modernità. In sostanza si tratta di favorire “un miglioramento della qualità della vita senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di supporto, dai quali essa dipende”. Adattato al tema della “raggiungibilità”, ciò significa prevedere modifiche e miglioramenti finalizzati al sostegno e all’incremento della qualità, appunto, e non della quantità.

Ora, è possibile accordarci sul senso da dare alla parola “qualità”? I tratti salienti che ne circoscrivono il senso concernono la salute, lo sviluppo della personalità mediante l’acquisizione delle conoscenze, la possibilità di svolgere un lavoro gratificante, il tempo libero, l’ambiente fisico, la sicurezza, la giustizia e la partecipazione sociale. Tratti che dipendono ovviamente anche da un’accorta strategia economica e dalla messa in opera di determinate e ben ponderate riforme infrastrutturali. Sarebbe opportuno cominciare a discuterne senza preconcetti e rigidità ideologiche.

Corriere dell’Alto Adige, 4 dicembre 2010



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