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- Scritto da Sara Barbieri
- Categoria principale: Le nostre recensioni
- Pubblicato: 30 Novembre -0001
Come un raggio di sole in un pomeriggio uggioso: Il giovane favoloso di Mario Martone illumina il panorama cinematografico nazionale. L'Italia (ri)alza la testa e si confronta, con un respiro intimista e universale al tempo stesso, con la figura tormentata di un artista troppo spesso inquadrato secondo un modello strettamente scolastico che approfondisce solo gli aspetti più tradizionali. Il Giacomo Leopardi messo in scena da Martone è il protagonista di un ritratto impressionista in cui le singole scene scorrono l'una nell'altra, senza l'ossessiva preoccupazione di intraprendere un percorso in cui gli eventi narrati debbano obbedire ad una rigida consequenzialità.
Il flusso di emozioni si concentra sulla giovinezza del poeta a Recanati, segnata dalla ingombrante presenza di un padre legato a rigide convenzioni religiose e morali, sul forte rapporto con lo scrittore Pietro Giordani, sui viaggi a Firenze e a Napoli, quando ormai le precarie condizioni di salute condizionavano sempre più la vita del grande artista. Lontano dai canoni precostituiti del biopic agiografico, Il giovane favoloso affascina, coinvolge ed emoziona soprattutto quando si concentra sull'insofferenza di un protagonista costantemente imbrigliato in una realtà che amplifica le sue fragilità. Salute precaria causata da immobilità, disturbi mentali e una rara forma di tubercolosi ossea segnarono profondamente l'esistenza di Leopardi ma, come suggerisce Martone, non gli impedirono di manifestare un appassionato desiderio di comporre poesia, di esprimere una forma d'arte che andasse al di là dei pregiudizi, delle menomazioni, delle imposizioni familiari.
Elio Germano è straordinario nel restituire un frammento significativo del percorso esistenziale di un uomo segnato da un pessimismo che lascia spazio ad amore, entusiasmo, fuoco, vita, alla ricerca di una realizzazione di se stessi. In un'atmosfera onirica e avvolgente, le sequenze di alto livello non mancano. E il finale, in cui scorrono i versi della lirica La ginestra, non si dimentica.
Voto: 3/4
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