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Devo confessare di aver riletto e riguardato questa graphic novel un paio di volte, perché a una prima lettura non avevo capito molto della storia, confondevo i personaggi, i nomi e i volti. Insomma, mi ha fatto l'effetto "film giapponese", in cui non riconosco gli attori, sovrappongo i personaggi e quindi alla fine non riesco a seguire il plot narrativo.
A questo punto le ipotesi sono tre:
- la mia capacità di osservazione è inesistente, soprattutto quando è il dettaglio a determinare le differenze (del resto non ero granché con la Settimana enigmistica;
- l'obiettivo dell'autore è proprio quello di sovrapporre i personaggi, i sentimenti, le scelte di vita spiazzando il lettore;
- c'è effettivamente qualche leggerezza narrativa e qualche buco/errore di sceneggiatura che rende il tutto non proprio scorrevole.
O forse la spiegazione è la somma delle tre ipotesi appena fatte.
Il risultato è che mi è stato praticamente impossibile condividere con i personaggi il pathos che il momento in cui nella vita si è chiamati a scegliere, a prendere una direzione piuttosto che un'altra determina (il titolo originale è infatti Second thoughts).
La storia è solo apparentemente semplice. I protagonisti sono Jess, una scrittrice in cerca di ispirazione per un romanzo e in crisi con la sua compagna Chloe, e John (o Andrew???), fotografo freelance innamorato di Sofia ma determinato a lasciarla.
I due si incontrano fugacemente nell'aeroporto di Stansted, mentre Jess aspetta l'aereo da New York su cui ci dovrebbe essere Chloe e John aspetta di imbarcarsi sullo stesso aereo, alla fine cancellato.
In realtà le loro vite si intrecciano e sovrappongono inconsapevolmente molto più di quanto loro stessi non immaginino, per effetto della condivisione di luoghi, situazioni, emozioni e momenti, sebbene prenderanno infine direzioni completamente diverse.
Che dire? Mi è piaciuto molto lo stile di Asker: le tavole con le soggettive di Jess che mette lo smalto ai piedi o si prepara un thè, quelle che ricostruiscono il passato mediante una sequenze di scatti di Polaroid, le tavole che rappresentano gli sguardi quasi sovrapposti dei due protagonisti o la loro condivisione emotiva (ma inconsapevole) degli eventi, le tavole piene di inchiostro nero.
Alla fine però non sono riuscita ad apprezzare completamente l'insieme, perché in una graphic novel mi aspetto che disegni, storia e contenuti emotivi trovino un'armonia che qui ho fatto fatica a riconoscere.
Ciò detto, l'esperimento è interessante e non mi meraviglia che il lavoro di Asker abbia vinto il Kolla illustrations award in patria.
Voto: 3/5
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