E viene il giorno, tra mille giorni uguali, ricacciate le lacrime e i dissensi, compiaciuti gli errori d’altri, riverito passi non miei, spianato pieghe di stoffe d’abiti di mendicanti, corretto bozze di racconti mai detti, infilato calzoni su gambe bianche d’incapaci principi, rammendato calzini spaiati, curato ferite sanguinanti, mescolato il sangue con il mio, infetto di malattie d’altri posate su di me.
E viene il giorno delle spalle curve, del disagio sul cuore, la stanchezza piena, il viso rigato di rughe inferte, il buio intorno, la testa china, l’assenso sempre accetto, la benedizione delle felicità altrui, i piatti cucinati poi freddati, la mano tesa a sorreggere i salti errati, gli occhi chiusi a benedire gli orrori, mai un no uscito dalle labbra cucite, mai un accenno di rabbia, la verità nascosta, il senso detratto, il sì sempre teso, l’accettare del dire e del pensare, le mani giunte, una preghiera spezzata, la voce strozzata nella gola stanca dell’approvazione della vita di altri.
I conti non tornano mai.
E viene il giorno del no.
Chiara
Il giorno della spalle tese,