Chi fosse curioso di capire come funziona un ecosistema può provare a costruire un giardino in bottiglia: in un grande contenitore di vetro ermeticamente chiuso potrà coltivare delle piantine che – purché raggiunte dalla luce del sole – non hanno bisogno di essere innaffiate o concimate. Il giardino in bottiglia (o Terrarium) e’ un ambiente chiuso e aiuta a capire come funziona un ecosistema, specialmente ai piu’ piccoli. Infatti, all’interno delle pareti di un terrarium si possono osservare diversi processi, dalla fotosintesi alla respirazione e il ciclo dell’acqua: l’acqua viene costantemente reciclata, passando dallo stato liquido a quello gassoso e viceversa: l’umidita’ presente nell’aria si condensa sui vetri del contenitore e ritorna quindi al suolo per esere poi assorbita dalle radici delle piante.
La storia.
La tecnica di coltivazione in ambienti chiusi ha una interessante storia che risale alla metà del 1800. Un botanico inglese, di nome Nathaniel B. Ward, mise a punto un sistema che consentiva alle piante, trasportate sulle navi di ritorno dalle Indie o dalle Americhe, di sopravvivere al lungo viaggio, reso ancor più difficoltoso dalla scarsità di acqua dolce e dall’ambiente salmastro». All’epoca, infatti, su ogni nave che si recava in continenti lontani viaggiava quasi sempre un botanico col preciso scopo d’intraprendere studi e scoperte sulle specie originarie di quei luoghi: tra i suoi compiti, il più difficile consisteva nel far giungere le sue protette sane e salve alla meta. Dopo accurate ricerche il dottor Ward riuscì a creare un curioso tipo di mini-serra, simile ad una scatola di vetro – tuttora conosciuta come “cassa di Ward” – dove le piante sopravvivevano senza problemi. I materiali utilizzati, infatti, allora come oggi, consentono di ricreare all’interno del contenitore il “ciclo della pioggia”, grazie al quale le piante possono vivere, autonomamente, per lunghi periodi al chiuso. Vediamo come si compie questo fenomeno e cosa occorre per realizzare un piccolo giardino in bottiglia. «Le piante coltivate in ambienti chiusi, con quello che potremmo definire “il metodo Ward, assorbono l’umidità dal terreno. I pori presenti sulle foglie rilasciano lentamente quest’umidità nel contenitore; l’umidità va a depositarsi sulle pareti di vetro della bottiglia, o del barattolo, e trasformandosi in condensa ricade sulle piante, dissetandole nuovamente».
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La realizzazione.
Ecco la lista di quello che vi serve:
* un grosso vaso di vetro trasparente con l’imboccatura abbastanza larga tanto da poterci infilare una mano ( evitate quelli in vetro verde scuro che assorbono troppa luce)
* un tappo di sughero per poter ermeticamente chiudere il vaso
* della carbonella oppure dell’argilla espansa
* della ghiaia o del brecciolino lavati
* dell terriccio concimato di ottima qualità preferibilmente sterilizzato ed esente da semi di infestanti
* piantine piccoline adatte a temperature umide e calde del tipo piccole felci, edere variegate a foglia minuscola, violette africane, fittonie ecc
* un imbuto fatto in casa con un cartoncino
* uno spruzzatore o una pompetta con un tubicino o una siringa grande.
Il primo strato dovrà essere costituito da materiale drenante: argilla espansa, piccoli sassi, anche colorati ( vetro, conchiglie); inserite quindi del carbone vegetale sminuzzato, il quale diventa un vero e proprio filtro vegetale che contrasta la formazione di muffe e, in ambiente chiuso, libera acido carbonico, che è un potente concime. Ultimo e importantissimo elemento è il terriccio (meglio se si tratta di torba bionda che non produce marcescenza). Terminate le operazioni, procedete al trapianto.
Le piantine s’inseriscono nella bottiglia a radice nuda, quindi occorre liberarle del “pane” di terra, avvolgerle in un foglio di plastica sufficientemente rigido (arrotolato a tubo e inumidito all’interno per favorire lo scorrimento delle piante) e spingerle con un bastoncino – delicatamente – fino allo strato di terriccio. Poi, si collocano nella posizione preferita. Infine, annaffiate con attenzione le piante con uno spruzzino e tappate il contenitore. La sua collocazione sarà rigorosamente in appartamento, in un ambiente ben illuminato ma mai a diretto contatto con la luce del sole.
Il controllo.
Per i primi giorni dovremo tenere sotto controllo la nostra bottiglia. Se vediamo che si forma tantissimo vapore sul vetro e non riusciamo più a vedere le piantine vuol dire che abbiamo innaffiato troppo. Lasciamo aperta allora la bottiglia per mezza giornata, richiudiamo e vediamo se la situazione è migliorata. Diciamo che la bottiglia è “tarata” quando vediamo delle goccioline sull’interno dei vetri ma non una nebbia.
La manutenzione.
A questo bisogna dare una vigorosa potata quando le piantine crescono troppo ed eliminare le foglie o i fiorellini secchi. Quando ci accorgiamo che il terreno si è seccato troppo, provvederemo a spruzzare dentro un altro poco di acqua con qualche goccia di concime liquido universale e tenere sotto controllo l’umidità per i primi giorni prima di richiudere ermeticamente per un altro bel po’ di tempo.
http://saluki.it/garden/bottiglia.htm
http://www.oekoleo.de/index.php?article_id=320
http://www.biodiversitaet2010.ch/it/wissen/definition.html