Il gatto dagli occhi di giada è uno dei due gialli realizzati da Antonio Bido che vede protagonista Corrado Pani a caccia di un serial killer che sta perseguitando la sua donna, interpretata da Paola Tedesco. Per molti anni le musiche di questo film hanno costituito un giallo nel giallo. Tutti gli spettatori avevano potuto apprezzare le belle e particolari composizioni che si sentono durante il film, ma il disco era inedito e nessuno sapeva chi si celasse dietro il fantomatico nome di Trans Europa Express che appare nei titoli di testa (chiaramente ispirato al quasi omonimo brano dei Kraftwerk). Colto anch’io da forte curiosità, nel marzo del 2006 chiesi informazioni ad Antonio Bido, il quale mi fece i nomi di Mauro Lusini e un ‘certo’ Coletta. Intensificando le ricerche arrivai ad un terzo nome, Glauco Borrelli, che contattai e mi rivelò finalmente l’identità del gruppo. I Trans Europa Express erano composti da Mauro Lusini, Gianfranco Coletta, Glauco Borrelli e Adriano Monteduro con i primi due, autori delle musiche. Chi sono costoro? Mauro Lusini, è un cantautore senese che giunse alla ribalta nel 1966 con la canzone C’era una ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stone, che fu uno dei maggiori successi di Gianni Morandi. Successivamente fece parte anche dei Goblin nell’album Volo. Il chitarrista Gianfranco Coletta ha fatto invece parte del gruppo psichedelico Chetro & Co e della primissima formazione del Banco del mutuo soccorso. Dopo queste esperienze passò alla Reale Accademia di Musica con la quale incise un disco insieme proprio al cantautore Adriano Monteduro. Glauco Borrelli invece è stato il bassista degli Alberomotore, gruppo di rock progressivo che incise un unico album nel 1974.
Data questa conformazione, è facile intuire che le melodie de Il Gatto dagli occhi di giada abbiano influenze progressive, ma il progetto Trans Europa Express puntava soprattutto sulle sperimentazioni vocali, che rendono le musiche di questo film molto particolari ed originali. Musiche che sono rimaste inedite per quasi trent’anni finché, nel settembre del 2006, la Digitmovies le ha tirate fuori dagli archivi RCA e stampate in cd. Un cd che comprende ben 20 tracce più 6 bonus tracks non presenti nel film. Le tracce, all’epoca inedite, non hanno nome per cui faremo riferimento solo al numero. Il tema principale è la traccia 1 costituita da un arpeggio di chitarra acustica accompagnata da un basso molto “gobliniano” ai quali poi si uniscono cupi intrecci vocali. Questo brano si può definire come “tema del killer” in quanto accompagna tutte le apparizioni dell’assassino. Questa traccia nel film è sempre seguita dalla traccia 7, un intenso ma breve brano rock per basso solo, piano e voci, tranne in un caso in cui è seguita dalla traccia 19. La traccia 19 è una variazione della traccia 6, un tema rock per basso e batteria. Sono infatti molti i brani rock di questa colonna sonora. Oltre alle già citate, è da segnalare la traccia 8, un brano con formazione completa (basso, batteria, moog e chitarra) che inizia con un ritmo lento e ossessivo, scandito dalla sezione ritmica, per poi esplodere in un rock veloce. A questa si aggiungono la traccia 9, variazione della 6 con l’aggiunta della chitarra, la traccia 17 che è la versione strumentale del tema principale e la traccia 13, che è una variazione della 7 con un introduzione di moog. Le sperimentazioni canore, oltre dove già segnalate (tracce 1 e 7) si trovano nella loro massima espressione nella traccia 3, che presenta spaventosi esperimenti vocali accompagnati dal suono di un carillon. Un carillon inquietante che ritroviamo solitario nella traccia 18.
La colonna sonora propone inoltre alcune interessanti tracce con esperimenti percussivi (5 e 15) e, fortunatamente, alcune tracce rilassanti e romantiche (4, 14 e i titoli di coda nella traccia 20). Curiosamente i titoli di testa non sono inclusi nel cd e non sono neppure composti dai Trans Europa Express. Si tratta infatti di un tango decisamente estraneo al resto della musica. Nel film si trovano alcuni casi di musica diegetica: durante un balletto, dalla radio e da un giradischi. In quest’ultimo caso si tratta del brano 16 del disco, che è una stonata canzoncina popolare disturbata dal fruscio d’un vecchio vinile. Nel complesso, penso l’abbiate capito, non è il disco da ascoltare sotto la doccia o in macchina. Ma se amate un certo tipo di rock anni ’70, e non disprezzate alcuni momenti sperimentali, questo è un disco da non perdere.
Fabio Meini