Il premier giapponese Yoshiko Noda annuncia che il Giappone uscirà definitivamente dal nucleare entro il 2030, decisione impensabile fino a qualche tempo fa.
Il governo bloccherà le nuove centrali in costruzione e si spingerà verso un maggiore utilizzo delle energie rinnovabili.
Dopo tanti tentennamenti, annunci, smentite varie, indecisioni ma soprattutto grazie alla pressione popolare la decisione di uscire dal nucleare entro il 2030 è stata presa.
Stop alla costruzione di nuove centrali e incentivi per l’uso delle fonti di energia rinnovabili.
Fino a poco tempo fa il Giappone era il terzo produttore di energia nucleare dietro a USA e Francia: ora, dopo il disastro di Fukushima, il Giappone decide di cambiare rotta e di adottare una nuova strategia per quanto riguarda il consumo energetico.
L’80% dei Giapponesi si dichiara contrario all’uso dell’energia nucleare: la paura è troppa tra i cittadini giapponesi dopo gli eventi recenti che hanno evidenziato quanto possa essere pericoloso usare l’energia nucleare in un paese come il Giappone dove il rischio sismico è molto alto.
Quindi il Giappone per gli anni futuri di sicurò diventerà insieme all’Olanda un paladino dell’uso delle fonti di energia rinnovabili: la paura “ha fatto il suo” in un paese dove le centrali nucleari aumentavano sempre più mettendo a rischio la vita di tantissime persone.
Però rimane da aggiungere che forse non si dovrebbero prendere decisioni come quella che ha preso il Giappone solo dopo disastri o situazioni di emergenza: l’uso delle rinnovabili o il risparmio energetico o ancora lo sviluppo sostenibile dovrebbero essere scelte non “per paura” ma perchè all’uomo “conviene” salvaguardare gli ambienti e gli ecosistemi come anche la vita delle persone.
La green economy, la conversione ecologica, l’uso delle rinnovabili e quant’altro dovrebbero essere parte della “nuova mentalità energetica” di un pianeta dove sono chiari ed evidenti i danni provocati dallo sfruttamento eccessivo dell’ambiente come dall’inquinamento.