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Il regista Eran Riklis mette in scena una storia sul conflitto israelo-palestinese senza mai mostrarne la cruda violenza ed evitando di focalizzarsi sul conflitto stesso. Il giardino di limoni potrebbe essere visto come un film sulla dignità e sull'orgoglio di chi è oppresso, valori fondamentali sempre più difficili da preservare (ormai a tutte le latitudini) e sempre più complicati da difendere grazie a una giustizia che si muove quasi sempre in direzione univoca (la legge è uguale per tutti, ah!, pernacchia, scorreggia con la mano sotto l'ascella...).
E così capita che sul confine tra Israele e i territori palestinesi, proprio di fianco al giardino di limoni della signora Salma Zidane (Hiam Abbass), madre di un aiuto cuoco e non di un celebre calciatore, venga ad abitare Israel Navon (Doron Tavory), Ministro della Giustizia israeliano. E che Giustizia! La casa del ministro e della moglie Rona (Mira Navon) è difesa dall'esercito e dai Servizi Segreti israeliani che decidono che quel giardino di limoni così vicino alla casa del ministro è troppo pericoloso, potrebbe essere un buon nascondiglio per attentatori e terroristi. Ergo gli alberi di limoni vanno sradicati, poco importa che siano il solo sostegno della mite signora Zidane che appunto non è madre di, vive da sola e lontana dai suoi figli e da qualche tempo ha anche perso il marito. Poco importa che il bel giardino sia ormai l'unica nota di colore di un'esistenza già molto colpita dalla sofferenza.
Però la signora Zidane oltre al suo giardino ha anche un grande orgoglio e una grande grandissima dignità, di quelle che non necessitano di urla e strepiti ma che non possono bastare per evitare di dover versare qualche lacrima tanto contenuta quanto dolorosa. Così, con l'aiuto del giovane avvocato Ali Suliman (Ziad Daud), Salma avrà la forza di portare avanti la sua battaglia per tutti i gradi di giudizio previsti dalla legge israeliana fino ad arrivare davanti alla Corte Suprema.
Il giardino di limoni è uno di quei film giusti, che ogni tanto bisogna che qualcuno li scriva, che qualcuno li diriga, nei quali qualcuno reciti e che qualcuno se li guardi, perché è giusto così. Non è un film grandioso, non è uno di quelli che ti stupisce, non ti piazza neanche quei gran pugni nello stomaco, è un film di buone interpretazioni (superba la Abbass), mai noioso e che non eccede. E' uno di quei film che però ci ricordano con garbo quanto facciamo schifo, e questo non ce lo dobbiamo dimenticare mai.
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