Siamo nell’aprile 1915, è già scoppiata la prima guerra mondiale, da un lato gli imperi centrali, cioè Germania, Austria-Ungheria, Bulgaria e Impero Ottomano (l’attualeTurchia, ma molto più grande). Dall’altra parte gli altri, intorno a Francia, Inghilterra, Russia (l’Italia resterà neutrale per un altro mese). L’eliminazione violenta degli armeni (deportazioni, massacri) fu preparata a tavolino dal governo ottomano e perseguita poi anche dal nuovogoverno laico di Atatürk. L’idea condivisa dai due regimi era quella di uniformare il paese. Uniformare, dico, etnicamente e religiosamente. Ai primi di aprile del 1915, il governo turco, adducendo l’accusa che gli armeni, circa due milioni di persone, di religione cristiana, abbiano appoggiato i russi nelle battaglie del Caucaso, dà il via a rastrellamenti e fucilazioni. Sono decine di migliaia di morti. Donne, vecchi e bambini sono deportati verso sud attraverso i monti. Il 19 aprile cinquantamila armeni sono assassinati nella provincia di Van. La data convenzionale a cui ci si riferisce per l’inizio del genocidio è il 24 aprile: quel giorno, a Costantinopoli, vennero incarcerati e uccisi 500 esponenti dell’élite armena. Così il prossimo 24 aprile il patriarca Karekine II celebrerà i cento anni del Metz Yaghem, il “Grande Male”, proclamando un milione e mezzo di santi, cioè tutti gli uomini, le donne, i vecchi, i bambini massacrati dai turchi. La parola “genocidio” è stata coniata da Raphael Melkin — uno studioso russo-polacco — proprio in riferimento agli armeni. Solo più tardi è stata applicata anche agli ebrei.
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il GENOCIDIO ARMENO, 1915, da cinquantamila.it, 13 aprile 2015
Creato il 13 aprile 2015 da Paolo Ferrario @PFerrarioI suoi ultimi articoli
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