La musica di Wagner risuona tetra ed evocativa mentre immagini spettrali affollano la mia mente inquieta e sgomenta. Corpi esanimi, scheletri viventi, sembrano sfilare silenziosi e mesti tra i resti fumanti di forni crematori, grovigli di filo spinato, una sensazione di morte enfatizzata da questi suoni pomposamente colmi di retorica e capaci di eccitare le masse, l’armento da trascinare in un olocausto purificatore, nell’idea di redenzione che animava il compositore e saggista tedesco.
Adolf HITLER (1889-1945)
Hitler ne è soggiogato e s’inebria nella folle convinzione di una superiorità della razza ariana, del popolo tedesco che non può essere contaminato dal sangue degli ebrei. L’ideologia, il misticismo religioso, secoli e secoli di persecuzione verso i giudei deicidi, esplodono in una pazzia collettiva che farà proseliti in tutta Europa. Il primo a scrivere un saggio ferocemente antirazzista fu il conte francese Joseph Arthur de Gobineau, mentre il primo a coniare il termine di antisemitismo fu l’agitatore tedesco Wilhelm Marr. Così l’idea della razza pura sconvolse l’Europa ed il mondo intero e sembra quasi di sentire ancora l’odore del gas e dei forni crematori evocando i sei milioni di vittime che il terzo Reich fece ai danni degli ebrei.
Durante la notte tra il 9 ed il 10 Novembre 1938 in Germania, Austria e Cecoslovacchia cominciò, ad opera dei nazisti, un’opera di devastazione sistematica che sarebbe sfociata nel sacrificio supremo. In questa prima incursione, gli ebrei subirono danni incalcolabili: più di 7.000 negozi distrutti, decine e decine di templi e sinagoghe date alle fiamme, centinaia di morti e circa 30.000 ebrei deportati nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen.
Fu la “Notte dei cristalli”, termine usato ironicamente dai nazisti per ricordare le innumerevoli vetrine rotte e l’assurda richiesta di far rimborsare agli ebrei il controvalore economico dei danni subiti. Comincia così la “Shoah” che indica il genocidio di un intero popolo ed il termine è molto più appropriato di “olocausto” avendo quest’ultimo un significato vagamente religioso che potrebbe far pensare all’espiazione di una colpa mai commessa.
Ma la notte dei cristalli non fu esattamente l’inizio della persecuzione. Se ne ebbe sentore fin dal 1933 e dal 1935 con le “leggi razziali di Norimberga” e si protrasse fino al 27 Gennaio del 1945, quando le truppe sovietiche dell’Armata rossa, marciando verso Berlino, s’imbatterono nella tristemente famosa Auschwitz, scoprendo il campo di concentramento dove i poveri esseri, scampati al massacro, furono finalmente liberati.
Il 27 gennaio è così diventato il giorno della memoria e lo si commemora sia per un doveroso ricordo di tante vittime innocenti, sia per evitare che casi simili si possano orribilmente ripetere in futuro. Ma perché la celebrazione non resti vuota retorica, dovremmo capire il motivo di tanta ferocia che colpì, oltre gli ebrei, gli zingari, i prigionieri politici, i testimoni di Geova, i partigiani, gli omosessuali, i portatori di handicap e per finire anche una parte del clero ma solo quando papa Pio XI prese finalmente posizione contro la Germania nazista con l’enciclica “Mit Brennender Sorge” (con viva preoccupazione).
L’accusa che inizialmente fu lanciata contro gli ebrei fu quella di deicidio e certamente bisogna ascrivere alla Chiesa cattolica la responsabilità di questa calunnia. Il potere temporale del papato usò per secoli questa motivazione a scopo punitivo nei confronti di questo popolo che si sarebbe macchiato dell’uccisione di Cristo e spinse il suo furore mistico fino ad introdurre misure restrittive anche riguardo la libertà personale degli ebrei, con la creazione dei ghetti dove questi venivano relegati e con la pratica della conversione forzata effettuata a mezzo dell’Inquisizione.
Il Pontefice PAOLO IV (1555-1559)
Era talmente diffusa la pratica di emarginazione degli ebrei, che non c’è da meravigliarsi nel leggere la bolla con cui Paolo IV avallò, il 15 Luglio 1555, la creazione dei ghetti spiegando con queste parole la necessità delle misure antiebraiche:
Poiché è oltremodo assurdo e disdicevole che gli ebrei, che sono condannati per propria colpa alla schiavitù eterna, possano, con la scusa di esser protetti dall’amore cristiano e tollerati nella loro coabitazione in mezzo ai cristiani, mostrare tale ingratitudine verso di questi, da rendere loro ingiuria in cambio della misericordia ricevuta, e da pretendere di dominarli invece di servirli come debbano; Noi, avendo appreso che nella nostra alma Urbe e in altre città e paesi e terre sottoposte alla Sacra Romana Chiesa, l’insolenza di questi ebrei è giunta a tal punto che si arrogano non solo di vivere in mezzo ai cristiani, ma anche in prossimità delle chiese senza alcuna distinzione nel vestire, e che anzi prendono in affitto case in vie e piazze principali, acquistano e posseggono immobili, assumono balie e donne di casa e altra servitù cristiana, e commettono altri misfatti a vergogna e disprezzo del nome cristiano [...]
Il documento continua su questo tono e pensate quanti danni ha potuto produrre un atteggiamento del genere nell’opinione pubblica mondiale. Queste accuse furono mosse per secoli nei confronti dei Giudei e rimosse soltanto alla fine del XX secolo quando la Chiesa Cattolica, ad opera di papa Roncalli, iniziò ad assumere un atteggiamento di apertura verso gli altri credo religiosi. Il Concilio ecumenico Vaticano II (ottobre 1965) finalmente abolì con il decreto “Nostra Aetate“ la definizione di Ebrei deicidi.
