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Due gatti, uno bianco e uno nero, gironzolavano in un bosco fatato che apparteneva a un feroce troll.«Come sono bello» disse quello bianco specchiandosi nel lago. Poi si rivolse al gatto nero che era molto più riservato di lui: «Quanto è brutto il tuo pelo invece! È così nero! Sembra carbone, il mio è bianco come il latte.»«Non ti vantare» lo rimproverò il gatto nero. «A questo mondo la vanità porta solamente guai, è molto meglio la furbizia per sopravvivere.»«Tu sei solo invidioso della mia bellezza» rispose il gatto bianco.A quel punto saltò fuori il troll che si mise a strepitare «Che ci fate voi qui? Chi vi ha dato il permesso di passeggiare per il mio bosco?»I due gatti si misero a correre veloci, ma il troll era lesto e agitava la sua lunga spada fino a sfiorare le loro morbide code.Entrarono in un cespuglio di rovi.Il gatto bianco si impigliò nelle spine perché aveva al collo un elegante collare di seta. «Povero me, consideravo la bellezza importante!» gridò disperato. «La mia vanità mi ha portato alla morte.»Il troll lo raggiunse e lo trafisse con la spada, poi bloccò anche il gatto nero per fargli fare la stessa fine.«Aspetta» lo fermò il gatto. «So che a voi troll piacciono i tesori, se mi lasci vivere io ti guiderò fino al mio tesoro, per ricompensarti della tua generosità.»Il troll, avido come tutti i folletti, si lasciò convincere.Il gatto nero quindi lo condusse con sé e gli indicò la tana vuota di una talpa. Il troll si infilò dentro, ma mentre procedeva a carponi, il gatto nero salì su una roccia e facendola franare ricoprì la buca.«Mi hai ingannato!» urlò il troll da dentro la sua prigione.Ma il gatto nero rispose «No, io non ti ho ingannato. Ti ho fatto davvero vedere il mio tesoro. L’astuzia.»Detto questo, il gatto corse via e da quel giorno in poi gironzolò solo in luoghi tranquilli.