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Il Gheddafi italiano del bunga-bunga – di Iannozzi Giuseppe

Creato il 22 ottobre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Il Gheddafi italiano del bunga-bunga

di Iannozzi Giuseppe

Il Gheddafi italiano del bunga-bunga – di Iannozzi Giuseppe

Berlusconi il Gheddafi italiano

Muhammar Kadafi è morto. O meglio, è stato giustiziato. Forse ha urlato. Forse ha combattuto fino all’ultimo. E forse ha cercato di nascondersi. Lo hanno però beccato. Gli hanno sparato prima alle gambe. Poi il colpo mortale, alla testa. Il suo corpo è stato calpestato dai ribelli. La folla ha gridato, ha manifestato la sua gioia. Gheddafi non è più una minaccia. Non è più un tiranno. E’ un pezzo di carne sanguinolenta che viene mostrato al pubblico, alla televisione, ripreso con un videofonino. E’ stato giustiziato con un colpo di pistola, ammazzato come un cane da quella pistola dorata che era uno dei suoi tanti simboli di terrore. A scrivere la parola fine sarebbe stato un giovane ribelle. Non è chiara la dinamica. Non lo sarà nemmeno domani. La morte del Colonnello è già Storia e la leggenda intorno alla sua fine conta già tante varianti. A mandare all’inferno il Colonnello sarebbe stato un giovane, un certo Mohammed al-Bibi, un ribelle di 20 anni. Sulla testa del dittatore 20 milioni di dollari. Il giovane giustiziere riscuoterà la taglia? Forse no perché parrebbe che non sia stato lui a sparare il colpo decisivo. Non si capisce chi lo abbia ucciso, dove, come e quando. Con tutta probabilità la morte del dittatore continuerà a rimanere avvolta dal mistero per parecchi anni. Non si saprà mai come è in realtà caduto. Il suo stato di terrore è però finito insieme agli ultimi suoi fedelissimi.

Il Gheddafi italiano del bunga-bunga – di Iannozzi Giuseppe
In queste ore i giornali ricordano la tragica fine di alcuni dittatori: Benito Mussolini a testa in giù a Piazzale Loreto (Milano); Adolf Hitler suicida insieme a Eva Braun nel suo bunker; Nicolae Ceausescu ucciso dopo un breve processo farsa nel 1989; Pol Pot morto nel suo letto prima dì essere consegnato a un tribunale internazionale; Saddam Hussein morto impiccato nel 2006 dopo la sentenza del tribunale iracheno. E, in maniera clamorosa e censoria, ci si dimentica di Joseph Stalin, dittatore a tutto campo, per crudeltà non di certo inferiore al Duce italiano e al Fuhrer. Il 5 marzo del 1953 il dittatore comunista morì a causa di un colpo apoplettico. Tre anni dopo la sua morte, al XX Congresso del PCUS (1956), Nikita Chruščёv denunciò i crimini commessi da Stalin dando così inizio a un processo di ‘destalinizzazione’. In prima pagina, il 6 marzo 1953, il quotidiano l’Unità scriveva, senza alcun spirito critico: “Stalin è morto. Gloria eterna all’uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell’umanità. Il Capo dei lavoratori di tutto il mondo si è spento ieri sera a Mosca alle 21:50″. Ancor oggi parlare di Stalin il dittatore è tabù, per la sinistra tutta: ecco dunque che i dittatori sono tutti uguali, ma almeno uno, Stalin, è uno di quelli di cui è fatto divieto alla sinistra di parlarne male.

Il premier Silvio Berlusconi, sino a ieri grande amico del Colonnello, appresa la notizia della morte del dittatore libico ha commentato: “Sic transit gloria mundi”. Ha poi soltanto aggiunto che “ora la guerra è finita”. Berlusconi ha mangiato insieme a Gheddafi. Ha condiviso le sue idee, gli ha permesso di portare il Corano in Italia e di far propaganda all’islamismo. E non da ultimo ha dato in pasto al raìs le donne italiane permettendogli… non lo sappiamo cosa gli abbia permesso di fare e di non fare con loro. Ma l’ambigua pratica del bunga-bunga è diventata subito l’argomento principe su i giornali di mezzo mondo.

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