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“Non vai da nessuna parte.”“Da nessuna parte è piena di geni, perché è lì che andrò.”
L’avventura del giovane eroe John Lennon comincia quasi come quella di Spider-Man, con la perdita dell’amato zio per una sfortunata circostanza, ma quello mostratoci da “Nowhere Boy” non è un Lennon eroico. Lontano dal peace & love, lontano dalla conversione Yoko Ono, lontano da “Imagine”, lontano dall’essere ancora un grande autore di pop songs, John è solo John, un ragazzino un po’ bulletto, “cocky” potremmo definirlo con un termine prettamente british, al punto da ricordare persino il divertente ma anche un po' scemo protagonista della serie tv “Misfits” (sempre a proposito di supereroi sui generis).
Alla morte dello zio compagno di bevute, John rimane solo con la sua rigida zia prima di andare a conoscere la sua vera mamma. Il film è incentrato soprattutto sul tormentato rapporto tra Lennon e la “Mother”, interpretata da una magnetica Anne-Marie Duff (attrice da tenere d’occhio) la donna che lo inizierà alle gioie e ai piaceri della vita rock’n’roll. Prima di conoscere lei, almeno stando a quanto apprendiamo da questo biopic ispirato alle memorie della sorellastra Julia Baird, John non era infatti particolarmente interessato alla musica. La madre però gli fa vedere Elvis Presley, gli mostra che il rock significa libertà da una vita già scritta per noi da qualcun altro ed è lì che a John viene in mente di mettere su una band.All’inizio si chiamano Quarrymen e John sul palco ha una grande carica ma non sono un granché, almeno fino a che al gruppo non si unisce anche un certo Paul e poi un certo George (Ringo arriverà solo più in là). Che Paul McCartney tra l’altro è uno sfigatino interpretato dal bambino di “Love Actually”, ma non ho nulla da obiettare visto che è sempre stato il Beatle che mi è piaciuto meno.
Se l’atmosfera fine anni Cinquanta affascina e la parte del rapporto con la madre funziona bene, ed è in fondo questo il nodo centrale del film, la nascita della band più popolare di tutti i tempi rimane un po’ sullo sfondo e non entusiasma come ci si aspetterebbe e come invece accade in molti altri film musicali. Per questo aspetto devo quindi dire che la pellicola è leggermente deludente, sebbene il concentrarsi su altri elementi della storia sia un aspetto di certo voluto, in quello che è più vicino all’essere una sorta di “An Education” al maschile piuttosto che una vera biografia musicale.Il John Lennon interpretato dal promettente Aaron Johnson (visto anche in “Kick-Ass” e in “Gli ostacoli del cuore” accanto alla Carey Mulligan proprio di “An Education”) è quindi un ragazzo come tanti, in cui si intravedono a malapena i semi del genio nascosti dietro a una facciata da sbruffoncello inglese alla Noel Gallagher. Vedendolo è difficile immaginare che quello sarebbe diventato l’autore di “Across the universe” e “Imagine” e vedendo gli altri membri dei futuri Beatles è ancora più difficile credere che quello sarebbe diventato il gruppo di maggior successo nella storia della musica, ma ciò che (più o meno volontariamente) questo film fa è smitizzare dei miti e suggerirci che anche i geni e gli eroi della nostra vita da giovani sono stati perlopiù come noi: semplici ragazzini.(voto 6,5)
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COMMENTI (1)
Inviato il 14 gennaio a 14:01
Qualsiasi iniziativa della grande artista (e vedova di John lennon) èmeritoria di plauso. Yoko Ono è la più grande artista donna mai esistita al mondo.