Leonardo Nascimento de Araujo lascia il Milan. Non soltanto la sua panchina. Va via, così semplicemente e con grande stile, lasciando la società che per tredici anni è stata la sua casa, prima da giocatore, poi da dirigente e, infine (controvoglia), da allenatore. Avevano dovuto convincerlo un anno fa per accettare di spostarsi dalla scrivania al campo. Lui ci ha messo impegno, ha frequentato il supercorso di Coverciano (dove a breve gli sarà consegnato un tesserino che, per sua stessa ammissione, non utilizzerà a breve) e con la squadra a disposizione (nessun arrivo di peso e due addii illustri) ha fatto più di quello che avrebbe potuto. E, al di là delle critiche gratuite arrivate ‘per sentito dire’ dagli ospiti delle cene dei senatori a Palazzo Grazioli, ha consegnato nelle mani dell’«amico» Adriano Galliani, e del presidente Berlusconi, la qualificazione alla prossima Champions League. Ieri Leonardo ha fatto calare il sipario sulla sua anima rossonera. «E' arrivato il momento di chiudere, ma in modo tranquillo», ha detto presentandosi alla conferenza stampa pre-Juventus insieme con Adriano Galliani per annunciare l’«addio consensuale» caldeggiato da Berlusconi (l’unico in Italia a pensare che il Milan potesse lottare alla pari con l’Inter) ma deciso dall’uomo Leonardo. Pochi fronzoli e molta onestà. «Non sapevo cosa significasse fare l'allenatore. È stata una cosa straordinaria, ma non so se lo farò in futuro. A me quello che piace è la gestione», ha chiarito l’ex giocatore-dirigente-tecnico del Milan che confessa «mi mancherà il rapporto coi giocatori anche le litigate sono state belle e fanno parte dell’arricchimento generale».
«Non ho nessuna paura del futuro, non ho nessun pensiero e non ho nessuna offerta», ha continuato ringraziando Adriano Galliani di «tutte le opportunità» che gli ha dato negli ultimi tredici anni della sua vita. Da stasera le strade di Leonardo e del Milan si separeranno (tranne che per l’impegno del brasiliano nella Fondazione Milan) così come Leonardo aveva anticipato spesso. «Quando ti stacchi da un ruolo dirigenziale per diventare allenatore, non puoi più tornare indietro – ha ripetuto anche ieri -. Un anno fa ho lasciato il ruolo dirigenziale per diventare tecnico: sapevo che, quando sarebbe finita l'esperienza da allenatore, sarebbe finito anche il mio rapporto con il Milan». Un Milan rappresentato da un Adriano Galliani commosso che, ancora una volta, tira fuori la penna che Leonardo gli regalò nel 2001 e con la quale fu firmato anche il contratto da tecnico del brasiliano. Un Milan che, dice Galliani (ma questa è una bugia buona) non ha ancora scelto il suo nuovo allenatore. Ma è giusto così. Sarebbe stato ingiusto negare a Leonardo l’ultima meritata ribalta.
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