Carissimo Mario Cervi,
sono nato il 17 marzo 1963.
Sono diversamente abile (con paralisi agli arti inferiori e agli sfinteri) dalla nascita.
L’esperienza che ne è derivata mi ha portato a considerare, inizialmente, questo mio stato un problema con cui sarei stato costretto, per sempre, a convivere e, convivendocu, mi avrebbe portato, spesso, ad autocommiserarmi.
Mi ha portato a non vederne, da piccolo, che i lati negativi: sedia a rotelle, stampelle (che consideravo una vergogna a motivo del dito puntato dai bambini più piccoli verso di me, ieri e oggi), non poter fare ciò che altri potevano quando e quanto volevano.
Ma l’esperienza che ne è derivata, a posteriori, mi ha portato a vederne anche i lati positivi: le mie diverse abilità possono essere risorse da porre a servizio dei più bisognosi, ricchezze da condividere con tutti.
Mi ha portato a intravedere le diverse abilità, apparentemente nascoste nelle mie disabilità: non posso camminare con le mie gambe, ma posso farlo con la mia mente, il mio Cuore e la mia Anima.
Sono più sensibile verso chi vive situazioni di disagio peggiori.
Altri lati positivi, nella mia vita, sono stati l’Inserimento Terapeutico nella Biblioteca Comunale della mia città e la possibilità, per un periodo di tempo, di guidare un’auto apposita.
Luca Lapi
Caro Luca Lapi (mi dai del tu e lo ricambio volentieri), mi spiace che altre tue lettere non abbiano avuto - come mi fai sapere - pubblicazione.
Mi spiace soprattutto perché quanto scrivi è una lezione per tutti noi che - anche per validissimi motivi - ci lamentiamo del mondo in cui viviamo, delle sue ingiustizie, degli affanni che ci infligge.
La corrispondenza che mi capita di vedere assume, negli ultimi tempi, toni sempre più angosciati e infuriati. Non voglio in nessun modo negare i guai che l’Italia e gli italiani devono sopportare e non mi sfiora nemmeno l’idea che le proteste debbano essere silenziate.
Però il messaggio di resistenza, di pazienza, di speranza che tu ci mandi merita una riflessione.
Sei tormentato da tanti condizionamenti, ma non per questo rinunci alla voglia di renderti utile e di aiutare chi è ancora più sfortunato di te.
Hai coraggio e ci dai coraggio.
Costringendoci ad ammettere che il nostro continuo lamento per le avversità della vita può, se si pensa alla tua sorte, apparire eccessivo.
Matteo Renzi sembra, a chi non lo ha in simpatia, un flagello biblico.
Ma rendiamocene conto, c’è di peggio.
Mario Cervi