“Come la maggior parte dei gatti, non giudichiamo gli umani dall’aspetto: noi leggiamo la personalità e, di solito, i gatti hanno un fiuto particolare nel saper distinguere i buoni dai cattivi.”(Alfie)
“Il gatto che aggiustava i cuori” di Rachel Wells è la storia di Alfie. Alfie è “un gatto da divano” perciò non ha la necessità di andare a caccia di notte oppure di gironzolare per il quartiere a fare amicizia con gli altri gatti, perché vive in una casa calda dove ha il cibo, le coccole e tutte le comodità che un gatto può sognare. La sua giovane vita l’ha vissuta in una piccola villetta a schiera con un’anziana signora e con la vecchia gatta Agnes che viveva in casa prima di lui e che l’aveva accudito come una vecchia zia. Alfie è un gatto fortunato, perché non ha mai avuto altra preoccupazione che quella di raggomitolarsi sulla sua poltrona preferita. Ma, nel giro di poco tempo tutto questo finisce, perché la morte di Agnes spezza il suo povero cuore e Alfie soffre al punto che pensa di non potersi più riprendere.
Il suo dolore è così grande che lui e Margaret si sono stretti uno all’altro, perciò si può dire che è l’amore di Margaret l’abbia salvato. Entrambi avevano adorato Agnes perciò sentivano la sua mancanza in ogni fibra del loro essere, e si unirono nella loro sofferenza. Ma Alfie doveva imparare che la vita può essere ancora più dura e crudele. Infatti un giorno Margaret non riesce più ad alzarsi dal letto e, in una settimana, l’anziana signora muore. Anzi, ancor peggio, è proprio lui che la trova morta perciò Alfie chiede aiuto gnaulando con tutto il fiato che ha in gola.
Dopo la morte di Margaret, tutti i suoi beni vengono ereditati dalla figlia Linda che svuota la casa e la mette in vendita. Alfie è addolorato e disorientato ma non può fermarsi a piangere la morte della sua padrona perché deve pensare al suo futuro. Sente dire da Linda e suo marito che vogliono portarlo al gattile, e lui non è d’accordo. Tutta la comunità felina considera il gattile “il braccio della morte”perché si sa che se un gatto non è fortunato da trovare un nuovo padrone, il suo destino è la camera a gas. Alfie non vuole finire così perciò scappa e inizia una vita da gatto randagio a cui non è abituato. Alfie deve imparare a confrontarsi con la fame, con il traffico di Londra, con la pioggia, con i cani feroci, con gli ubriachi e con altre cose di cui non ci si deve fidare. Ma il suo istinto felino diventa più acuto per necessità, e lui diventa sempre più veloce a fuggire dal pericolo. La vita del gatto randagio può essere pericolosa perciò Alfie deve ingegnarsi e deve imparare la dura vita della strada. Ma Alfie è un gatto molto intelligente, perciò la sua mente felina progetta un piano. Decide di diventare un “gatto dei portoni” cioè di diventare un gatto che si mostra bisognoso di aiuto- che è la sua vera condizione- ma di cercare più famiglie che lo accudiscono, in modo da non restare mai più senza protezione. Perciò inizia a cercare una zona adatta allo scopo e arriva nell’incantevole strada chiamata Edgar Road, e lì capisce che è arrivato nel posto che cercava. Edgar Road è una strada che gli piace subito perché è una strada tranquilla con tante villette a schiera in stile vittoriano. Lui non ama i quartieri moderni con gli edifici monoblocchi perché li considera troppo freddi e impersonali. Dopo aver gironzolato per circa una settimana è già diventato l’amico di Tigre, una gattina gentilissima a striature brillanti che lo aveva difeso da un gatto prepotente. Alfie tiene d'occhio le case dove vede il cartello con la scritta “Vendesi”. Un giorno, vede un furgone che scarica dei mobili davanti ad una casa e sente che era arrivata l’occasione di trovare il divano e il cibo che cercava.Allora il gatto si intrufola in casa e conosce Claire, una giovane donna magra e alta, dai capelli biondo scuro spettinati che sta parlando con