Spesso l’ambientazione dice più di mille parole. Questo è stato uno di quei casi. La location di Trussardi diventa un bosco autunnale, i suoni sono quelli della campagna, cani che abbaiano, cinguettii, e il rumore delle foglie secche calpestate. La luce è quasi novembrina, l’atmosfera è morbida, fatta di toni subdued e caldi.
La collezione è in parte da “gentiluomo di campagna”, e in parte da cittadini accaniti.
Devo dire che i capi a ispirazione campagna sono i più impattivi. Il primo impatto si ha con il velluto colorato a coste larghe, per passare attraverso tessuti tecnici, ma impunturati, che danno quel senso di caldo e naturale, per arrivare ai grandi colli avvolgenti, che scaldano più di una sciarpa. Giochi di sovrapposizioni e di toni, alcuni giacconi oversize e un tabarro con mille tasconi applicati, color ocra.
C’è un piacevole tuffo nel passato, con il ritorno di due colori: il bordeaux e il mitico “verdone”, che sul velluto ci portano indietro nel tempo, in un momento in cui il casual era – anche – elegante e signorile.
L’ultimo modello a sfilare è stato il levriero: vivace, curioso, divertito, avrebbe preferito annusare tutto anziché sfilare, ma si sa, noblesse oblige.