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Il Giorno Dopo

Creato il 26 giugno 2011 da Elgraeco @HellGraeco
Il Giorno Dopo

L’apocalisse e la sopravvivenza, cavarsela nel mondo che rimane dopo, sono temi sentiti, su questo blog. Tanto da spingermi a guardare e riguardare decine di film sull’argomento, senza timore di essere sopraffatto dalla noia.
E così ho visto Eaters, film d’italico orgoglio (cit.*) messo su coi soldi di Uwe Boll.
Stavo per scriverne la recensione, ma ho cambiato idea. Facile sparare a zero, fin troppo.
Questo mutamento d’intenzione è figlio dei mesi passati tra infetti e pandemie gialle e delle riflessioni degli ultimi giorni. Ma, soprattutto, della fantasia.
Ok, ho sfornato un libro, lo sapete. Che sia bello, brutto, ben scritto o scritto da cani, in questo frangente, non importa.
Molte persone mi hanno detto che si sono divertite, leggendolo. Io più di tutti, mentre lo scrivevo.
La fantasia è immaginare, puro come un bimbo, che un domani da esso, dal mio libro, si possa trarre un film. Ribadisco, è solo un sogno. Per una volta, non me lo sciupate e lasciatemi fantasticare in pace.
E siamo sinceri, chi non l’ha mai fatto, questo pensiero?
Eaters e Girlfriend from Hell, e allargo il tiro a tutto il Survival Blog e la Pandemia Gialla, cosa sono in realtà?
La stessa medaglia. La stessa faccia.
Perché Eaters, road movie con zombie, se proprio vogliamo usare una qualunque classificazione, può essere una delle nostre storie. Una qualunque. E questa cosa fa riflettere.

Il Giorno Dopo

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Affermazione assoluta, la mia, che implica tutta una serie di eccezioni, non ultima la qualità della realizzazione e un robusto editing. Però è così.
Il punto debole di Eaters non è tanto la storia, che pecca a dire il vero del voler volare troppo alto, ficcandoci dentro di tutto, in sole quarantotto ore di finzione: dai neo-nazisti capeggiati da un nano con baffetti alla Hitler, all’immunità all’infezione, alla nuova speranza per il genere umano.
Non è la storia, dicevo, perché i totalitarismi, i gruppi religiosi deviati dediti al cannibalismo, i superstiti recanti nel proprio sangue l’anticorpo o il fattore genetico essenziale alla sopravvivenza sono temi cari, che tutti noi, e mi riferisco a noi che abbiamo scritto e sceneggiato la Pandemia Gialla, abbiamo utilizzato. È, piuttosto, come la storia è stata ritratta, ovvero concepita e interpretata; pescando a piene mani da Il Giorno degli Zombi, sorvolando brevemente sul ciclo di 28 Giorni Dopo, con tanto di richiamo nell’occhio che si annerisce dopo l’assunzione del vaccino/virus, passando infine per I Figli degli Uomini. Strano e complicato miscuglio in cui, all’infertilità femminile generalizzata corrisponde la resurrezione dei morti.
Seicento milioni di morti al giorno, come detto dagli anchormen delle tv, eppure decine di giornalisti che continuano imperterriti ad effettuare collegamenti, stile Avetrana, narrando la fine dei tempi. Un paradosso che sa di attualità.

Il Giorno Dopo

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Ora, già una buona dose di confusione la dà il leggere i labiali. Vedere un film che si dipana tra apocalissi e zombie e fine del mondo e vedere gli attori che parlano in italiano è dirompente, una netta cesura con le decine di anni di film doppiati su un inglese strano, a volte costituito di soli numeri, al posto di battute non recitate, quando il cinema di faceva davvero a CineCittà.
Poi i sogni di gloria, innocui e perversi, che mi portano a immaginare le scene che ho scritto, nella mia mente bellissime e solenni, ma che possono diventare pesanti e orribili, davvero.
E cominciano gli interrogativi, i soliti e universali come in ogni film sulla sopravvivenza che si rispetti. E la consapevolezza che anche il libro più bello può diventare osceno, se percepito in un certo modo.
Non esiste una società tranquilla, che si assesta su nuovi equilibri, per quanto ridotti e insignificanti, non nella mente di certi che intendono il cinema come spettacolo; cosa che implica gran botti, trame evanescenti che si perdono dietro orridi cliché.
E allora mi domando perché il gruppo di cattivi deve perder tempo e risorse inscenando stolidi passatempi a base di umani e zombie che combattono tra loro?
Perché tentare disperatamente di trovare una cura se non ci sono più pazienti da salvare?
E, in definitiva, perché tentare di fare un film hollywoodiano in tutto, persino nelle battute da macho se, per una volta, si è riusciti a organizzare qualcosa con sangue italiano?
Perché non distinguersi, anziché mimetizzarsi?

Il Giorno Dopo

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E subentrano le paure, non più i sogni. La coscienza che la storia che ho scritto piace. E, attenzione, non parlo di stile e di crociate sulla scrittura, ma di scene che restano nella mente, almeno per chi apprezza certe cose. Altri lo troveranno una schifezza, ed è giusto così.
Ma il punto è che, ci siamo, il mio, il nostro sogno, a veder bene le cose, non sembra poi così irrealizzabile, se si è riusciti a convincere Uwe Boll a cacciar fuori i soldi e a fare Eaters.
La percezione è consapevolezza. Quella che mi ha fatto vedere questo film e mi ha fatto capire di aver visto un Survival Blog radicalizzato, fatto con pochi soldi e tante idee mescolate alle bene e meglio.
Un risultato che, a essere onesti, non mi renderebbe orgoglioso. Eppure, la storia è quella, c’è poco da fare. Rileggetevi il SB, i diversi autori, ed è quello che ci troverete, pur se in dosaggi diversi e con tutte le mille sfaccettature che, a parità di temi trattati, caratterizzano il prodotto finale: quello che si chiama stile, diverso per ciascun autore. La nostra storia, che è anche la storia di Romero e di Boyle e di tutti gli altri che si sono cimentati e si cimenteranno con le apocalissi.
Sulla carta sembrano perfette, come doveva sembrare anche questa.
Poi arrivano le immagini e gli attori che parlano strano.
E tutto ciò che resta è un tizio pelato, barbuto, che ammazza un prete con un fucile a pompa sostenendo di essere un esperto di estreme unzioni. Un po’ come Hell che ammazza un giallo con un iPad.
Si ride. Parecchio. In entrambi i casi
E torno a sognare di Hell e Zooey, di un film perfetto (nella mia testa e in quella dei lettori) che, forse, non vedrà mai la luce. O che se la vedesse, farebbe schifo.
A volte è meglio così. Meglio restare al buio. O sulla carta. Ad affrontare i lettori e le forche caudine che ne sono diretta conseguenza.

* Il Giorno degli Zombi

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