Che non è il colore di un genere letterario, o delle sue copertine. Non è neppure un film di Dario Argento. È il colore di una Pandemia letteraria. La nostra.
Lo so, del Survival Blog sapete tutto. O forse no, visto che c’è ancora chi capita per caso sui post della mia parte di SB e se li legge tutti, scoprendo alla fine che un bell’eBook gratuito che non solo li racchiude, ma ne comprende di nuovi, è lì, in download gratuito che lo attende. Cose che succedono tutti i giorni.
Però voglio credervi, al fatto che siate esperti in materia di SB, quindi in questo articolo non inserirò neppure un link, eccetto uno, ché mi serve per spiegare il tema principale.
Il Survival Blog, scenario di scrittura collettiva indipendente, sembra spegnersi di tanto in tanto, ma è sufficiente un piccolo impulso, come le copertine di ieri, per riaccendere la fiamma. È già successo. Succederà ancora. Stanno arrivando altri eBook, almeno due certi. C’è chi è tentato di provarci, ma alla fine resta lì, a fissare i gialli che vogliono divorarselo crudo. E non farà mai nulla.
Ho una notizia per voi: l’unico modo per partecipare a questo progetto è scrivere. L’unica condizione è rispettare l’ambientazione comune e il realismo dell’impianto narrativo. Niente mutanti ridicoli, niente cure per salvare il mondo. Niente armi a raggi laser. Solo quello che abbiamo a disposizione.
Il tutto per contribuire alla storia, bella e disperata, che in tanti abbiamo messo su carta. Ed è proprio questo, il punto. Siamo stati tanti, ognuno con la propria versione, il tassello personale dell’universo giallo.
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Perché le cose sono andate male, per qualcuno dei nostri alter-ego? Molti hanno deciso di morire, uccisi dai gialli o trasformandosi in loro. In pochi sono sopravvissuti. Le donne partecipanti, quasi tutte, se ben ricordo, come fece notare Marina, hanno deciso di terminare le loro storie finendo vittime dell’infezione. E già queste osservazioni, di per sé, sarebbero spunto di discussione: perché tutte le donne (o le autrici che le hanno create e gestite) sono “morte” infettate dalla Gialla, perché nessuna di loro ha intravisto una speranza di sopravvivere, di ricostruire qualcosa? In alcuni articoli del periodo si accennò al fatto che il Survival Blog fosse stato anche esperimento di psicologia individuale, ciascuno degli autori impegnato ad affrontare i propri demoni e le proprie paure.
Io, lo sanno anche i sassi, sono sopravvissuto, pur lasciando in ballo ogni cosa, con un finale aperto. Diciamo che, per parte mia, ho scelto di non ingiallire, quando tutto, a cominciare dalla descrizione del Morbo di Lee-Chang, avrebbe lasciato presagire il contrario.
Ma le cose, in fase di creazione e stesura della storia, del nucleo originario del SB, sono andate diversamente…
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[Da qui in poi ci sono degli spoiler circa il mio eBook Girlfriend from Hell, se non l'avete letto, state alla larga]
Zooey, lo sapete, avrebbe dovuto morire. C’era lei, in quella tenda, nel Capitolo 14, Canterbury. Mentre Erica avrebbe dovuto essere con me fino all’ultimo. Ma questo discorso lo conoscete, già, l’ho già fatto in un altro articolo. Dettaglio importante che va a spiegare il perché, nella parte centrale del libro, Hell non menzioni più la sua compagna chiamandola per nome, ma solo con un “lei” generico. Un po’ è naturale, quando sono insieme alla mia ragazza io penso a “lei”, e basta. Un po’ per mantenere segreta l’identità della superstite. Sembrava folle che un’attrice famosa potesse sopravvivere, ma… in fin dei conti, folle solo come idea. Sulla carta, rischiando, ha funzionato.
Qualcuno (due o tre) mi fece notare che, riversata la storia in eBook, tale precauzione era sostanzialmente inutile e generava confusione. Be’, non sono d’accordo. Anzi, ho voluto, pur potendo sistemare le cose, che quel “lei” generico restasse. Lo adoro.
Mai affrontato, invece, è il discorso contagio, e su di esso non mi dilungherò più di tanto, dato che sto per riprendere l’argomento gialla nel prossimo eBook.
Dico solo che, nel momento in cui io e Alex stavamo decidendo di far incontrare i nostri alter-ego, mantenni il più stretto riserbo sulle condizioni di salute di Hell… ahahahah, sembra quasi un intrigo internazionale. Il punto è che mi sono divertito a seminare indizi, spesso errati o comunque non vincolanti, per creare il dubbio.
Nel capitolo 32, Carla, Hell affronta l’infetto nel bosco. Questo riesce a mordergli il braccio, sia pure protetto dal giaccone, che però sta per strapparsi. C’è una probabilità pur minima di infezione.
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E non vi nascondo che, prima, verso Natale, è balenata l’idea che fosse Hell, il giallo intelligente dei quali tutti parlavano. Contagiato chissà come, chissà quando, sopravvissuto e itterico. Armato di fucile e tutto il resto.
Conclusione a sorpresa? Forse.
Conclusione altrettanto lirica? Ne dubito.
Scelta narrativa, dunque. E scelta personale. Alla fine, a me sarebbe piaciuto sopravvivere all’apocalisse, sia pure con poche certezze e un parto della propria donna, imminente e senza assistenza medica. Un tuffo nell’ignoto.
Ma, per pochi attimi, sono stato giallo anch’io. Perché c’era la voglia di stupire con effetti speciali, di scrivere storie che evadessero dai cliché apocalittici. Queste, le seduzioni cartacee.
Ma alla fine, in un mondo di vivi-morenti, ho deciso di vivere, un po’ come Renton. E conservando intatto il colore della mia pelle.
L’apocalisse, l’ho già detto più volte, per me è un divertimento. È una fuga. Uno se la deve godere, non sprecarla in inutili piagnistei. Io sono così, per cui doveva esserlo anche Hell. E questo è tutto.
E voi, che fine hanno fatto i vostri alter-ego, e perché?