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Al film "Il Gattopardo" va la colpa di aver diffuso ancor di più quest'idea già presente nel libro, di una Sicilia sonnolenta, rivolta verso l'oblio, dove il fare è inutile perché non c'è speranza di innovazione.
Si può ben capire il sentimento di Camilleri, che da siciliano, crede e sostiene un'evoluzione costante e positiva della Sicilia.
Io non posso che guardare con tenerezza a "Il Gattopardo" pensando al povero autore Giuseppe Tomasi di Lampedusa che, rifiutato dalle maggiori case editrici per due anni, è riuscito a ottenere la pubblicazione solo dopo la sua morte. Era malato, sapeva di avere scarse speranze di vita, così com'era consapevole di aver scritto un buon romanzo. Aveva ragione. Se solo gli editori l'avessero ascoltato prima! Non ha potuto avere la soddisfazione di vedere il suo libro stampato, di saperlo in cima alle classiche di vendita e di ricevere il Premio Strega nel 1959. "Il Gattopardo" è stato il primo best-seller della letteratura italiana.
Il film di Luchino Visconti è un ottimo e curatissimo riassunto del libro, mancano solo gli ultimi capitoli. Capitoli trascurabili, descrivono la morte del principe e la vecchiaia delle sue tre figlie, tra cui Concetta. Appare anche Angelica, rimasta vedova dopo quarant'anni di matrimonio con Tancredi.
Il protagonista è il principe di Salina (nel film uno splendido Burt Lancaster) che Tomasi di Lampedusa ha descritto per modi e aspetto identico al suo bisnonno il principe di Lampedusa.
Dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala, il principe di Salina intuisce che per l'aristocrazia è giunta la fine e si rassegna a vivere con malinconico distacco i nuovi eventi.
Suo nipote Tancredi (nel film Alain Delon) seguendo la sua massima "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi", è pronto a unirsi ai garibaldini al solo scopo di proteggere i suoi interessi personali e rimare un privilegiato. Per lo stesso motivo, in seguito, si arruolerà nell'esercito regolare del re. Tancredi, da abile camaleonte, capirà anche che non è più Concetta, ma Angelica (Claudia Cardinale) ad avere tutto ciò che fa al caso suo. Non solo è bella ma anche molto ricca, e poco importa se è di origini modeste. Concetta, figlia del principe e cugina di Tancredi, ha grazia e nobiltà, ma pochi denari visto che deve dividere l'eredità con altri sei tra fratelli e sorelle.
Il principe, anche se sa di far soffrire sua figlia, appoggia il matrimonio tra Tancredi e Angelica.
Angelica sente di dovere molto allo "zione", per poterlo ringraziare chiede di ballare con lui. Mentre danzano osservati da tutti al centro della sala (scena cult del film) il principe nega di avere meriti, Angelica deve solo a se stessa la felicità raggiunta.
Diventa sempre più evidente che la borghesia riuscirà a soppiantare la nobiltà. Angelica ne è la prova.
"Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra." (Don Fabrizio Principe di Salina)
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