Il Pontefice GIOVANNI XXIII (1958-1963)
E a questo punto non posso non citare quel grande giornalista, ormai scomparso, che gratificò la mia giovinezza con scritti sempre ricchi di nozioni altamente formative per il ragazzo che ero allora. Parlo di Augusto Guerriero che scriveva anche sulla rivista “Epoca” degli anni ‘60 con lo pseudonimo di Ricciardetto e che ha scritto un libro ormai introvabile ma di cui io custodisco gelosamente una copia. Il libro si chiama “Quaesivi et non inveni” e fa riferimento proprio all’accusa ingiusta mossa agli ebrei cercando inutilmente la prova della loro colpevolezza. Ecco due piccoli passi estrapolati dall’interessantissimo saggio:
“La favola nefasta del deicidio. Nel merito, bisogna proclamare alto e forte che è «assurdo», che è «stupido», che è un insulto all’umana intelligenza chiamare deicida il popolo ebraico”.
“Gesù e gli ebrei. L’accusa iniqua è stata sepolta. Ma – mi duole dirlo – credo che l’antisemitismo continuerà. […] Sono radici profonde, che non si svellono in un giorno. La predicazione della Chiesa fu efficacissima quando insegnava ad odiare l’ebreo. Sarà meno efficace ora che cercherà di insegnare ad amarlo. Perché allora secondava i bassi istinti dell’uomo. Da ora innanzi li contrasterà”.
E così continua fino all’assoluzione completa dell’accusa di deicidio nei confronti del popolo ebraico.
Ma c’è un alto fattore scatenante che può aver indotto una mente contorta come quella di Hitler a compiere tali atrocità. Egli predicava la superiorità della razza ariana incarnata dal popolo tedesco, su tutte le altre. Per raggiungere questo scopo, decise l’annientamento delle razze inferiori, che avevano contaminato la purezza germanica. Da quali insegnamenti gli derivavano queste sue intime convinzioni? Qualcuno si spinge a pensare che fece sua la “teoria del superuomo” di Nietzsche, che non poteva aver conosciuto personalmente perché il filosofo impazziva proprio durante gli anni in cui il dittatore nasceva.
Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900)
Ma gli insegnamenti di Nietzsche aleggiavano in quell’aria contaminata dalla follia e furono certamente male interpretati. La sorella di Nietzsche aveva raccolto in un volume dal titolo “Volontà di potenza” tutti gli appunti del fratello e sicuramente ebbe contatti sia con Hitler, che fu suo ospite a Weimar, che con Mussolini anche se in forma epistolare. In qualche modo Hitler dovette essere influenzato dal filosofo e dalla musica di Wagner che Nietzsche aveva molto frequentato. Nietzsche era molto addentro agli studi biologici e dalla teoria evoluzionistica di Darwin; aveva appreso come la natura sia selettiva favorendo la sopravvivenza del più forte. Inoltre pensava che, se tutte le forme inferiori si erano evolute migliorandosi fino all’uomo, anche l’uomo avrebbe dovuto migliorarsi fino alla qualifica di superuomo. Quello che ne derivava, contro le stesse intenzioni del filosofo, era che se fosse esistita una razza di superuomini, ci sarebbe dovuta essere pure una razza di sottouomini che, appunto, Hitler identificò con gli Ebrei. Il resto è storia. Ed è la storia più drammatica del ventesimo secolo. Faremmo però un grande torto ad uno dei filosofi più importanti della Storia se ascrivessimo a Nietzsche la colpa dei nefasti avvenimenti di cui trattiamo. Egli, infatti, si schierò apertamente contro l’amico di un tempo, il grande musicista Wagner accusandolo di decadentismo e condannando i suoi istinti nichilisti, la fatica, la morte come venivano glorificati dal Maestro. Niezsche amava il flauto, la musica dionisiaca e non poteva accettare l’ideale wagneriano secondo il quale la musica non sarebbe un punto di arrivo, ma un mezzo per esaltare il suo fervore mistico e l’antisemitismo sfrenato, dal quale Nietzsche, nonostante si pensi il contrario, era indenne. Certo entrare nella mente di uomini che hanno fatto la Storia è cosa ardua e difficile, soprattutto in questo caso che resterà scolpito nella mente di tutta l’umanità per l’orrore e lo sgomento che ha suscitato.
Il Giorno della memoria si celebra oltre che in Italia, nella stessa Germania, in Gran Bretagna e in tutti i paesi dell’Onu in omaggio alle vittime di una persecuzione assurda e incredibilmente feroce. L’episodio è considerato una catastrofe di tali dimensioni da scuotere le coscienze degli abitanti di tutto il mondo e va costantemente ricordata ad impedire che episodi analoghi si verifichino in futuro.
E proprio conseguentemente all’orrore che la Shoah ha suscitato nel mondo, nel 1948 è stata promulgata da parte delle Nazioni Unite la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” che qui possiamo sintetizzare citando il suo primo articolo che deve rimanere come segno inconfutabile dell’eguaglianza di tutti i cittadini del mondo:
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”
Molti saggi ed opere letterarie sono stati scritti intorno alla Shoah e io non posso certo esimermi a questo punto di ricordare Primo Levi che ha contribuito a tratteggiare con grande maestria le brutture di questo nefasto periodo storico. “Se capire è impossibile, conoscere è necessario” egli ha scritto, sintetizzando così l’enorme difficoltà che si prova nell’accettare che tutto ciò sia veramente accaduto.
Onore a lui ed a tutte le vittime dell’umana follia.
Primo LEVI (1919-1987)