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Il giallo del bando

Creato il 29 gennaio 2013 da Nonzittitelarte

Il giallo del bandoSi sposta il baricentro dell’inchiesta sulla nomina di Marcella Crivellenti a sovrintendente del Lirico. L’attenzione della Procura – che ha indagato il sindaco Massimo Zedda per abuso d’ufficio e falso – piuttosto che sul contestato «voto unanime» attorno al nome della manager barese espresso dal Cda nella riunione del 1 ottobre, ora sembra concentrarsi principalmente sul fatto che in quella occasione fu completamente ignorato il concorso pubblico bandito mesi prima. IL NODO Il pm Giangiacomo Pilia vuole insomma accertare se il Cda, una volta imboccata la strada del concorso, fosse o no obbligato a scegliere il nuovo sovrintendente tra i 44 candidati che avevano presentato domanda entro i termini stabiliti. Cosa che – com’è noto – non avvenne perché proprio nella riunione del 1 ottobre Zedda tirò fuori a sorpresa il nome della Crivellenti (che non era nella rosa) e la propose al Cda, incassando una sorta di discussa «fiducia unanime». IL NUOVO ESPOSTO Un aspetto che, per pura coincidenza, è una parte molto importante dell’ennesimo esposto presentato pochi giorni fa dai rappresentanti dei lavoratori del Lirico. Nel nuovo dettagliato e circostanziato atto d’accusa dei sindacati si sostiene difatti la tesi che «la decisione della Fondazione di ricorrere al bando per la selezione del Sovrintendente non costituisce una libera scelta, bensì un obbligo derivante dalla particolare posizione rivestita dalla Fondazione medesima». Citando alcune sentenze del Tar la Rsu spiega che pur essendo «la natura giuridica delle fondazioni liriche di diritto privato», le stesse siano «assoggettate a una disciplina speciale diretta a porre limiti all’autonomia privata» in quanto perseguono finalità di interesse pubblico, «traggono risorse economiche in prevalenza dalle contribuzioni» pubbliche e sono non a caso sottoposte «a un intenso potere di vigilanza» da parte del Ministero per i beni culturali. LA TESI DEI SINDACATI «In questo contesto – spiegano i lavoratori -, intendere il rapporto tra Cda nominante e Sovrintendente in senso fiduciario non può che intendersi in senso tecnico-professionale. Ciò comporta che la determinazione sulla scelta del Sovrintendente sia assunta all’esito di una valutazione comparativa fondata su parametri obiettivi» perché tale atto «costituisce un momento strategico per il buon andamento ed il perseguimento delle finalità dell’Ente». LA CONCLUSIONE Dunque – è la conclusione – il Cda avrebbe dovuto pescare il nuovo sovrintendente tra i 44 che presentarono domanda, scegliendo il migliore. E se è vero che nel bando era prevista la possibilità di andare oltre i nomi dei candidati qualora nessuno di questi, dopo l’analisi dei curricula, si fosse rivelato all’altezza del compito, parrebbe altrettanto vero che le competenze dei 44 aspiranti sovrintendenti non siano state mai valutate e discusse dal Consiglio.

Massimo Ledda

fonte: L’UNIONE SARDA

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