Magazine Mondo LGBTQ
Domani sabato 7 giugno si svolgerà a Roma il ventesimo gay pride della Capitale e tipo che quando hanno iniziato io avevo quindici anni e giocavo ancora con il Dolce Forno Harbert di mia cugina e adesso invece sono un omone barbuto e in sovrappeso, che dice senza vergogna di essere gay. Proprio a questo proposito, confesso che mi piace molto lo slogan che hanno scelto per questa campagna: "Da vent'anni sfidiamo i pregiudizi a viso aperto" e ok, a dire il vero suona un po' come fosse una pubblicità di cucine: "Da vent'anni arrediamo le case degli italiani" e però tralasciando questo piccolo dettaglio, il termine "a viso aperto" mi piace veramente tanto, perché non ha senso chiedere diritti e manifestare e poi tenere la propria sessualità nascosta. Lo so che l'argomento coming out è un sempre un discorso spinoso e molto personale, però sono arrivato a 35 anni e vivo ancora in un paese che tratta i gay come fossero un fenomeno da baraccone e sinceramente mi sono un po' stufato.
Ho detto ai miei genitori di essere gay ormai tipo dieci anni fa e lo sanno i miei amici e lo sanno tutti quelli che me lo chiedono e la mia vita procede serena e non ho mai avuto nessun tipo di problema a riguardo ed è per questo che voglio parlare del gay pride, non come l'ennesima occasione per scendere in piazza e urlare ai politici la nostra necessità di avere diritti, ma come l'opportunità di far vedere a tutti chi siamo veramente. La storia del "Quello che faccio in camera da letto è una cosa che riguarda solo me" è una bugia che ci raccontiamo per trovare una giustificazione e io la tollero con sempre maggior fatica e poi ci sono quelli che "Non l'ho ancora detto ai miei perché sono anziani e non sopporterei di vederli soffrire" e sinceramente mi sono un po' rotto le palle di questi gay che chiedono a gran voce i diritti e poi però sono indulgenti con se stessi e trovano mille giustificazioni per non venire allo scoperto. Essere gay non è un segreto da custodire gelosamente e credo che fin quando non lo capiremo, non andremo proprio da nessuna parte. La gente ha bisogno di vedere quanti omosessuali esistono e quanto sono normali le loro vite e solo in questo modo smetterà di temerli o ritenerli una minaccia o non so io quali problemi frullano in testa agli omofobi. È arrivato il momento di scendere in strada a viso aperto, prendersi le proprie responsabilità e smettere di pensare che tanto ci pensano gli altri a combattere per i diritti omosessuali. Quando gli afroamericani combatterono la loro battaglia contro gli schiavisti, non poterono nascondersi, perché il colore della loro pelle era troppo evidente per essere coperto. Quando le donne chiesero gli stessi diritti degli uomini, lo fecero mostrando il seno e non coprendosi. Quando nel 1969 la polizia irruppe nel bar gay chiamato Stonewall Inn, fu la transessuale Sylvia Rivera a scatenare la rivolta. I gay hanno la fortuna di potersi confondere tra la gente senza essere riconosciuti e questa è la loro forza, ma anche la loro più grande debolezza; perché la storia ci insegna che le battaglie non si vincono nascondendosi, ma mostrandosi con fierezza a viso scoperto.
Io ai gay pride romani ci son sempre andato, perché ritengo che bisogna far vedere quanti siamo e non mi interessa nulla dei colori politici che organizzano la manifestazione o delle beghe che ci sono tra le varie associazioni, perché la parola gay pride significa "orgoglio gay" e non "associazioni che organizzano la parata nella speranza di ricavare qualche soldo"; al gay pride bisogna andarci sereni, a viso scoperto, senza avere la stupida paura di essere inquadrati dalle telecamere dei telegiornali e l'ansia che se viene a saperlo zia, poi muore di crepacuore. Io domani vado al gay pride perché sono orgoglioso di quello che sono e invito tutti ad andare al pride organizzato nelle proprie città e scendere nelle strade a viso aperto, perché non abbiamo niente da nascondere e non ha senso essere gay solo la sera quando andiamo in giro per locali, o quando stiamo in camera da letto con l'erezione nelle mutande. Essere gay è una cosa che fa parte di noi, tutto il giorno, tutti i giorni e se ci vergogniamo di esserlo, non saremo mai ascoltati da nessuno e non so voi, ma io sogno di vivere in un paese che mi giudichi per quello che faccio e non per quello che sono.
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