la madre, al cellulare. A prima impressione Alfie la trova molto simpatica e i suoi occhi tristi lo attraggono. Il suo acuto istinto felino suggerisce che la donna è buona ma che ha bisogno di aiuto. almeno quanto lui ha bisogno dell'aiuto di lei. Alfie miagola e fa le fusa per affascinare, finché la giovane donna lo vede e scopre anche la medaglietta che Alfie porta al collo dove è indicato il nome “Alfie” seguito dal numero di telefono di Margaret. Claire, decide di tenere il gatto solo per quella notte e di chiamare, il giorno dopo, il suo padrone. Ma Alfie sorride tra sé perché sa che il suo piano è riuscito. Il telefono di Margaret è stato staccato perciò la sua sistemazione in casa di Claire diventa definitiva. Il fatto è che Alfie non è un gatto disonesto ma ama il rapporto leale con il padrone leale, ma la paura che ha sentito durante la sua esperienza di gatto randagio lo ha scioccato perciò non vuole ritrovarsi mai più solo e abbandonato. Dopo una bella lavata che è costretto a subire con il sorriso sul muso, Alfie è sfamato. Poi lui e Claire si siedono fianco a fianco sul divano come due sconosciuti bene educati, poi Claire beve un calice di vino e scoppia in pianto. Alfie sentì che “c’era un motivo per il quale mi trovavo lì; ho sentito di avere un compito. Avrei potuto aiutare Claire tanto quanto lei avrebbe potuto aiutare me? Ho attraversato il divano e mi sono accoccolato addosso a lei, posando delicatamente la testolina sul suo grembo. Mi ha accarezzato con gesti meccanici e, benché stesse ancora piangendo, le ho offerto la consolazione di cui sapevo aveva bisogno e lei ha fatto la stessa cosa con me. “Ecco”, mi sono detto. In quel momento nel profondo del mio cuore ho sentito che eravamo spiriti affini. Ero tornato a casa.”Da allora Alfie inizia a vivere un periodo di pianti improvvisi di Claire e di suoi accoccolamenti nel suo grembo per consolarla. Ma Claire lavora tutto il giorno perciò Alfie sente la solitudine e decide che è arrivato il momento di cercare altre famiglie da cui farsi accudire. Avendo trovato il minimo necessario per stare tranquillo doveva rafforzare la sua sicurezza. Nella vita non si sa mai, perciò doveva trovare altri portoni a cui miagolare per avere cibo e rifugio. Aveva imparato che la vita è insicura perciò lui, che è un gatto più intelligente delle media, mette a frutto la lezione e si fa adottare da quattro famiglie.Alfie legge dentro le persone perciò vuole come padroni delle persone amabili perché è risaputo che l’indole del padrone e del gatto si devono assomigliare. La sua generosità gli comporta che si ritrova ad amare teneramente tutti i padroni che si è scelto. Perciò si ritrova ad aiutarli anche mettendo a repentaglio qualcuna delle proverbiali nove vite feline. Si sente di doverli ricambiare per le cure che riceve, deve confortarli con il suo amore e deve aiutarli a essere felici. Naturalmente tutto è narrato nella visuale di Alfie cioè nella prospettiva di un felino. “Il gatto che aggiustava i cuori” di Rachel Wells è pubblicato da Mondatori ed è una lettura raccomandabile a grandi e bambini, ma è "obbligatoria" per i gattofili di tutte le età.Il protagonista è ironico, intelligente, generoso e così affettuoso che si fa amare per la sua amabilità. In molte occasioni Alfie dimostra ciò che ha imparato dalle lezioni di vita avute da Margaret e Agnes. Lui stesso dice che, se è diventato un gatto migliore lo deve solo a ciò che ha imparato da Margaret e Agnes. Non nega che ha imparato anche dalle “soap opera” amate molto da Margaret, infatti lì ha imparato a riconoscere il violento “maschio umano Alfa”. La sua capacità di capire e di saper risanare quello la vita ha guastato rende la sua presenza sempre più importante per tutti quelli che lo amano. Per questo Alfie è il gatto che tutti vorremmo vedere acciambellato sul divano di casa nostra.Buona letturaSharatan