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Il giardino delle vite intrecciate: Claudia Manselli, A cera persa
Creato il 14 agosto 2013 da Consolata @consolanzaIn questa corposa raccolta di racconti pubblicata dalle edizioni online DuDag, Claudia Manselli conferma il talento già dimostrato nel romanzo L’orologiaio (vincitore del Premio Alga 2010). È una scrittrice di grande coraggio, e lo dimostra nella scelta degli argomenti spesso scioccanti, nei personaggi scabrosi, nelle vicende che mordono a fondo nella realtà e nel contemporaneo pur deformandole e trasformandole con esperta immaginazione, senza disdegnare un tocco di fantastico quando è necessario. I racconti non procedono secondo una narrazione lineare, c’è un continuo ritorno al passato, una ricostruzione di ciò che gli occhi vedono e non sanno interpretare attraverso improvvise illuminazioni, intuizioni come lampi che mettono il lettore sulla strada della verità. Siamo nel centro di Torino, nei giardini dedicati al comandante della spedizione di Crimea, Alfonso La Marmora, la cui statua, raffigurata nella posizione della corsa con in testa il cappello piumato da bersagliere, è il centro del palcoscenico su cui si muovono i personaggi delle varie vicende. Proprio come su un palcoscenico, i vari frequentatori del giardino si presentano al proscenio da protagonisti nel racconto loro dedicato, e lo attraversano come comparse o comprimari negli altri. Così può succedere che un particolare rimasto sospeso venga spiegato in una vicenda apparentemente lontana, e alla fine siamo altrettanto soddisfatti che dopo la lettura di un romanzo, perché veniamo messi al corrente del destino di ognuno. Questa struttura è complessa e sapientissima, perché Claudia Manselli la nasconde bene, riuscendo a sorprenderci ogni volta. Mette una grandissima cura nella scelta delle parole, e la preziosità della sua scrittura sa farsi mimetica quando occorre, cambiando continuamente punto di vista narrativo, passando dalla prima alla terza persona, dando voce a personaggi colti o grezzi, bambini e anziani, stranieri e italiani. È una sfida ampiamente vinta, che richiede una grande capacità di empatia e molta sensibilità per renderli tutti altrettanto credibili. E ci vuole anche un grande controllo della scrittura per affrontare temi così scottanti senza mai cadere nel patetico. Così A cera persa è una sorta di confessione esistenziale di Alfonso La Marmora che osserva il mondo che gli si muove intorno dalla sua posizione di immobile centralità, in Imperfezioni Sara, che una madre sventata ha chiamato Soraya, accetta infine la sua natura che le impedirà sempre di diventare il falco che vola in alto e vede tutto, mentre la protagonista di Made in Italy, spaventata dalla massa di immigrati che hanno invaso la città, finisce per perdere la propria identità dopo avere sperimentato l’identificazione con le vite oscure che la assediano. Il barbone protagonista di Natale si chiama Giuseppe e ha fede nel ripetersi annuale della nascita di Gesù, Il bersagliere ci racconta di un bambino che soffre perché sa di essere diverso dagli altri a causa della sua vicenda personale, Gilda, la protagonista di Ventiquattro maggio millenovecentoquarantotto, che conosce in anticipo la data della propria morte, nasconde un abito da sposa e un segreto lontano nel tempo. Particolarmente vivida è la protagonista di Vivere, che ha trovato un modo insieme sconvolgente e semplice di tenere lontano la vecchiaia e il decadimento, mentre Il ghiottone ingurgita dolci per tenere a bada l’oscurità che lo divora dentro. Un uomo tranquillo è quello che ogni sera si apparecchia la cena su una panchina come fosse a casa sua, e nelle sue parole caute ma rivelatrici scopriamo quale storia si nasconde dietro alla sua tranquillità. Passaggi notturni intreccia le vite sconvolte di due ragazze romene, Viorica e Maria, tradite dalla loro bellezza e dal desiderio di essere amate, accompagnandole in una fuga che è come una sparizione magica e infine Cose superfluepare suggerire che proprio una sparizione, un farsi trasparente, è il modo più giusto per essere felici.
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